Questo libro potrebbe avere i colori, i profumi e i suoni della poesia di un qualche poeta sudamericano: è un inno alla bellezza, alla bellezza della natura.
Vorrei avere «Le ali dell’oca selvatica il giorno della partenza»
vorrei avere «La foresta di pensieri del cervo quando ascolta il bosco»
vorrei avere «La malinconia del cane se è inverno e fuori nevica»
…
Attraverso le parole curate, pensate, pesate, “calzate” da Giovanna Zoboli, ci troviamo ad entrare nel vivo dello spazio naturale, in una dimensione ancestrale e profondamente vera, quella di chi sa accostarsi rispettosamente al cuore pulsante del creato.
Più che un insegnamento ciò che i versi di Giovanna Zoboli offrono è una sana invidia, è la malinconia che si prova quando si percepisce che il bello potrebbe essere di più, il disagio che si intuisce quando si percepisce che si potrebbe stare in un luogo più profondamente, più in sintonia con il reale. Che il mondo sia complesso, palpitante e che l’uomo faccia parte coscientemente di questa bellezza è un pensiero che a volte ci sfugge: l’uomo non è altro, ma è parte di questa trama vivente.
Il mondo è meraviglioso, tutto canta questo splendore e gli occhi dell’autrice più di una volta ci hanno testimoniato questa capacità di vedere i dettagli che non tutti notano, ma che fanno la differenza. I versi sono unici, uno per pagina (ma non perdetevi il primo o ultimo in quarta di copertina…), tutti sono legati al titolo, ne sono l’ideale “realizzazione”; ognuno di essi focalizza un personaggio cogliendone una caratteristica nascosta significativa, solo in un caso è chiamato in causa il lettore («La felicità di gambe tutte ossa per una corsa di lepre») e infatti, pur nell’esattezza e nella poetica veridicità, a mio parere il verso “stona” nella compiutezza della struttura (o forse, pensavo, Giovanna Zoboli - come era già stato nei Pisolini - in fondo ama abbandonare delicatamente una nota dissonante nei suoi testi, per renderli più veri…).
Simona Mulazzani, poi, dà prova di riuscire a trasfigurare le figure animali, rendendole magicamente leggendarie, pur optando per il realismo. Anche in questo caso è una costruzione di particolari, della figura o dello sfondo, a rendere stra-ordinario il soggetto: l’occhio lucido e attento del merlo, l’allegria dei lemuri sugli alberi-case, la luce sulla fronte del cane unita al thè caldo e alla nevicata, la coda della pantera un po’ ramo un po’ coda, la leggiadria della lepre che plana su un prato-strada… Affascinanti anche i bozzetti nel risguardo finale, che testimoniano un percorso di sottrazione che ha reso più simbolici, a mio parere, tutti i soggetti.
Una poetica meraviglia ma c’è un ma.
Sì perché il testo mi sembra fermarsi al «vorrei», nel poetico ed estetico anelare, io invece sono donna dell’“avere” e sulla chiusa mi sarei aspettata un «ma sono grata di quello che ho: delle spalle pazienti dell’uomo che ho accanto, del sorriso felice del bimbo che ricevuto in dono, dell’abbraccio tenace dell’amico fedele, del cuore che rintocca nel mio petto stanco…». Perché insomma il «vorrei» può essere anche una insoluta e frustrante maledizione, che non dà pace, perché se il bello è solo desiderabile, ma mai posseduto, sfibra.
Dunque un libro per adulti, magico, che però deve spingere chiunque chiuda l’ultima pagina a guardare con intatta meraviglia ciò che ha e le persone da cui è circondato, magari scrivendo per loro una lettera o perchè no, qualche verso…
Vorrei avere…
Giovanna Zoboli - Simona Mulazzani
32 pagine
Anno: 2012
Prezzo: 16,00 €
ISBN: 9788889210475
Topipittori editore
Anobii