La diversità crea contraccolpi più o meno celati, e non sto per forza parlando di diversità abissali, anche il trascurabile modo di fare diverso raggiunge i radar della propria persona come qualcosa di fastidiosamente urtante, perché è sempre inizialmente percepita come qualcosa che si allontana da una normalità, rappresentata da sé. Quando poi parliamo di differenze evidenti, spiccanti, anche chi con amore accetta l’unicità dell’altro – che ama – spesso inizialmente fa fatica a togliere dagli occhi la lente attraverso cui vede l’altro.

Spesso la tentazione è quella di nascondersi dietro un ostentata bandiera di normalità che però non tiene conto dell’unicità innegabile dell’altro che tutti vedono.

I due libri di oggi, invece, raccontano questo iniziale momento di presa d’atto, ma anche del percorso di ciascuno per superare questa empasse iniziale ed accettare che l’altro non sia semplicemente un amato diverso ma  che sia semplicemente lui.

Entrambi i testi sono stati scritti, per una curiosa coincidenza, nel 2017 da due autori molto lontani e diversi.

Katinka e la sua coda è a firma di uno dei pilastri della letteratura per l’infanzia, Judith Kerr, il secondo testo invece, Crocrò è di Sthéphane Servant, giovane autore francese.

Accolti da un’ambientazione inglese e attraverso una protagonista abbastanza inusuale per una storia per l’infanzia (una signora anziana!), ascoltiamo la storia di Katinka, una gatta bianca, completamente bianca ma con la coda tigrata. 

L’anziana padrona di lei dice: 

«questa è la mia gatta Katinka è una adorabile normalissima gattina».

Questa iniziale dichiarazione tuttavia smentita dalle pagine successive che testimoniano la curiosità che la gatta desta in chi la incontra.

Eppure la vita della vecchia signora e della sua gattina è del tutto ordinaria, piena di momenti di condivisione, di giochi, mestieri, spese, regali felini…

Questa gattina adorabile è davvero normalissima e semplicemente ordinaria o è qualcos’altro?

La risposta a questo interrogativo arriva una notte: nel cuore della notte la nostra protagonista si sveglia a causa di un grande starnuto e quel che vede al piano di sotto è qualcosa di straordinario.

«La strada era piena di animali che le correvano dietro [a Katinka ndr.]» 

La vecchia signora segue il branco di animali fino al bosco:

«Quando sono arrivati al bosco, sono scomparsi tutti quanti, e io sono rimasta sola nel buio. Ma poi ho notato un bagliore tra gli alberi e non crederete mai a ciò che ho visto»

Questa esperienza o questo sogno cambiano radicalmente il modo di guardare Katinka che si trasforma in un’accettazione che non è più solo la battaglia per la difesa della normalità della gatta, è amare lei.

«Ora quando la gente mi chiede di Katinka rispondo: “È un’adorabile normalissima gattina.” E poi aggiungo: “Tranne che per la coda, si intende”»

La storia, lungi dall’essere un trattato sulla diversità, è piena una vita quotidiana autentica con i suoi risvolti spassose, le sue componenti magiche, i suoi topi lunari… eppure il percorso di crescita della protagonista è significativo: la straordinarietà di Katinka viene accettata, questa volta veramente.

Più diretto e forse più incline prendere in considerazione il dolore che spesso si associa alla presa d’atto della diversità è Crocrò.

«Crocrò era un coniglio quanto bizzarro. Non aveva le tipiche lunghe orecchie bianche. Anzi non le aveva proprio. Non aveva nemmeno la classica coda batuffolo. Anzi non l’aveva proprio. Non aveva neppure il solito musetto da coniglio. Il suo era stranissimo, con un enorme bocca al centro»

In questa famiglia bianca perfetta e dalla bocca così borghesemente stretta che quasi non si intravede, arriva dunque un bimbetto il cui sorriso si vede ancor prima di tutto il resto.

I genitori inizialmente sgranano gli occhi ma, dice il testo, in modo molto diretto:

«papà coniglio ci mise un attimo ad amare il suo Crocrò così com’era.»

Ancora una volta la diversità è esperita inizialmente attraverso i commenti, le domande e gli sguardi degli altri che vedono immediatamente la diversità di questo figlio.

«È vero che Crocrò era diverso dagli altri conigli, ma ciò non impediva ai genitori di amarlo incondizionatamente. Perché un figlio con o senza orecchie e coda, è sempre un figlio»

L’amore dei genitori è ribadito costantemente e la serenità del piccolo coniglio dalla faccia da ranocchio è evidente negli allegri quadri familiari si susseguono nelle pagine. L’ingresso tuttavia nella società e quindi nella scuola chiede però una presa di coscienza ulteriore.

Quell’amore incondizionato era una reale accettazione del figlio così com’era o solo una ferrea presa di posizione?

Certo il dolore del bambino, il fatto che venga emarginato, forse preso in giro per la sua incapacità di comunicare, vengono amplificati nei cuore dei genitori e quando il piccolo Crocrò cercherà in un modo per assomigliare alla normalità questi si spezzeranno.

«E un giorno le risate degli altri non lo divertirono più»

In quel momento i genitori cercano una soluzione, vanno dal medico, rintracciamo principesse che possano trasformarlo…ma nulla la cambia

È un’accettazione del sé e della propria identità, del proprio essere così com’è che determina la svolta. Questa passaggio che non è narrativamente molto approfondita se non come un rispecchiarsi di Crocrò nella luna ha però l’effetto di pacificare il cuore di questo bambino e quindi di tutti coloro che gli stanno intorno,

«“La luna, lassù, è sola come me,” pensò Crocrò, “eppure ciò non le impedisce di danzare di sorridere. Ed è per questo che le stelle attorno a lei brillano. La luna danza per rendere il cielo più bello”»

Anche in questo caso la diversità chiede di passare dallo stato di “giudizio” a quello di esperienza verso una gioiosa accettazione di sé.

Due storie diversamente provocanti, su un tema che tocca l’unicità di ciascuno e non “gli altri”.

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