Ragionavo recentemente, all’interno di un gruppo di lavoro sulla narrazione per immagini (silentbook), su come sia sempre più raro trovare storie che riescano ad intrecciare, grazie alle sole immagini, piani narrativi molteplici, donando alla storia una profondità, un ordito che si intrecci alla trama.
Può essere una grande tentazione per un illustratore che riconosca le proprie doti pensare di riuscire a “scrivere” un silentbook, pensando che, in fondo, trattasi solamente di disporre in una sequenza le immagini.
Il risultato di questa mancata riflessione sulla narrazione porta spesso a confrontarsi con silentbook piatti, didascalici e completamente privi di una componente narrativa e letteraria. Questo, a maggior ragione, accade quando il lettore presupposto è un bambino piccolo che – si immagina – non sia capace di leggere o comprendere storie che vadano aldilà di una giustapposizione di immagini.
È veramente così?
Queste criticità rispondono chiaramente ad un fraintendimento della narrazione per immagini: gli adulti stentano a comprendere una storia senza parole, sentono tutto il disagio di doverle trovare, non concependo come possibile che questi libri pretendano una collaborazione del lettore nella ricostruzione del senso. I bambini invece, più allenati a ricercare il senso delle cose, amano molto i silentbook – quanto più sanno essere sfidanti! – perché si rivelano come grandi spazi di libertà, di lettura, di immaginazione dove il lettore può essere protagonista.
È proprio intorno a questo meccanismo di ricerca del senso che nasce la possibilità di offrire una storia interessante: oggi i libri con e senza parole spesso offrono interpretazioni premasticate, significati dichiarati, finalità esplicite, senza che il lettore debba fare nient’altro che assistere.
Un esempio molto interessante della capacità di raccontare storie ai più piccoli con il solo strumento delle immagini è rappresentato dalla collana Senza parole di Attilio.
Tutti e quattro i silentbook, presenti nel catalogo Lapis a firma dell’autore ligure, mostrano caratteristiche tali per cui il lettore si sente chiamato in causa nella lettura, nella scoperta, nel racconto di queste storie, anche se i lettori ideali sono molto piccoli.
Meglio insieme racconta la storia di un cucciolo di cane che viene scelto e portato a casa come regalo per un bambino. Attilio sceglie di raccontarci questa storia a partire dal punto di vista del cane: gli umani sono sempre mostrati solo per quanto lo sguardo dell’animale permetta. Vediamo le gambe, le mani… Questo invita ad una immedesimazione che chiede non solo di identificare la sequenza narrativa, ma di immedesimarsi nelle sensazioni e delle esperienze anche sensoriali del protagonista, condizione necessaria per comprendere gli snodi della storia.
Il punto di vista bambino torna in Buonanotte Orsetto! che è tutto tranne una classica storia per addormentarsi. Una mano di mamma appare infatti per strappare l’orsetto sporchissimo (!) dal letto di un bambino che già dorme profondamente. Cosa farà il pupazzo per riconquistare il diritto a dormire con il suo bambino?
La lettura immedesimata si declina anche in due storie di animali. In Mau e Bau, un gatto è costretto a rifugiarsi in una cantina, rincorso da un cane prepotente. Le scoperte più o meno sconvolgenti lo porteranno a ribellarsi…
In Pio pio bau bau la storia racconta del viaggio di un pulcino alla ricerca della propria identità: questa riflessione è scandita dal confronto con gli altri animali della fattoria e i loro versi (onomatopee) che, nella singolarità di ciascuno, diventano la possibilità di una espressione personale e un riconoscimento di sé.
Attilio mostra di saper usare il punto di vista, i movimenti dei personaggi, il contesto, la descrizione mimetica delle espressioni non in modo giustapposto, ma creando all’interno delle pagine quello che si riconosce come un ordito e che scardina le sequenze “mono-interpretative” che si offrono ai più piccoli.
C’è un fiducia profonda nell’infanzia: sono tanti, ad esempio, i perché inespressi che raggiungono il lettore e pretendono una interpretazione e non solo una descrizione delle immagini.
Perché il gatto torna dal cane? Perché il cagnolino era triste? Perché il pulcino si allontana dai fratelli? Perché l’orsetto va a farsi il bagno?
Il tutto declinato in un alfabeto illustrativo perfetto per i più piccoli: le forme geometriche, gli sfondi bianchi, la direzione del movimento, l’uso del taglio della pagina, la riconoscibilità dei dettagli pur in una varietà mai banale…
Credo che questi libri siano dei perfetti compagni per bambini piccoli (dai due anni), libri che offrono la possibilità di pensarsi e di esprimersi fuori dalle rotte decodificate entro cui spesso si desidera far viaggiare i bambini grazie alle storie che si raccontano loro.