Sven Nordqvist ci ha abituato a narrazioni brulicanti che pescano direttamente dalla tradizione fiamminga che vede nei libri brulicanti una resa artistica di un preciso sguardo sulla realtà che coglie il movimento contemporaneo di infiniti e moltiplicati protagonisti, uno specchio della varietà pulsante della vita stessa.

Oltre infatti alla serie più famosa dedicata a Findus e al suo umano Pettson, sono molti gli esempi di wimmelbuch a firma dell’autore e illustratore svedese tra cui spicca Passeggiata col cane.

Recentemente Camelozampa ha portato in Italia La strada di casa, un libro che ha l’aspetto del libro brulicante, ma che “tradisce” il genere, inserendo un testo ad accompagnare le immagini.

Può sembrare impossibile pensare a delle parole che accompagnino tavole illustrate piene, pienissime di dettagli come accade nei wimmelbuch, eppure grazie ad una sapiente costruzione narrativa e ad una profonda consapevolezza illustrativa il risultato è particolarmente interessante.

Sul canovaccio noto e arcinoto del viaggio del bambino nel bosco, Nordqvist ci racconta un’avventura inaspettata narrata direttamente dalla voce del protagonista, che è parziale, ma che proprio nella sua parzialità fa spiccare, paradossalmente, tutto quello che c’è intorno e che l’occhio nota, al di là delle parole.

«Ero sdraiato per terra in un bosco. Si sentivano rumori sconosciuti. Uccelli chd parlavano la lingua degli uccelli, coleotteri che parlavano la lingua dei coleotteri. Non sapevo come ero finito lì»

A partire dalla prima pagina quasi sfumata, la storia si mette limpidamente a fuoco e, nelle pagine successive, l’autore svedese guida il lettore in una costante sfida dell’occhio, pretendendo una messa fuoco che passa dal piccolo al grande e dall’enorme al minuscolo, in un lavoro continuo di mediazione nello spazio circoscritto della pagina. 

Il lettore potrebbe rimanere esterrefatto di fronte alla consapevolezza di una perfetta armonia d’insieme, data da dimensioni che, individualmente, sembrano non accordarsi mai tra loro: com’è possibile?

Si perde il riferimento della misura reale in queste pagine: il bambino sembra grandissimo rispetto al piccolo popolo ma poi sembra minuscolo accanto alla vecchietta-che-tutto-sa, le giraffe sembrano della misura giusta, ma se accostate alle piume di uccello che fungono da cancello è evidente che qualcosa non torna. Ci sono pentole grandi come laghi e finferli alti cinque volte una cornacchia...

La coerenza dimensionale traballa e sfida l’occhio anche a livello formale: quello che sembra un morbido pendio coltivato in appezzamenti regolari si rivela la trapunta di una donna appena sveglia?!

Se il testo accompagna la descrizione del viaggio focalizzandosi sul biondo protagonista, che tutto racconta in prima persona, non sarà difficile che i bambini-lettori si perdano invece nell’osservare e ricostruire le storie di chi appare senza venir citato: il monaco che costruisce la cattedrale con i mattoncini di lego di granito che cosa starà facendo? E il dentista impegnato a trapanare la bocca di un cervo dagli zoccoli infiocchettati? 

«Quando il terreno cominciò a ridiscendere, divenne difficile camminare. Un tipetto che sapeva dove mettere i piedi mi aiutò, e poi ci mangiammo un gelato che trovai nello zaino. “Non riesco a capire perché debba essere così difficile tornare a casa” dissi. “E perché la strada debba essere così lunga. Non sono mai stato così lontano da casa da solo”. “Ci sono molte strade da percorrere” disse il tipetto. “E molte case. Non è facile, quando si è piccoli. lo lo so bene. Mi perdo sempre. Ma alla fine tutto si sistema”. Poi doveva tornare a casa a fare un sonnellino, quindi io continuai da solo. Giunsi a un bosco buio. Quasi non avevo il coraggio di entrarci. Era davvero buio e sassoso e tagliente di rami morti. Ma il sentiero giallo entrava lì dentro, quindi lo feci anch’io»

A momenti e di paura come l’incontro con i troll e a momenti di panico come il naufragio nella tempesta che travolge il protagonista su una piccola barchetta a remi si alternano momenti di disarmante tranquillità e quotidianità come la pausa per il gelato e il pisolino sul treno. La strada è costellata poi da soglie magiche come la strada imboccata dentro a un quadro e da pericolose disavventure, come quando il bambino è gettato senza troppe storie da una finestra e atterra sul picnic di alcuni giocattoli…

«Seguii il vecchio cane che saltellava su per una ripida scala fino a una casa. Lì dentro c’era una pittrice che dipingeva. Ci guardò a malapena. Disse solo “Ciao ciao”, come assorta nei suoi pensieri. “Ecco una strada gialla” disse il cane indicando un quadro posato sul pavimento. “Ma... non posso mica entrare nel quadro!” dissi. “Sì, sì” disse il vecchio cane. “Prova!” “Sì, prova” disse la pittrice. “Amo quando i bambini entrano nei miei quadri”. Allora lo feci»

Eppure ogni strada gialla porta a casa (Dorothy insegna) e fortunatamente ad un certo punto, inaspettatamente, l’albero dietro la curva sembra proprio quello di casa… o no?

La scelta del racconto focalizzato che rimane puntuale, pur nell’eccentricità della situazione, amplifica la ricchezza illustrativa di Nordqvist che riempie di citazioni artistiche e letterarie le pagine che si animano di vita propria.

Il surrealismo sempre coerente, gli universi differenziati che di volta in volta costruisce... tutto permette ai lettori di perdersi, così come di ritrovarsi.

Una bellissima proposta per bambini dai 5 anni.

La strada di casa Sven Nordqvist - Samanta K. Milton Knowles (traduttrice) 40 pagine Anno 2024 Prezzo 23,00€ ISBN 9791254642160 Editore Camelozampa
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Posted By Maria
Categorie Illustrati Recensioni
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