Il piccolo libro delle grandi cose di Sophie Vissière è un albo che gioca con l’occhio dei lettori in un dialogo formale tra grande e piccolo.
Il libro è un libro di piccole dimensioni eppure sostiene di contenere al suo interno «grandi cose», il libro si apre con degli risguardi pieni di piccoli riquadri, ma poi si apre su una grande finestra che occupa l’intera doppia pagina.
Non solo.
Dalla finestra che ci permette di guardare l’alba, il gioco dello sguardo continua, seguendo l’ideale giornata di un bimbetto di 2-3 anni, ma questo accompagnamento passa attraverso una narrazione che segue un ritmo binario. Una prima doppia pagina è occupata interamente da un oggetto, un momento o una persona guardati da una prospettiva che appare da subito inusuale (un cassetto osservato evidentemente dal basso, ad esempio) a cui segue, voltata pagina, uno sguardo d’insieme (un bambino che si allunga verso un tavolo molto più alto di lui, imbandito per la colazione) e un testo che spiega:
«Di buon mattino Emilio viene svegliato dall’odore della colazione»
Quel cassetto guardato a piena pagina, dunque, non è altro che il punto di vista di Emilio che si stiracchia verso il tavolo per raggiungere la colazione.
Questo modulo narrativo si ripete in serie e il lettore è invitato a prendere in prestito gli occhi di tanti bambini: guardiamo uno stivale da pioggia dall’alto mentre Maissa si concentra per infilarlo, Gabriele guarda in su il vertiginoso profilo del suo palazzo mentre saluta la mamma prima di andare a scuola, dell’albero della scuola vediamo solo le chiome, in alto, e la pancia di un uccellino…
Quello che ci offre l’autrice francese è un viaggio nei punti di vista squilibrati e piccini, un invito a immaginare un mondo non alla nostra altezza, ma così affascinante visto da un altro punto di vista. È straniante vedere quanto incombente e sproporzionato può sembrare uno scivolo ed è stupefacente trovarsi faccia a faccia con il copertone di un pullman…
Lo sguardo dichiara sempre un’intenzione, perché si guarda ciò che si desidera o si guarda dove ciò che si desidera deve accadere (come nel caso della finestra della scuola, mentre si aspettano i genitori) e testimonia una concentrazione e contemporaneamente una sproporzione che rende tutto nuovo.
I protagonisti dei diversi punti di vista sono diversi, ma tornano in momenti diversi, comunque accomunati da una età simile, fino a sera quando Sofia ci presterà i suoi occhi puntati sul soffitto, mentre ascolta il papà cantare.
Il focus bambino è spiazzante per l’adulto lettore, ma non credo che i piccoli saranno presi alla sprovvista: alla fine loro il mondo lo vedono così!
Le illustrazioni sono calde e precise nella loro descrizione, sebbene i volumi siano affidati ai soli colori, sgranati, senza linee imperiose e prepotenti.
Un libro per piccoli che racconta l’avventura di una giornata a partire dal punto di vista “autentico”.