Nel 2009, complice un’amica particolarmente attenta, rimasi profondamente affascinata dal lungometraggio di Tomm Moore, Brendan e il segreto di Kells e quando, poche settimane fa, ho scoperto che ReNoir comics ha curato l’adattamento a fumetti ho pensato che fosse un segno e che era giunto il momento di proporlo al mio 7enne. L’illustratore irlandese crea un mondo immaginario tessendo fili dorati a partire da un preziosissimo manoscritto irlandese il Libro di Kells, Evangeliario databile intorno all’800, e racconta una storia che parla dell’uomo medievale, così tanto bistrattato nella modernità eppure così unico per dimensione spirituale, artistica e naturale.
Seguendo quasi con identico ritmo il film, il fumetto è organizzato in 2 prologhi (Le origini) e due grandi volute (prima parte e seconda parte) e segue le vicende di Brendan, un bimbo irlandese dalla rossa zazzera, salvato provvidenzialmente dalle spade di invasori vichinghi da uno zio monaco. Strisce orizzontali percorrono le tavole riproducendo fotogrammi di movimento, vignette di diverse dimensioni si incastrano irregolarmente e a volte si fondono insieme in sequenze incalzanti dal gusto cinematografico: bastano poche tavole per essere avvolti dal nero cupo della notte, violentemente illuminata da lingue fiammate delle torce nella campagna irlandese.
Brendan cresce dunque in un monastero, l’abbazia di Kells, roccaforte quieta di cultura, ordine e bellezza, oasi serena nel caos di un mondo di nessuno e quindi tormentato dalla sete di potere. Quando ci si difende però, si lascia sempre fuori e lontano da noi qualcosa e se l’abate zio ha conosciuto la mostruosità della violenza ed impiega ogni energia alla cura delle mura di difesa, il giovane Brendan è naturalmente attratto dal mondo sconosciuto oltre impalcature e merli. I monaci con silenziosa dedizione, così come storicamente avvenne, oppongono al fuoco e alle asce di conquista la cura e la coltivazione dei terreni e lo studio e la custodia del patrimonio librario, unico depositario di millenni di conoscenze. Brendan aiuta, andando a caccia di penne d’oca e svolgendo servizi umili di supporto ai monaci anziani, fino a che nella roccaforte giunge fratello Aidan, «il più perfetto dei miniaturisti» con il suo libro: «il più bello di tutti i tempi… “Si narra che guardare quel libro sia come guardare il Paradiso”».
Fratello Aidan rappresenta l’esterno, il mondo affascinante e sconosciuto, ma soprattutto è un libero, un uomo libero da ogni paura, da ogni ricatto di potere, da ogni adulazione.
«“Vuoi vedere la pagina più bella? Quelle che trasforma la tenebra in luce?” “Oh sì, per favore!” “Ma… non è stata ancora disegnata!” “No… ma diventerà la più divina delle pagine”». Aidan è veramente un grande miniaturista e come tale ha bisogno di colori straordinari che possono ottenersi solo grazie a bacche, pietre ed erbe che devono essere recuperati nella foresta. Per Brendan, che vuole imparare a disegnare meraviglie come quelle di fratello Aidan, è una sfida: la prima volta che varca gli archivolti del verde santuario della foresta. Tra toni fiabeschi e fantasy che riecheggiano Tolkien e le tradizioni celtiche, Brendan conoscerà Aisling uno spirito della foresta che lo introdurrà alle meraviglie della vita e della natura, agli equilibri che regolano le esistenze di tutte le creature e alla magnificenza dell'arte pulsante e perfetta del creato. La foresta però mostrerà anche il suo lato più oscuro, Crom, (una sorta di occhio di Sauron), portatore di morte, oscurità e paura, simbolo della sete di potere. L’osservazione della natura e l’apprendistato con fratello Aidan vanno di pari passo fino a che il confronto con Crom diventa inevitabile: Brendan forte della semplicità dei bambini avrà la meglio e acquisterà un occhio “nuovo” capace di vedere i più minimi dettagli. Sembra volgere tutto al bene, se non fosse che i vichinghi giungono infine a Kells: a nulla valgono le mura. Brendan scappa con Aidan e incomincia il duro tirocinio per affinare la sua arte attraverso gli anni e attraverso mille luoghi. Fino al ritorno a casa.
In un percorso di crescita Brendan imparerà ad aver fiducia e ad affidarsi, imparerà a lasciare andare senza rancore e a tornare in pace, affronterà la paura e la morte, ma anche la speranza di un’amicizia vera, capirà che la bellezza si ispira al vero e che ha bisogno di pazienza e studio. Una storia bellissima sulla forza rivoluzionaria delle parole e delle immagini (andate a vedere su Google le meraviglie miniaturistiche del manoscritto di Kells!), sulla povertà di spirito, che in primo luogo è abbandono e affidamento di ciò che si ha, sulla crescita accanto a qualcuno e sul valore della verità. Un adattamento ben riuscito con una lingua che segue perfettamente le immagini e che mantiene un ritmo narrativo incalzante, ma coerente e percorribile con facilità. I disegni a tratti geometrici come nelle vetrate antiche e ugualmente curveggianti come i motivi celtici rendono magiche e inconfondibili tutte le tavole. Una palette di colori che riprende gli originali del manoscritto, una luce diffusa e tenue che accarezza i volumi… un mondo imaginato che vi resterà impresso anche nell’animo.
Il medioevo fu certamente un periodo buio, violento, ancestrale, ma fu anche il fertile povero terreno su cui l’arte e la bellezza trovarono espressioni inimmaginabili.
Dalla fine della seconda elementare una graphic novel che appassionerà ogni lettore, Saverio conferma!