* Resoconto a cura di Federica - Piccoli Cipressi
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Vi siete mai accorti di quanti orsi e orsetti sia abitata la letteratura per l’infanzia? Piccoli o grandi, teneri o scontrosi, dalle sembianze umanizzate o ancora custodi del proprio istinto animalesco.
La quantità di racconti e albi illustrati su questo nobile e silenzioso animale è tale che una bibliografia dedicata avrebbe certamente una mole considerevole.
Ma cosa conquista così tanto di questi solitari animali? La loro mole, seppur riesca ad incutere un certo timore, è allo stesso tempo simbolo di protezione in alcune culture. E non ci sono forse milioni di bimbi nel mondo che hanno un teddybear come compagno di nanna e giochi?
Animali dallo sguardo intenso, quasi umano, che nella letteratura per l’infanzia hanno spesso perso il loro aspetto più selvaggio per far spazio ad un orso sensibile, emotivo e a tratti goffo e bonaccione.
E quindi partite con me, nel viaggio che insieme alle mie compagne del gruppo di lettura abbiamo intrapreso alla scoperta di alcuni degli orsi protagonisti di pagine scritte e illustrate.
Il nostro cammino inizia in terre lontane dalle nostre.
Vi narro di Yukie e l’orso, un albo illustrato edito da Kira kira che racconta la storia dell’antico popolo giapponese degli Ainu. Nella loro cultura lo spirito degli orsi ricopriva il fondamentale ruolo di protettore e il culto animista si realizzava attraverso la cura di un cucciolo da parte di tutta la tribù. Yukie nasce la stessa notte in cui arriva un nuovo piccolo e i loro spiriti si fanno compagnia nel crescere.
Compagnia e protezione sono i temi ricorrenti di un altro meraviglioso albo, finalmente arrivato in Italia grazie a Camelozampa. L’orso di Raymond Briggs è il corposo racconto illustrato dell’amicizia tra la piccola Tilly e il suo orsacchiotto, che nella notte si trasforma in un orso polare in carne e ossa. L’entusiasmo della sorpresa e la gioia nell’avere un enorme peluche vivente lasciano però spazio alla dura realtà: il suo compagno di giochi è troppo ingombrante, sbatte ovunque e fa anche una marea di cacca!! Tilly però non si lascia sopraffare dai difetti dell’orso e anzi gode ogni sera del morbido senso di sicurezza che i suoi abbracci le donano.
Una storia di rara dolcezza che racconta un sogno di tanti bimbi: chi non ha mai desiderato da piccolo che il proprio peluche si trasformasse in un animale reale?
Nella storia della letteratura per l’infanzia c’è un altro tenero e dolce orsacchiotto di peluche che prende vita: Winnie Puh. Le sue avventure nascono dai racconti serali che A.A Milne dedicava al figlio Christopher Robin, per poi approdare anche nelle case di milioni di piccoli lettori. Ma quando compare per la prima volta questo goffo orsetto color miele? Pochi sanno che qualche anno prima dell’uscita del primo libro, Milne pubblicò una raccolta di filastrocche intitolata Quando eravamo davvero giovani. Ed è quasi alla fine del libro che entra in scena l’orso, che ancora non porta il nome che lo renderà celebre, ma ha già in sé tutte le caratteristiche che conquisteranno tanti lettori: piccolo, un po’ panciuto e pasticcione.
Winnie puh, un nome che non nasce per caso. L’orso di pezza lo condivide con un’orsa bruna che negli anni ’20 abitava lo zoo di Londra e che Christopher Robin andava spesso a visitare col padre. La sua incredibile storia e il legame che poi avrà con l’orsacchiotto è magistralmente raccontata in La vera storia dell’orso Winnie. Un albo illustrato in cui l’autore riesce a tenere agganciato il lettore dall’inizio alla fine attraverso una narrazione quasi magnetica, intensa e ricca di dialoghi e particolari indimenticabili; ma grande menzione d’onore va anche all’illustratrice che col suo tratto riesce a trasmettere le emozioni dei protagonisti, sia animali che umani. Una storia che merita di essere letta e raccontata.
Ancora di teneri orsi che, pur abitando ancora nel loro habitat, sono rappresentati come animali totalmente mancanti dei loro tratti selvaggi.
Vi presento Piuma, un cucciolo di orso polare nato dalla penna di Hans de Beer, che seguiamo nelle sue giornate al polo nord alla ricerca di nuovi amici. Li troverà, e dalle provenienze più disparate, perché dove si è mai visto un orso polare amico di una tigre della giungla!
Ancora amicizia e orsi polari in un albo tedesco, scritto e illustrato da una coppia giapponese, purtroppo non ancora arrivato in terra italiana, intitolato Bist Der Fruhling; è la storia di un cucciolo di coniglio che aspetta in trepidante attesa la primavera e di un solitario e ramingo orso che lo porterà con sé ad incontrare questa misteriosa stagione che il cucciolo non ha ancora conosciuto.
