La tradizione dei bestiari è antichissima e il fascino di queste descrizioni incanta per la mescolanza di tratti chiaramente riconoscibili (scientifici) e altri invece imprevedibilmente inventati. Nell’antichità, ma senza andare poi troppo lontano, le persone non avevano la possibilità di vedere una fauna che sconfinasse oltre il limitato orizzonte geografico della loro vita, è chiaro dunque che, a parte eventi straordinari, animali selvaggi come leoni, pantere, elefanti… appartenevano concettualmente più alla sfera dei mostri fantastici.
Si rimane incantati dai toni stupiti dei primi osservatori scientifici, ma le stesse cronache storiche abbondano di episodi degni di nota (Soliman lo conoscete?) e quando poi le osservazioni e le impressioni erano di seconda mano non era raro che luoghi, animali e piante assumessero tratti magici e incredibili. Questa passione non si è mai persa, basti pensare al libro di J.K. Rowling Animali fantastici e dove trovarli o ai dettagliati cataloghi di draghi ed esseri fantastici.
In questo filone di genere pensavo di poter inserire il primo albo illustrato della casa editrice Iperborea, Animali che nessuno ha mai visto tranne noi, invece ad una lettura più attenta mi sono accorta che il gioco poetico di Ulf Stark è più sottile.
Ad una rilettura più approfondita mi sono infatti resa conto che non siamo di fronte ad un bestiario, cioè ad un catalogo di animali descritti per le loro caratteristiche e le loro peculiarità, quanto piuttosto ad un catalogo di bambini, metaforicamente travestiti da animali mai visti.
Se ci fate caso infatti le poesie sono non sono innervate da quello stupore e da quella attenzione tipica degli osservatori esterni, le brevi poesie invece improntate su una caratterizzazione dell’animo e dell’indole e dei comportamenti di queste creature scontente, arrabbiate, stizzose, malmostose, dispettose, malinconiche, solitarie, timide, lente, incantate ma mai incantevoli…
Tutte caratterizzate per comportamenti e indoli che probabilmente descriveremmo come borderline nell’ideale del bambino perfetto.
In una sorta di gioco di travestimento i bambini, come Max docet, si trasformano in un alter ego mostruoso: creaturine che si lamentano e poi esultano nel trascorrere di pochi secondi (il Bipolare), battono i piedi in modo fastidioso (il Bumbumbo), mostrini che vogliono starsene da sole lontane da tutto (il Solitello), che gridano nel buio per farsi sentire (il Lumarone), che vogliono sempre stare da un’altra parte (il Nomadino), che sono convinti di essere i migliori (il Cracrano)…
In questo senso la lettura piace e coinvolge strettamente i bambini, perché è catartica: i bambini possono ridere e leggere queste poesie di piccoli mostri scontrosi e irritabili, dando libertà e voce alle loro emozioni e ai loro sentimenti, anche quelli ritenuti meno appropriati e meno accettabili (anche da loro stessi!).
La forza di questa raccolta poetica sta nella possibilità offerta ai lettori di godere e parlare in modo divertente e spiritoso di aspetti dell’animo e i momenti della vita dei bambini spesso censurati come parentesi in un tempo perfetto e dorato, ma che invece sono all’ordine del giorno (in questo il tono ironico è anticipato dal titoli: «che nessuno ha visto tranne noi»!).
Le rime, i nomi propri e il ritmo sono perfetti (e un plauso va certamente alla traduttrice!), le illustrazioni fastidiose e mostreggianti, riconoscibili e irriconoscibili intrigheranno i piccoli lettori.
Si gioca con le parole inventate si ride e si piange, si urla e si sussurra, insomma un buon esercizio poetico!
Una encomiabile prima prova per la casa editrice che si lancia nel mondo degli illustrati: attendiamo di vedere come questa collana avanzerà!
«Il Cracrano
Gli uccelli cantano in coro,
ma io non mi curo di loro.
Mica saranno belli
queli semplici trilli.
Il più bravo sono io, in realtà,
dice il Cracrano
cantando tutt’altro che piano:
CRA-CRA, CRA-CRA, CRA-CRA!»