William Steig fu e rimane una colonna della letteratura dell’infanzia eppure a parte alcune eccezioni, legate per lo più alla fama ricevuta di riflesso dal suo personaggio Shrek, la sua vasta bibliografia dedicata ai ragazzi (più di 30 i titoli pubblicati) latita in Italia, dove, da circa 20 anni, i suoi lavori non vengono pubblicati.
Da un paio d’anni Rizzoli ha ripreso in mano testi e illustrazioni dell’artista statunitense e, rivedendone le traduzioni e in molti casi commissionandole da zero, sta dando alle stampe eleganti volumi cartonati che finalmente rendono onore a storie indimenticabili che aspettano solo di essere ascoltate e ad illustrazioni uniche. Non stupisce infatti che Irene la coraggiosa, che vide la luce in America nel 1986, oggi, nel 2018, sia candidato al premio Andersen come miglior testo di narrativa rivolto ai lettori dai 6 e 9 anni.
In questi giorni poi arriva in Italia un altro testo che finora è rimasto inedito e quindi sconosciuto al pubblico nostrano che merita davvero di essere conosciuto: Amos e Boris.
Quello che colpisce immediatamente della scrittura di William Steig è il suo amore per la narrazione di storie: lontano dai testi succinti e sintetici è come se Steg si sedesse in poltrona e si accingesse, senza fretta, a raccontare, rapito e immerso nelle sue stesse parole. La lingua risulta poetica ed echeggiante, ma nello stesso tempo descrive, sviscera, accompagna, riempie le immagini (che da sole comunque colpiscono per sensibilità, fluidità e originalità dei soggetti) di suoni, movimenti, significati…
«Amos era un topo che abitava vicino all’oceano. Amava il mare e l’odore della brezza marina. Amava il rumore delle onde che si infrangono sulla spiaggia: prima l’esplosione con la schiuma, e poi la risacca, quando l’acqua torna al mare insieme alle pietre».
Il topino immobile e solitario sulla spiaggia, avvolto da un’atmosfera sospesa e pastosa per il silenzio opprimente, restituisce la forza di cui lo sguardo diretto all’orizzonte è carico. Non stupisce dunque che quel richiamo a partire, quel desiderio del mare si concretizzi nella costruzione di una barca di cui ancora una volta conosciamo il contenuto attraverso le parole precise dell’autore: «quando la barca fu pronta, la stipò di formaggio, biscotti, ghiande, miele, germe di grano, due barili d’acqua dolce, una bussola, un sestante, un telescopio, una sega, un martello, chiodi e una scorta di legno per eventuali riparazioni; ago e filo per rammendare le vele strappate; e svariati altri oggetti come bende, tintura di iodio, yo-yo e carte da gioco».
Il 6 settembre la barca salpa in una giornata di cielo bianco e leggere nuvole verdoline. Immersi nell’euforia del viaggio appena incominciato, quello che davvero non ci aspetteremmo, soprattutto poi in un istante catartico di contemplazione, è quello che poi invece accade: Amos «si sdraiò sul ponte della barca a contemplare il cielo immenso e stellato, il minuscolo topo Amos, granello di vita in un vasto universo sentì di essere in armonia con tutto ciò che lo circondava. Sopraffatto dalla bellezza e dal mistero, rotolò sul ponte e cadde in acqua».
Non c’è ironia né grasse risate che accompagnano la disavventura, lo stesso testo che abbiamo appena letto non viene smentito o ridotto a scherno: Amos vive effettivamente un momento di intensa contemplazione e poi cade in acqua. L’autore non ci risparmia l’angoscia dell’essere soli in mezzo al mare, la prospettiva della morte, il dolore… ma poi ecco spuntare una balena, Boris. Da qui in avanti la storia narra la quieta e inaspettata amicizia che lega questi due esseri così diversi tra loro eppure così empaticamente simili. Boris si offrirà di accompagnare Amos per il mondo, ma il topino conscio della lezione «voleva solo tornare sulla terraferma e sperava che la balena fosse così gentile da offrirgli un passaggio fino a casa». Boris lo è e il viaggio verso casa incomincia: un’avventura fatta di litigate, bagni improvvisi, caldo e nuotate, sussurri di desideri segreti e racconti di mondi sconosciuti, ma anche e soprattutto di una schiena tenuta a pelo d’acqua perché Amos potesse sopravvivere.
«In quei giorni, i due animali svilupparono un profondo rispetto l’uno per l’altro. Boris ammirava i modi delicati e premurosi del topo, la voce musicale, l’intelligenza e l’intuito. Amos ammirava la forza della balena, la gentilezza d’animo, la voce profonda e la sconfinata sensibilità». Arrivati alla spiaggia solitaria di Amos, i due amici si salutano emozionati eppure addolorati dalla consapevolezza che probabilmente non si vedranno mai più: Boris tornava alla sua vita di balena, Amos alla sua vita da topo. «“Mi hai salvato la vita. Ricordati che potrai contare sempre su di me!”. In che modo Amos non lo sapeva, ma sapeva che per l’amico avrebbe fatto qualsiasi cosa. […] Boris sorrise e pensò tra sé e sé: “E come potrebbe aiutarmi un topolino? Per essere così piccino, ha proprio un cuore grande». Sarà il tornado Yetta, molti anni dopo, a far reincontrare i due amici: Boris è spiaggiata, agonizzante sulla spiaggia del suo amico Amos. E «Amos guardò Boris con un sguardo pieno di affetto. “Come farà ad aiutarmi?” pensò Boris tra sé e sé. “Lo desidera tanto, ma che cosa potrà mai fare per me questo piccoletto?”». Ma Amos arriva con due elefanti e senza dire niente, o meglio gridando a gran voce istruzioni ai pachidermi, fa quel che era necessario fare: restituire Boris al mare. I due amici si guardarono per l’ultima volta della loro vita, erano tristi, ma grati di avere un amico così.
La storia è coinvolgente, avventurosa e ricca di parole e pensieri profondi sull’amicizia, un mondo quello di Steig dove le promesse hanno un peso, le parole vanno ascoltate, i gesti non sono scontati e i legami durano per sempre. La lingua di Steig ha un sapore intenso fatto di un lessico e di un andamento narrativo non più così comuni per cui va sicuramente un plauso alla traduttrice Mara Pace. Le immagini valorizzate dal formato orizzontale del volume custodiscono una silenziosità dove i gesti spiccano per espressività (guardatevi Amos che fa la sua corsetta su Boris o quando sbadiglia estenuato dalla stanchezza della giornata in mare!) e dove le espressioni emergono palesemente (la sequenza di Boris che pensa sorridente al piccolo Amos, l’angoscia nella tempesta e la desolazione inerme sulla spiaggia è bellissima!).
Un esempio perfetto di prima lettura autonoma che può accompagnare i lettori dal secondo anno di primaria, ma che coinvolgerà con intensità ogni lettore dai 4 anni in su: quando c’è una bella storia, basta solo aver voglia di ascoltarla!
Amos e Boris
William Steig - Mara Pace (traduttrice)
40 pagine
Anno: 2018
Prezzo: 16,00 €
ISBN: 9788817091596