Dai boschi innevati pronti al risveglio primaverile, a quelli in procinto di cadere nel lungo letargo invernale. Orso ha una storia da raccontare è un albo illustrato magico e delicato che trasporta il lettore nel mondo dell’attesa e della lentezza, in compagnia di un grande orso bruno un po’ smemorato che ha un desiderio impellente da esaudire. Un inno alla lentezza e all’ascolto, accompagnato da delicate illustrazioni immerse in un mare di pagine bianche.
Orsi protagonisti di storie non sense ed esilaranti che si trovano a dover gestire situazioni più umane che animali. Ce ne sono tanti quanti quelli teneri e coccolosi di cui vi ho parlato finora.
In L’orso che non c’era incontriamo un orso coi pantaloni attanagliato da un dubbio esistenziale: chi sono? Chi ero e cosa sarò? Un dubbio filosofico certamente bizzarro per un animale il cui unico dilemma dovrebbe essere la scelta di quale salmone catturare nel fiume! Ma Wolf Erlbruch non è nuovo nel creare storie dell’assurdo con risultati eccellenti.
E sempre nel bislacco rimaniamo con Voglio il mio cappello, in cui un orso è alla spasmodica ricerca del suo cappello. La fine è tragica, non per il protagonista eh, quanto spassosa e impercettibilmente splatter. Questo albo fa parte di una trilogia, sempre con animali alla ricerca di perduti capelli.
Pantaloni, cappelli e se vi raccontassi di un orso che ha preso le sue mutande? Le mutande di orso bianco è uno di quei libri tanto semplici quanto originali che ha un successo assicurato: pagine fustellate, illustrazioni coloratissime e l’effetto sorpresa sempre lì ad aspettare il lettore.
Tra i libri che donano grasse risate, spesso gli orsi sono rappresentati come tipi scorbutici e solitari, desiderosi solo di quiete e silenzio e che per fortuna o purtroppo non riescono ad esaudire i propri desideri.
Ne sono un esempio Buonanotte! e Ti voglio bene, due libri nati dal duo Jory John-Benji Davies. Protagonisti sono Orso e Anatra, una coppia di amici ben assortita, la cui quotidiana convivenza è tragicomica. Orso vorrebbe passare le sue giornate, e nottate, in completo relax mentre Anatra lo trascina senza sosta da un passatempo all’altro. Due albi pieni di spassosa ironia perfetti per una lettura animata, e state certi che le risate dei bimbi vi sommergeranno.
Se dovessimo consegnare un premio come miglior scorbutico, sicuramente andrebbe all’orso di Cinque Vicini molto invadenti. Abituato a vivere da solo nel bosco, nella sua ordinata casetta di legno, non prende per niente bene l’arrivo di una rumorosa e invadente famiglia di conigli. La sua è però una solitudine apparente, perché nelle tavole illustrate compare sempre un topolino che non viene però mai citato nel testo.
La storia, che si dipana tra le insistenti intrusioni dei vicini e la malcelata intolleranza dell’orso, è un climax ascendente di emozioni. Lo scoppio di rabbia del solitario plantigrado dà uno scatto repentino al ritmo di lettura e il gigantesco faccione adirato dell’orso lascia il lettore alquanto sbalordito e perché no intimorito. Il finale è un classico lieto fine, ma non vi lasciate illudere perché Orso non perde completamente il suo temperamento. Una nota a margine per i risguardi, troppo spesso tralasciati: sono brulicanti di dettagli e occhio al quadretto ricamato.
Nel panorama letterario ci sono orsi che hanno perso quasi completamente ogni loro carattere bestiale e, pur mantenendo le loro sembianze, si comportano come esseri umani. C’è Orsacchiotto, protagonista di una serie di brevi racconti scritti da Else Helmunde Minarik e illustrato da nientedimeno che Maurice Sendak. Le quotidiane avventure di questo tenero cucciolo potrebbero essere quelle vissute da tanti altri bimbi suoi coetanei: Orsacchiotto vive in una casa fatta di mattoni e gioca a fare l’astronauta, aspetta che il papà torni da lavoro per giocare con lui e a volte bisticcia con gli altri suoi amici animali; insomma un bimbo, anche se orso, come tutti. Anche Orsetto, protagonista di Una canzone da orsi (vincitore del premio Andersen 2014) e Pupupidù, lascia la sua tana per approdare nel mondo degli uomini. Nei due albi illustrati, l’autore Benjamin Chaud dà vita ad un brulicante scenario ricco di particolari e personaggi e oggetti. L’occhio si perde, e si sente anche un po’ perso, in questi avventurosi viaggi in compagnia di un Orsetto che anche in questo caso potrebbe prendere le sembianze di un bimbo da un momento all’altro.
Altri cuccioli, questa volta raccontati in compagnia dei loro genitori: un filone di narrativa per l’infanzia che negli ultimi anni ha preso abbastanza piede.
