I libri sulla paura del buio sono tantissimi e variamente orientati a rassicurare, fornire tecniche per eliminarla, minimizzarla, relativizzarla…

In fondo, quel che importa alla prospettiva adulta è far comprendere al bambino l’insensatezza della paura per ottenere, di riflesso, un sonno tranquillo per tutta la famiglia. Tuttavia, sebbene sia chiaro a tutti - almeno in teoria - che la paura non scompare semplicemente dichiarandola infondata o invitando a non averne, nella pratica i libri per bambini mostrano ancora questo approccio insensato e irrispettoso dei bambini.

Eccezione brillante e arguta è invece Grat grat crip splah! di Kitty Crowther che già nella scelta del titolo non dichiara e non palesa alcuna tematizzazione della paura e che invece racconta qualcosa di affascinante sulla notte e sulle relazioni.

L’albo è impostato secondo un’impaginazione classica: con un’immagine riquadrata e circondata dal bianco della pagina e il testo che racconta la storia che scorre elegantemente sotto.

«Come ogni sera, sullo stagno scende la notte. E come ogni sera, Giacomo ha paura»

È già tutto dichiarato: lo scintillìo dello stagno, che non comunica alcun terrore, non riesce a rassicurare il lettore perché Giacomo è inerme, come Garman, e la sua ombra nera ci fa intuire, che la paura forse è più vicina di quanto si creda. Quello che segue è un amorevole rituale della messa a letto, con la mamma che chiude la porta, lo aiuta a lavarsi i denti, gli abbottona il pigiama.

«quando la mamma è con lui, Giacomo è tranquillo»

Arriva anche il papà per raccontargli una storia:

«Ecco il papà! Giacomo si accoccola su di lui. Come vorrebbe che questo momento durasse per sempre»

I baci, le coccole, le carezze non possono però nulla contro la paura, perché quando la luce è spenta e la porta appena accostata, ella arriva.

«Sono tutto solo nella mia camera, pensa Giacomo. Tutto solo nel mio letto, tutto solo nel mio cuore»

La sequenza che segue ha qualcosa di familiare: il buio porta con sé una serie di rumori, i fatidici «grat grat cirp splash» del titolo, che fanno immediatamente sorgere dalle ombre della camera mostri, serpenti, scheletri …

Iniziano le peregrinazioni verso la camera dei genitori: il papà lo riporta a letto una prima volta.

«“quelli sono i rumori della notte. Torna a letto!”»

C’è anche una ironia sottile negli scambi che seguono in questa notte di passione:

«“Vedrai, quando li riaprirai [gli occhi ndr.] sarà già mattina.” Invece no, non è per niente mattina»

All’ennesima incursione, la mamma lo infila nel lettone, ma adesso tocca al papà non riuscire a prender sonno, spinto dai calcetti dell’intruso: non gli rimane che andare ad accoccolarsi nel letto di Giacomo.

«Si è appena addormentato, quando un grat grat cirp splash lo sveglia di soprassalto»

Questo colpo di scena, che avviene a poche pagine dalla fine, è un soprassalto: la paura è reale, è vera!

Il papà allora che cosa fa? Va a svegliare Giacomo e insieme, nella notte buia, escono a scoprire l’origine di quei paurosissimi rumori che animano la notte.

«Grat grat! Una talpa scava la sua galleria.

Cirp! L’uccello notturno lancia il suo grido.

Splash! Un pesce d’argento salta fuori dall’acqua e poi si rituffa.

Giacomo guarda la notte e sorride.»

Il testo della Crowther è onesto ed efficace nel raccontare le sfumature del panico, da cui si viene colti, ma soprattutto c’è una serietà ammirevole nel considerare la paura dei bambini. La lingua non commenta mai, non stigmatizza… descrive calorosamente ciò che accade (fatica compresa!) e riporta i dialoghi che non sono mai pretestuosi.

Anche l’esplicitazione chiara dei bisogni e dei desideri non è scontata (con la mamma, con il papà non ho paura!).

Le immagini sono perfette perché la Crowther, con una capacità indubbia di raccontare la notte, utilizza i pastelli come emanazione vorticosa della paura e soffoca quasi il protagonista che con il suo faccino verde-giallo spicca come una lucina tenue nel nero.

Il calore rimbalza su tessuti quadrettati e pigiami decorati, sui quadri colorati appesi in casa… tutto racconta una quotidianità normale.

Geniale l’appartamento con l’acqua alle caviglie che comunica anche sensorialmente quella impressione di gelo e di disagio che la paura porta con sé.

La plasticità dei movimenti dei protagonisti è poi amplificata dalla scelta di un soggetto come la rana che si presta ad allungarsi, rannicchiarsi e a strabuzzare gli occhioni, per la stanchezza o per la paura!

Se stai insieme a me e guardi seriamente la mia paura, forse potrà trasformarsi in qualcos’altro.

Un bel libro.

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Grat grat cirp splash! Kitty Crowther - Federica Rocca (traduzione) 40 pagine Anno 2011 Prezzo 12,50€ ISBN 9788883620270 Editore Babalibri
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