Emile Benveniste, linguista dei primi del ‘900, nei suoi Problemi di linguistica generale scrive: «non è stato possibile dimostrare che vi siano animali che possiedono un modo di esprimersi che abbia i caratteri e le funzioni del linguaggio umano […] Tutto induce a credere che le api possano comunicare fra loro. La prodigiosa organizzazione delle loro colonie, la differenziazione e la coordinazione delle attività, la capacità di reagire collettivamente a situazioni impreviste, fanno supporre che siano capaci di scambiarsi veri e propri messaggi»
Le api hanno uno dei metodi di comunicazione più affascinanti e studiati, un linguaggio finissimo che il linguista Benveniste fu tra i primi a studiare, in relazione alle sue ricerche sull’organizzazione e la formazione della lingua nei suoi fondamenti più teorici.
È proprio questo background di studio che ho trascorso tra le pagine della linguistica generale ad avermi colpito nella piccola ultima uscita illustrata per Albe edizioni: La danza delle api di Fran Nunos e Zuzanna Celej.
L’illustratrice è la stessa che illustrato la storia di Hachiko e che ci catapulta nuovamente in Giappone, raccontandoci attraverso le parole dello scrittore spagnolo Fran Nunos la bellezza e il fascino di questo linguaggio danzato delle api che lega in modo indissolubile una nonna alla propria nipotina.
«Mia nonna era affascinata dalle api. Poteva trascorrere ore e ore a osservarle. Un’estate la accompagnai nelle sue passeggiate per la campagne r mi raccontò la sorprendente vita di questi insetti meravigliosi. Fu allora che scoprii la danza delle api»
Le illustrazioni della Celej mescolano collage e fini lavori cartotecnici, che ricordano le scuole orientali, a delicati acquarelli che ritraggono prati, api, boschi e questa nonna e questa bambina in abiti tradizionali. La gentilezza e l’accostamento dei petali riprodotto nella sovrapposizione delle carte trasmette l’impressione di un movimento e di una prospettiva che sfonda la bidimensionalità della pagina.
Nonna e nipote passeggiano e la nonna racconta ciò che sa delle api: lo fa con attenzione e precisione, se pure nulla del testo faccia pensare a un testo divulgativo.
I tempi lenti dell’osservazione, quasi della contemplazione prima dei fiori e poi del lago e delle ninfe e poi degli altri fiori e le corolle…
Una passeggiata fatta di sguardi, di silenzio, di ronzii, di profumo…
Non sappiamo cosa è successo dopo quell’estate, sappiamo però che nello stesso posto la bambina tornò moltissimi anni dopo in compagnia di suo figlio, con solo il ricordo di una nonna ormai scomparsa.
«Ormai non rimaneva più traccia [della casa della nonna ndr.] però i ricordi erano più vivi che mai. “Guarda mamma! Cosa sta facendo quell’ape?” “Sta danzando.” “Danzando?!” “Sì, per segnalare alle sue compagne dove si trovano i fiori migliori per la raccolta del nettare e del polline.” “Seguiamola!”.
Ed ecco che proprio un’ape, con il suo ronzio, la sua danza, i suoi cerchi e i suoi ritorni guida la mamma e il figlio in un punto preciso, un mucchietto di pietre sotto cui si ritrova un prezioso libro di poesie.
«“Cara nipote, qui ci sono dodici haiku che scrissi come ricordo della nostra ultima estate assieme. Non ho mai avuto modo di darteli, ma li ho riposti in un luogo segreto, dove ero certa che un giorno gli avresti trovati, grazie alla danza delle api”»
Infatti, ripercorrendo l’albo, li ritroverete tutti e dodici!
Questo album è molto semplice, evocativo, silenzioso e certamente ricorda un momento intimo e di condivisione tra nipote e nonna, un momento in cui le api fanno proprio, con il loro danzare, da legame. I dodici haiku, stampati in verticale in omaggio alla scrittura giapponese, sono accompagnati da timbri che sembrano sigilli orientali.
Non c’è nulla di particolarmente spettacolare o di particolarmente incisivo nei testi poetici o nel racconto, eppure la sensazione di benessere e calma è un aspetto che si percepisce in queste pagine, una piccola coccola.
«Lungo la via / ronzio di api / e i nostri passi»