冬夜说书人 Narratori d’inverno è un albo illustrato che ci porta nel freddo rigido di un mondo lontano, fuori dalle rotte scintillanti delle megalopoli cinesi, per approdare in quegli scampoli contadini che ancora rimangono ai margini dello sviluppo cittadino, luoghi che sembrano fermi a un secolo fa dove ancora abitano tanti bambini e tanti anziani. Potrebbe essere una Cina di tanti anni fa, ma potrebbe essere anche una Cina di questi giorni, sicuramente è un luogo fuori dal tempo.
Nelle società contadine il tempo segue i ritmi meno concitati della natura e d’inverno si ferma, in attesa. In questo tempo immobile ogni cambiamento è un evento.
«“Stanno arrivando i cantastorie! Stanno arrivando i cantastorie!” Salii sul vecchio giuggiolo all’ingresso del villaggio e finalmente vidi i cantastorie che aspettavo da tanto tempo»
Le case assiepate, legate insieme dai muretti a secco, dove le porte spiccano per le insegne benauguranti, sono in silenziosa attesa: le neve copre tutto e rallenta la vita, solo i bambini si muovono qui e là.
Poi d’un tratto un passo ritmato e una strana carovana appare all’improvviso: sette cantastorie ciechi avanzano insieme, portano tamburi, liuti e un volto sorridente.
«erano loro che aspettavamo da tanto tempo»
È festa per le strade, il capo del villaggio li accoglie nella sua casa come ospiti graditi e attesi. Si fa festa e si accolgono artisti, ma soprattutto amici che anno dopo anno tornano a rallegrare le notti di inverno di luoghi fuori dal mondo con la forza delle storie.
La dimensione comunitaria e contadina rallegra questa pagine grazie alle illustrazioni vivide di Wang Zumin: si preparano i giacigli, si accendono le stufe… e quando cala la gelida sera, le luci di casa invitano ad entrare.
I cantastorie sono ed erano artisti professionisti, niente a che vedere con straccioni e mendicanti, tutti sono eleganti, puliti ed ordinati: la cecità non riguarda il senso della musica e dell’arte e come ogni anno il gruppo è pronto a ricreare la magia!
I tamburi catapultano gli ascoltatori tra fragorose battaglie, assedi ed eroi.
Sono giorni di felicità e di gioia: le storie alimentano il fuoco necessario a trascorrere l’inverno incolumi, fino a che, come in ogni fiaba, come sono arrivati i cantastorie se ne vanno.
«I cantastorie venivano guidati uno dopo l’altro da piccoli pali di bambù, formando una piccola squadra, trasportando le loro arpe a tre corde, i tamburi di pelle di mucca e semplici lenzuola, e si allontanavano lentamente…»
I ricordi dell’autore Yu Lu sono espliciti:
«Sono loro i cantastorie delle notti invernali e sono loro che hanno portato calore e sogni nella mia infanzia. Ricordo ancora oggi ciò che mi disse mio padre: anche se non possono vedere, vivono ogni giorno in pace e sono persone con dignità!»
La presenza di queste figure, spesso cieche, in ogni parte del mondo (pensate agli aedi greci!) lega le diverse culture di fronte all’ineffabile: coloro che non vedono il visibile riescono a mettere a fuoco con particolare lucidità l’invisibile.
Le storie ci raggiungono con voci calorose che rimangono nel cuore, come l’evidenza della presenza di una risposta che arriva presso la domanda che pulsa prepotentemente, quando ci sembra di non avere niente di fare: abbiamo bisogno delle storie!
Wang Zumin ha una dote particolare nel ritrarre l’inverno e gli scorsi della campagna cinese, ma anche l’entusiasmo dei bambini e dei cantastorie: sembra di sentire i tamburi suonare!