Ci sono Piccola Orsa in compagnia della sua mamma, rappresentate con illustrazioni in bianco e nero e con vivida precisione. Un albo che è un tuffo nella natura e nella bellezza di scenari mozzafiato e racconta l’intimo e solitario legame tra una madre e la sua cucciola. Un dato salta subito all’attenzione di chi legge sia l’edizione originale che quella in italiano: mentre nella prima il cucciolo è un maschio, in quella nostrana il piccolo orso cambia sesso e diventa una femmina. Viene da chiedersi perché in sede di traduzione ci sia stato questo passaggio.
La saggezza è il carattere dominante della mamma di Domani farà bello, un intenso e malinconico racconto con protagonisti due orsi polari. Una favola moderna dallo spirito ecologista, in cui il lettore accompagna la coppia in un tortuoso viaggio di ritorno e nel frattempo pone l’attenzione sulle devastanti conseguenze del cambiamento climatico. Ma come preannuncia già il titolo, il finale è latore di un messaggio di positività.
Non solo mamme, ma anche un paio di papà orso. Forse il più noto è quello raccontato da Marielle D’Allance, un padre premuroso sempre pronto a sostenere il suo piccolo. E altrettanto fa il papà orso di Chi vuole un abbraccio? Dove il cucciolo, dispensatore di abbracci, incontra una folta schiera di animali, non tutti però così propensi nel condividere il proprio calore.
In questo lungo viaggio abbiamo incontrato tanti orsi, e finora tutti amabili e affettuosi, a volte sì scontrosi ma mai mai tali da incutere paura o timore. Possibile che la letteratura per l’infanzia abbia completamente cancellato ogni loro tratto di ferinità? Non del tutto vero.
Ci sono ancora racconti in cui gli orsi conservano tutta la loro bestialità e ho deciso di parlarvene partendo da una storia dedicata ai più piccoli per poi salire su su con l’età.
Se incontrassi un orso, ultima uscita dei geniali tipi di Minibombo, è un divertentissimo albo che racchiude tutti gli stereotipi che gli orsi si portano dietro e poi spariglia le carte con un finale a sorpresa.
Da una novità ad un classico della favola russa, con la raccolta della Bur intitolata Masha e orso e altre fiabe. Lo so, appena avete letto il titolo vi sarà sicuramente comparsa davanti agli occhi quella petulante bimbetta del cartone animato che spopola tra i piccoli e piccolissimi. Ecco date un bel colpo di spugna, perché adesso vi presento gli unici e inimitabili Masha e Orso. Lei è un tipetto furbetto a cui piace girovagare senza tener conto delle raccomandazioni dei nonni, mentre lui è beh un orso in tutto e per tutto, quindi grande peloso e pauroso. Un tranquillo pomeriggio dedicato alla raccolta di funghi si trasforma per Masha in una prigionia, e proprio a causa del suo spirito intraprendente si ritrova ad essere serva dell’orso. La bimba però non si fa prendere dallo sconforto e medita un intelligente piano di libertà, mettendo nel sacco la belva pelosa.
Dalle steppe russe facciamo un salto in terra sassone per incontrare una famiglia di orsi e una timorosa bimba dai boccoli biondi. L’edizione di Riccioli d’oro e i tre orsi di cui vi parlo è quella curata da Steven Guarnaccia, designer di fama che ha deciso di illustrare questa classica favola donandole un’atmosfera contemporanea. I personaggi, orsi compresi, sembrano appena usciti da un ritrovo hipster e tutti gli arredi sono un omaggio al design internazionale diventato di culto. Perché le favole sanno nascondere egregiamente e con gran classe le centinaia di anni che hanno sulle spalle.
Chiudo questo ultimo capitolo dedicato agli orsi bestiali, con un romanzo di formazione per ragazzi che fonda le sue radici nel fiabesco e nel mistico da cui eravamo partiti per questo lungo viaggio.
anka è una ragazzina che vive ai confini della foresta ed è la protagonista di La ragazza degli orsi. Gli animali, i suoni, gli odori dei boschi esercitano in lei un’irresistibile forza magnetica e, anche se la madre adottiva cerca di proteggerla dai pericoli, l’istinto animalesco che è dentro di lei alla fine riaffiora prepotente. La metamorfosi da ragazza ad elegante orsa sarà solo il principio del lungo cammino alla ricerca di sé stessa.
Spiriti protettori, fidati amici, protagonisti di avventure surreali o dal temperamento intollerante e bestiale. Tanti orsi abbiamo incontrato finora, e di altrettanti ci sarebbe da narrare.
Ma che animale è veramente l’orso? Dove vive, quali sono le sue abitudini e a che specie appartiene?
Concludo questo mio luungo pellegrinaggio di parole con un libro divulgativo: Conosci la natura: l’orso. Per conoscere questo animale non solo attraverso le sue raffigurazioni letterarie, ma anche nella sua veridicità.
E per chi è riuscito ad arrivare fino a qui, grazie.
Alla prossima,
Federica alias Piccoli cipressi
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