Nonna Gnocchi di Susy Morgenstern è uno spassosissimo racconto estivo che narra della vacanza di quasi adolescente, Confiance 9 anni, in Italia a Triora, paese realmente esistente dell’entroterra ligure.
L’innesco dell’avventura è dato da una serie di eventi legati ad una famiglia in ricomposizione (mamma in vacanza con il nuovo fidanzato e nonna invitata alla prima vacanza dal compagno italiano): Confiance scettico e sfiduciato si trova spedito dalla sua cittadina francese al piccolo paesino italiano, in una grande casa antica tra le colline.
Il racconto è molto curioso, soprattutto per l’impostazione narrativa completamente basata sui dialoghi, senza alcun testo didascalico o descrittivo, e addirittura senza l’attribuzione dei discorsi diretti: in capo ad ogni capitolo i volti degli interlocutori, impegnati nel dialogo, vengono mostrati, ma poi al lettore viene lasciata la responsabilità di attribuire i testi successivi.
«[EUSTACHIO - CONFIANCE]
“E ora mettiamo la palla per mezz’ora in uno strofinaccio pulito. Dopodiché la stenderemo con il mattarello e poi la taglieremo per fare delle fettuccine.”
“Non è meglio comprarle?”
“Non vengono altrettanto buone e non è così divertente come farle da sé, vedrai”
“Bisognerebbe non essere nati pigri”»
Il racconto pesca da tutti gli stereotipi (ma sono veramente solo stereotipi?) della vacanza in Italia, vista attraverso gli occhi degli stranieri: le grandi casi antiche, le cene insieme ai paesani, la grande cultura del cibo, l’attenzione alle materie prime, l’orto, la pasta - onnipresente - il gelato, la pizza, i sughi, il pomodoro, il sole, il caldo, il mare…
Eppure questi dettagli vengono valorizzati senza però la stucchevolezza che vorrebbe idealizzarli e questo - a mio avviso - accade perché probabilmente l’autrice si è ispirata a un’esperienza realmente vissuta in un borgo piccolo e ritirato come ne esistono tanti in Italia, il racconto risulta quindi plausibile.
A questa trama culinaria, si intreccia l’ordito della voce dissacrante e fastidiosamente adolescenziale del protagonista che smorza ogni tono celebrativo del testo e rafforza il clima verosimile del racconto.
In questa storia ho infatti ritrovato, nella caratterizzazione e nella voce di Confiance, il mio dodicenne sempre corrucciato, pieno di sé, capace - secondo lui - di fare tutto meglio di tutti, difficilmente disponibile al dialogo e ad imparare da altri… e ugualmente libero e di lanciarsi tutto intero in avventure che lo affascinino con un cuore schietto.
Mi sono fatta una bella risata, perché insomma gli adolescenti in giro per il mondo in vacanza sembrano mostrare tratti molto simili!
La storia è dunque molto spassosa, perché il noveenne, obbligato alla vacanza con la nonna e il fidanzato Eustachio, scopre di divertirsi contro ogni (sua) aspettativa, scopre che imparare qualcosa, nello specifico a cucinare gnocchi, lasagne, tiramisù, sugo, minestrone… è più interessante che sapere già tutto. Infine un’amicizia estiva (la nipote di Eustachio), dileguata inizialmente come fastidiosa, rallegra le sue giornate con una intensità sbaragliante.
Apparente marginale, ma invece molto significativa è infine la rappresentazione dei nonni che riescono con l’esperienza e una libertà scevra dalle preoccupazioni educative dei genitori a valorizzare accogliere e accettare con ironia e con uno sguardo sempre accogliente e sfidante tutti i capricci e le pose dei due adolescenti di casa.
Un racconto che si legge d’un fiato, pieno di cibo, di Italia, di vacanze e di risate.
Un racconto che immagino in mano a ragazzini di 9, 10 anni in cerca di qualcosa di divertente ma anche simpaticamente veritiero.
P.S. non farei passare sotto silenzio lo schiaffo in piena regola dato alla cucina francese che esce, in questo caso, nettamente perdente dal confronto con quella italiana! :)