Quella raccontata da Silvia Vecchini in Una foglia è una storia di coraggio, un coraggio differente. Non appena si incomincia a leggere la storia di questa fogliolina, non può non venire in mente un’altra famosa foglia, Bandiera, di Mario Lodi: entrambe accomunate dal destino di cadere in autunno, entrambe con una forte personalità, eppure protagoniste di due scelte estremamente differenti.

È il vento serale dell’autunno a preannunciare alla foglia che il momento non è lontano: «si era fatto di colpo più freddo» e i colori, quelli già svolgevano verso i caldi toni della fine che nel Ginkgo biloba, dove abita la nostra foglia, sono i più belli e caldi di tutto l’anno.

«Per tutto l’albero, a ogni altezza e ramo, le leggende su dove andassero a finire le foglie secche si erano sempre sprecate. Poco più tardi sentì un pizzicore alla base del picciolo. Pensò che poteva lamentarsi… Ma ebbe un’altra idea».

Silvia Vecchini incarna la povertà umana moderna in queste poche righe.

La scelta del coraggio oggi più che mai gioca la sua partita contro l’immobilità del lamento e se quello di Bandiera era il coraggio di chi rimaneva, disposto a lottare contro alle avversità e al dolore della vita, quello di Una foglia è il coraggio di chi sceglie di non avere paura della vita (e della morte) e va, e fa.

«Pensò semplicemente che era bene prendere il vento come si prende un tram… Così, quando arrivò una raffica di vento più forte, lei ci saltò dentro al volo».

In un mondo dove siamo bombardati di immagini che ci illudono di aver visto tutto, prendere e andare, fiduciosi che dietro l’angolo c’è un bene da scoprire, è una rivoluzione. La gialla fogliolina rotola e fa le capriole e incomincia la sua avventura guardando il suo mondo da una diversa prospettiva e poi, lanciata nel giocoso vortice di una ruota di una bicicletta (o di una ruota panoramica), ha l’occasione di parlare di sé e del caldo sole estivo che l’ha colorata.

«Cose nuove, misteriose l’aspettavano. Non sarebbe stata mai sola».

Mani, occhi, becchi, piume, ma anche ferro, lana, acqua, cotone, plastica…

Non era mai stata sola e non lo è mai e non lo è più: a volte i compagni non si scelgono, ma ce li troviamo accanto, compagni inaspettati, ma così perfetti per noi.

Un volo, un viaggio che poteva essere un viaggio turbinoso verso la morte si rivela invece un viaggio di vita, che porta la vita, che dà la vita, di cui consiste la vita.

Silvia Vecchini, conferma la sua capacità di raccontare dei piccoli dettagli della quotidianità e della vita lasciandoli soli a custodire e a raccontare la trama universale della Vita stessa che, celata, ne porta il senso. Con poche parole che si limitano ad indicare.

Daniela Iride Murgia ci regala tavole di una bellezza commovente. Un arcobaleno percorre le tavole già dense di colori e trame geometriche con una pastosità magnetica. Le figure umane condensano una dolcezza che è raro trovare espressa con tale chiarezza: i gesti, gli sguardi, le posture… tutto è naturale mai in posa, e non per niente nessuna delle figure ci guarda, i lettori diventano il vento che pagina dopo pagina con levità spinge la fogliolina lì dove deve andare.

L’ambientazione cittadina con il suo tram (che commozione per me, milanese, abituata agli accoglienti sedili di legno del 33), le sue strade, le sue finestre e i suoi alberi ordinati nei viali è uno sfondo realistico che àncora la storia nella quotidianità vera, dove nasce.  Le texture delle superfici, quasi broccate nei loro ricami, sono un’ulteriore fonte di meraviglia.

Un bellissima storia, vera (e quindi per tutti dai 3 ai 100 anni e oltre).

Una foglia
Silvia Vecchini - Daniela Iride Murgia

30 pagine
Anno: 2017

Prezzo: 18,00 €
ISBN: 9788899136215

Edizioni corsare

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