Alan Laboile fotografo di persone e di umanità è già approdato su Scaffale Basso attraverso Lo so fare, dove le sue fotografie di bambini e di ragazzi erano a servizio di una documentazione del fare infantile molto originale. Il fotografo francese non fa mistero della sua passione per l’osservazione dei suoi sei figli ed è proprio dalla scoperta di alcune serie a loro dedicate che nasce l’albo fotografico La litigata.
L’autrice Victoria Scoffier, infatti, incantata da alcune delle immagini che ritraggono una figlia di Laboile intenta a giocare insieme al suo gatto, decide di collezionarle una dopo l’altra, creando quella che si presenta come la storia di un’amicizia infantile, assoluta e travolgente.
Il libro si pone idealmente sullo scaffale accanto a Il mio asinello Benjamin e io di Hans Limmer e Lennart Osbeck, esperimento di narrazione fotografica degli anni ’60 che Terredimezzo ha portato in Italia qualche anno fa. La potenzialità di queste narrazioni fotografiche sta nel profondo fascino che hanno presso i bambini a partire dai due anni che, nella riproduzione fedele della realtà, trovano una grande soddisfazione. La sfida, in lavori come questo, sta nella qualità delle immagini e in una perfetta costruzione testuale che eviti l’effetto descrittivo per costruire una storia da albo illustrato. La coppia Scoffier-Laboile riesce senza dubbio nell’impresa.
Innanzitutto la qualità e la genuinità delle immagini fanno la differenza. Il fatto che le fotografie venissero da un lavoro personale - estraneo almeno inizialmente alla narrazione - mostra la loro forza indipendente: ogni fotografia aveva già in nuce una storia che l’autrice, con capacità, ha saputo dipanare.
Ciò che la Scoffier racconta è l’intrecciarsi di una relazione di amore travolgente come di quelle che accadono tra animali e bambini, in particolare tra una bambina, Nil, e Nocciolino, un gatto, tra gli animali probabilmente più lunatici che si conoscano!
L’arrivo a casa di una gattina si trasforma nella gioia perfetta per una bambina che, come spesso accade, riesce a instaurare con l’animale un dialogo quasi paritetico come accade ai bambini che ancora conservano la memoria - così direbbe Peter Pan - di essere stati a loro volta creature animali, appena prima di nascere.
I giochi estivi e le esplorazioni al bordo del bosco trovano in Nocciolino il compagno perfetto, privo di ogni sovrastruttura o remora, dalle quali invece sono affetti a volte gli amici umani.
L’amicizia con un animale fa sperimentare il brivido di una libertà forse più semplice, ma sicuramente unica nel suo genere: ecco dunque che Nil e Nocciolino possono nascondersi nella credenza, saltare forsennatamente nel fango, correre nudi a perdifiato sul prato.
La gioia, l’euforia, la felicità si esprimono tuttavia in modi molto diversi e soprattutto nei bambini stentano ad essere contenuti. Accade dunque che un abbraccio un po’ più irruento del solito, un po’ più sgraziato e forse un poco violento nel suo non riuscire a contenere l’emozione inalbera il gatto che con un graffio comunica tutto il suo dissenso. L’allontanamento e la fuga nel bosco di Nocciolino non sono altro che il tempo di cui Nil ha bisogno per vivere il dolore lacerante da cui viene colta: l’esperienza del tradimento, della ferita, dell’ingiustizia…
L’alternarsi tra simbiosi e scontro che si concretizza in momenti di vera ferita per l’una e per l’altro, è reso in modo realistico e non retorico proprio grazie al filtro fotografico.
Questo viaggio nel bosco di Nocciolino che ricorda il viaggio verso il Paese dei mostri selvaggi è specchio limpido di una gamma di emozioni che attraversano l’animo bambino come la corsa di un gatto spaventato e che ha bisogno di tempo per essere compreso e accettato.
Tuttavia nessuna sostituzione, nessun tradimento può guarire la ferita di un dolore è chiaro a tutti e due:
«Nil sente il cuore stringersi. Adesso Nocciolino le manca davvero!»
Il riappacificarsi è naturale come correre insieme.
C’è una schiettezza e un realismo in questa storia che colpiscono e che colpiranno i bambini dai 2 anni.