Sophie Anderson mi aveva colpito con il suo debutto per la scrittura intima e intrigante e per i mondi magici e profondi che era riuscita a destare con la sua La casa mi porta via, ma con La ragazza degli orsi compie, a mio avviso, un passo significativo e compiuto, regalandoci una storia ricca, complessa, ben intessuta, intrecciata con una sapienza che commuove e incanta.
È una storia intensa, drammatica, dolorosa e magica quella di Yanka, 12 anni, giovane protagonista di questo romanzo. Una storia che sa muoversi con sapienza su quel confine fragile e delicato che è la prima adolescenza, attraversato da temi e pensieri vertiginosamente grandi (morte, identità, posto nel mondo…) e affrontato da ragazzi che percepiscono la loro statura potenzialmente infinita, in una finitezza quasi spaesante.
«Mi sento enorme e potente all’esterno, ma minuscola e debole dentro»
Yanka è una ragazza che vive in un piccolo paesino al confine con la Foresta di neve, sull’orlo del Grande fiume ghiacciato. Vive con la sua mamma adottiva Mamochka che la trovò un giorno appena fuori dalla grotta dell’Orsa, su nella montagna azzurra. Yanka non si sente a casa sua: robusta d’aspetto, alta e potente, non sembra appartenere al gruppo minuto dei ragazzi della sua età. E poi la foresta la chiama, la chiama con insistenza. La casa calda e accogliente di Mamochka, piena di amore, piante, erbe e cibo appare sempre più angusta, anche il villaggio sembra sempre più lontano dalla sensibilità della protagonista, così come Anatoly, il cacciatore solitario che torna regolarmente con le sue storie da raccontare ma che poi scompare, non basta a colmare il cuore pieno di domande di Yanka.
La scrittura della scrittrice inglese è vivida, capace di coinvolgere i sensi, ma soprattutto di incantare per le immagini vibranti, vive, che sembrano cantare:
«La gente dice che Mamochka è in grado di curare qualsiasi cosa - che se volesse potrebbe guarire il cielo e farlo smettere di sanguinare al tramonto»
«Mamochka è minuta ma occupa più spazio. Si affaccenda attorno, forte e inarrestabile, riempiendo la stanza di vita e movimento come farebbe uno stormo di colombe»
«Mi sento come il pulcino di un cuculo in un nido di scriccioli»; «Riesco a scorgere le cime sottili di qualche albero, ma sono come corde spesse, che mi strattonano il cuore»; «la speranza che possa avere le risposte alle mie domande è allo stesso tempo brezza e tempesta; mi solleva, mi strattona, mi fa girare come una trottola»; «i muscoli mi tremano come ali di api»
Così, quando per uno strano incidente Yanka si sveglia una notte con due gambe da orsa, capisce che l’unico modo per “curare” questa strana trasformazione è affrontare la foresta e la sua storia.
«Non riesco a scrollarmi dalle gambe la sensazione di inquietudine»
Questo viaggio, che è la realistica descrizione del confronto drammatico che agita il cuore di ogni ragazzo adottato nel pensare alle proprie origini, è in realtà il viaggio che ogni adolescente deve compiere alla scoperta di se stesso: è un’urgenza a cui non si può resistere.
«Perfino sulla terraferma mi sembra di barcollare sulle onde. Non so chi sono, non so che cosa sono»
Ad accompagnare Yanka in questa storia ci sono le parole, la forza delle storie narrate davanti al fuoco da Anatoly, che sembrano semplicemente magiche ma che hanno sempre qualcosa di vero, custodito e figurato. Le pagine delle storie narrate e rinarrate (segnalate anche graficamente con cornici brulicanti) fanno da specchi, echi, anticipazioni delle scoperte che la ragazza farà nella foresta.
Cosa scoprirà Yanka in questa avventura? Scoprirà che cos’è una famiglia, scoprirà la sua famiglia, le debolezze e gli errori di chi la compone, ma anche la forza, la tenacia e l’amore incondizionato.
«Mi sento assalire dai rimpianti quando mi rendo conto che non ho fatto altro che cercare qualcosa che avevo già: una famiglia, una casa, un luogo a cui appartenere»
Scoprirà che la magia innerva il mondo più di quanto la razionalità vorrebbe farci credere:
«“Non è meraviglioso?” … “Sì, è meraviglioso”»
Tra case Yaga, maledizioni, orse zarine, tigli maledetti, draghi a tre teste, barche volanti, animali parlanti… la trama e l’ordito sono ricchissimi e si impreziosiscono, intrecciandosi in giochi di richiami e figure.
Yanka dovrà ripensare alla propria idea di forza, che in modo acerbo pensava riguardasse solo se stessa.
«Ho sempre pensato che si diventa forti affrontando le sfide da soli, ma forse mi sbagliavo»
«“La vera forza è qualcosa di molto più raffinato. Come la tela di un ragno. E avrai bisogno di una ragnatela - di una rete - per sconfiggere Smey. Noi” Trappola ci corre intorno “Siamo la tua rete”»
E legata a questa scoperta imponente, Yanka viene investita dalla bellezza commovente dell’amicizia:
«Senza l’aiuto dei miei amici, non sarei mai riuscita ad arrivare qui e a sconfiggere Smey»
«Le mandrie restano unite, soprattutto di fronte al pericolo»
È l’appartenenza, la dipendenza dai legami di amicizia e di amore che determineranno la consapevolezza e lo sbocciare della coscienza di sé di Yanka: chi sono? Una mandria!
«Se credo di appartenere a un luogo, troverò il mio posto»
In questa prospettiva, la diversità, la debolezza, la fragilità non sono difetti da nascondere o di cui addolorarsi, ma invece caratteristiche che rendono unico e specialissimo il volto di ciascuno.
«la prima volta da quando mi sono venute le gambe da orsa comprendo che il mio aspetto fisico non cambia né chi sono né il luogo a cui appartengo»
Un libro stupendo, perché vero, un libro con echi delle tradizioni nordiche, ma percorso da una magia inaspettata e brillante, che mi piacerebbe regalare ad ogni ragazzo di 10 anni che spicca il volo.
P.S. Un’unica osservazione che offro ai lettori che appartengono a famiglie adottive. Yanka - si dice - va alla ricerca della sua “vera” mamma, che non è Mamochka, sua mamma adottiva: una scelta lessicale poco felice, proprio inesatta. Sarebbe interessante vedere in originale quale termine ha utilizzato l’autrice, tuttavia non fatevi frenare da questo dettaglio, perché la storia è un bellissimo viaggio alla ricerca delle origini.