L’approdo di Shaun Tan è il capolavoro di questo autore australiano che torna nelle librerie con un’edizione di lusso, con bozzetti e testi di approfondimento sul lavoro compositivo in onore del 15º anniversario di questo caposaldo della letteratura illustrata.
Il titolo, L’approdo, ci racconta di un viaggio, ma in modo molto interessante ci mostra come quello che noi consideriamo spesso la meta dello spostamento, non è altro che l’inizio di una più grande avventura.
Questa graphic novel senza parole, illustrata in modo magistrale, sulla falsariga delle grandi migrazioni europee verso gli Stati Uniti nei primi decenni del Novecento, ci racconta della partenza di un uomo che lascia la sua famiglia, il suo mondo, i suoi orizzonti, le sue abitudini, lascia un mondo che immaginiamo minacciato dalla guerra, metaforicamente rappresentata da un drago serpiforme che striscia e avvolge tra le sue spire le case.
Il suo viaggio in nave, sotto cieli e nuvole che possono riempire quasi un catalogo, giunge a destinazione, approda, ma è da quel momento che - capiamo - nasce, parte, incomincia un nuovo più pericoloso e spaventoso viaggio, quello che far parte di un nuovo mondo.
Il luogo in cui arriva il nostro protagonista insieme ad altre centinaia di persone è un mondo che sembra veramente qualcosa d’altro, qualcosa di impensabile e di mai visto e, sebbene le statue che sanciscono il varco al porto testimonino amicizia, quello che incontriamo che incontra il nostro protagonista è innanzitutto straniante.
È spaesante immedesimarsi nel protagonista che viene guardato, etichettato, esaminato, interpellato in una lingua sconosciuta: come lui proviamo in prima persona paura, sconforto, frustrazione.
L’autore racconta come la scelta del silenzio - cioè di della progettazione del libro come silentbook - sia stata legata al desiderio che aveva di far immedesimare i propri lettori in questo senso di estraneità profondissima ed incomprensione del nuovo mondo.
Lettere, all’apparenza senza un significato, riferimenti e codici culturali incomprensibili, gesti illegibili… come muoversi? Cosa fare? E come sopravvivere? Da dove incominciare? Come conquistare quella speranza e quel posto promesso? Come preparare il posto per una famiglia lasciata lontano, in pericolo?
Sembra tutto troppo grande e grandi pagine, brulicanti di strade, mezzi di trasporto, statue, palazzi sembrano inghiottire tutto lo spazio e quasi non sappiamo dove si trovi il nostro protagonista. Il senso di scoramento è viscerale.
Come piccole istantanee che il cervello e lo sguardo del nostro protagonista registra, le immagini in bianco e nero - o meglio in bianco e in torni ora grigi ora marroni ora aranciati - si raccolgono in cataloghi ordinati di vignette: tante scene di vita quotidiane che sembrano riconoscibili, ma che in fondo rimangono sempre inquietanti per alcuni dettagli che ribadiscono la nostra lontananza estraneità.
Conchiglie Nautilis che camminano per le strade, uova pesantissime grandi quasi come un uomo, strani uccelli dalla faccia lucertiforme, bolle sospese luminose che sembrano fiocchi di neve ma che in realtà chissà cosa sono e poi tanti simboli incomprensibili...
Poi una mano rompe la distanza, una mano tesa che diventa la possibilità di un aiuto, un “ti aiuto io” e così il nostro protagonista trova un alloggio è un amico dall’aspetto quantomai inaspettato.
La memoria, l’intimità, il ricordo di chi è stato lasciato e dei gesti caldi che hanno accompagnato questo doloroso allontanamento sono il motore per cui, dal giorno dopo, l’uomo ritorna in questo mondo alieno alla ricerca di un suo posto e alla ricerca di un posto per i suoi cari. Tante storie si intrecceranno tra queste pagine, tante quanti incontri. Tante offerte, tante scoperte, cibo nuovo, racconti di guerra e paura… i bagagli del “prima” che tutte le persone che sono approdate in questo mondo nuovo portano con sé e che diventano l’occasione per accogliere e accompagnare un’altra storia che incomincia.
Eppure ci sono anche tante incomprensioni, tanti tentativi falliti, tanti sbagli, tanti errori però le storie e la memoria permettono il crearsi di uno spazio comune dove accanto alla morte e alla paura c’è anche il riscatto e la speranza.
Si fa fatica a leggere tutto il romanzo d’un fiato, è necessario il cordoncino segnalibro che accompagna la lettura - già per altro suddivisa già in capitoli - perché ognuno possa godersi piano piano le singole vignette, gli scorci vastissimi, le sequenze poetiche o gli stupendi gli intermezzi che mostrano paesaggi, ma anche il semplice mutare di piccole forme di vita.
Poi un giorno, arriva il giorno del ricongiungimento, ma anche allora l’approdo della famiglia e il ricongiungimento non è la fine del viaggio, ma un nuovo ulteriore inizio, un inizio insieme con volti nuovi e dove la confidenza umana e l’empatia diventano lo spazio in cui coltivare la speranza.
Vale la pena mio avviso comprare questa edizione celebrativa perché i documenti che vengono allegati alla fine sono preziosissimi per una comprensione profonda dell’opera: dalla documentazione dello studio sulle foto degli immigrati europei custodite negli archivi di Ellis Island, agli spazi e alle procedure di accoglienza, dalle condizioni dei viaggi sui transatlantici, così come gli scorci delle città nel boom dello sviluppo industriale.
Tutte queste suggestioni, intrecciate all’arte e alla letteratura concorrono alla creazione di un mondo all’apparenza ostile incomprensibile ma decifrato brano brano dal protagonista e da chi vi abita.
Straniante e interessantissimo anche il lavoro svolto nella costruzione della lingua: immaginatevi di fronte a una scrittura incomprensibile, voi, alfabetizzati adulti. Quanto smarrimento!
E poi la cura nel lavoro di progettazione degli animali, del mondo alieno, degli alloggi, degli interni, delle scene familiari, dello studio della flora e della fauna…
In fondo, quando si chiude il libro e si osservano quei volti ritratti quasi in fototessere, nei risguardi, segnati da chissà quante storie e da chissà quali dolori e aspettative si percepisce come la storia ci renda innanzitutto esseri umani che desiderano, nella diversità e nella peculiarità di ciascuno, solo essere felici.
«Forse appartenere significa proprio questo, oltre all’esigenza di capire, comprendere o adattarsi a un luogo: è il legame di sentimenti e significati sinceri con un mondo essenzialmente misterioso»