Il Re Bambino è il primo romanzo di Silvia Fornasari che rinarra la storia della Natività di Gesù, una delle storie più narrate di sempre, tra le quali tuttavia è sempre affascinante cogliere l’accento che ciascun autore sceglie di dare.
In questo libro si intrecciano tre diversi percorsi corrispondenti a tre diverse sezioni: Le due madri, Hinnenì e In viaggio con la stella.
Il primo racconto segue l’arrivo di Giuseppe (Yoseph) e Maria (Myriam) a Betlemme e narra la nascita di Gesù, lo fa con una narrazione in terza persona, esterna, sottolineando la fatica di Myriam e i suoi bisogni fisici più semplici. La Madonna arriva a Betlemme al nono mese di gravidanza, probabilmente verso sera e insieme al marito deve nutrirsi, trovare il banco della registrazione del censimento e cercare un alloggio dove riposare.
Accompagniamo, dunque, questa coppia di sposi tra i mercati, alla ricerca di qualcosa da mangiare, lungo la fila al banco romano e poi alla ricerca di un alloggio che sembra non avere buon esito.
Nel raccontarci di Myriam e Yoseph, l’autrice fa riferimento alla fonte evangelica, ma anche a piene mani dai vangeli apocrifi e alle leggende (che raccontano diffusamente dell'episodio della gatta e di Maria), inoltre aggiunge una cifra personale, ad esempio Yoseph appare un po’ scontroso, forse preoccupato dalla situazione e un po’ esasperato dalla calma serafica di Maria.
Dopo aver fatto fermare il marito diverse volte per comprare del cibo, Myriam completerà l’esasperazione del marito, suggerendogli di seguire una gatta gravida per cercare un riparo.
«“Yoseph, seguiamola da lontano, senza fare rumore”
“Ma che dici? È assurdo mettersi a seguire un gatto!” sbottò il marito.
“[…] anche lei deve partorire […] starà cercando un luogo riparato; se la seguiamo potrebbe condurci…”
“Io non ti capisco, Myriam: e adesso cosa corresti fare?!”
“Voglio andarle dietro, potrebbe essere un segno del cielo”»
Il miracolo della nascita di Gesù avverrà in modo naturale, quasi senza clamore e la balia non avrà fatto in tempo ad arrivare, pure chiamata.
La rivoluzione che questa nascita porta con sé è gentile: i due genitori sono consapevoli dell’incommensurabile miracolo di fronte alla quale si trovano.
«Il bambino giaceva bagnato ai suoi piedi, mentre lei guardava estasiata e sfinita il prodigio che le era accaduto»
La seconda storia invece segue le vicende di una piccola servetta, una figura inedita che non fa parte dei tradizionali personaggi legati alla Natività, una donna analfabeta che si reca da un rabbino, a Betlemme, chiedendogli di trascrivere per lei una storia a cui ha assistito. Hennanì, questo il nome della ragazza, era la serva di Elisabetta (Elishéba), la cugina di Myriam, e nel racconto che offrirà al rabbino ci mostrerà la consapevolezza del miracolo che le nascite dei due cugini (Giovanni e Gesù) preannunciavano e che lei vide.
Più che l’incontro tra le due donne, che viene accennato, è il miracolo che fa tornare la parola a Zaccaria (Zekaryah) e il suo biblico cantico, ad aver colpito la ragazza.
In questa narrazione non manca ancora un tratto di realismo che si traduce nel dispregio dell’uomo di lettere di fronte alla donna, una donna analfabeta, alla cui storia egli non crede e che quindi caccerà via quasi in malo modo.
«“Non c’è nulla di convincente in ciò che mi hai raccontato, serva! E ora basta, è davvero tardi. Hai abusato della mia pazienza! Vai via e non farti più vedere!”»
Sarà un’altra donna, la moglie del rabbino, a suggerire una posizione diversa e a spingere l’uomo a dirigersi là, dove proprio in quella notte, una stella brilla misteriosamente. Anche Hennanì ha raggiunto la stalla e l’accoglienza per entrambi sarà a braccia aperte.
L’ultima storia, la più lunga e scandita in diverse tappe (14 capitoletti), è invece dedicata al racconto di due viaggi che si intrecciano: il viaggio del Mobadh (sacerdote o magio) Arèf, che sta seguendo una stella luminosa, e quella di un governatore, Hàdi, affascinato dalla medesima stella e deciso seguirla, per uno scopo preciso e personale.
Se per il primo la ricerca ha un valore religioso forte, per il secondo il viaggio è la ricerca di un miracolo: il governatore, infatti, ha un figlio muto e, come sapete, nell’antichità qualsiasi menomazione fisica era quasi un’onta personale.
Ancora una volta il realismo dell’autrice spiazza, perché il governatore - che di fatto è figura di uno dei Magi - è un uomo dal carattere rude, scortese, a tratti borioso. L’intrecciarsi del viaggio con quello del sacerdote lo mette di fronte alla richiesta di un cambiamento, soprattutto nel comportamento con il proprio figlio.
Il viaggio dietro la stella si connota come un viaggio di consapevolezza personale e il miracolo, che effettivamente avverrà di fronte al Bambino nella stalla, lascia la domanda se il miracolo più grande sia la voce di Soheil o il cambiamento di suo padre.
Il libro è completamente scritto, appaiono solo sei illustrazioni di Letizia Iannaccone che aprono le tre sezioni e le chiudono, non ci sono rappresentazione della Natività, ma scene tratte quasi nel mentre dello svolgersi dell’azione. La scrittura è scorrevole, precisa semplice. C’è un rispetto e un tono devoto e stupito nel raccontare di questo grande miracolo, ma anche un’attenzione alla costruzione dei personaggi che non sono semplicemente stereotipati e anche una volontà di inserire all’interno della grande narrazione, alcuni elementi di originalità tratti dalle fonti devozionali e artistiche (Soheil arriverà con un cardellino la cui simbologia cristologica è nota).
Il libro ha in totale 29 capitoletti (9+6+14): se volete potete raggrupparli per farvi accompagnare fino a Natale!
La lettura è per bambini dai 4-5 anni.