In questi giorni studiavo e ricercavo biografie illustrate significative, da portare al gruppo di lettura in presenza che tengo a Seregno, e mi domandavo che cosa rendesse interessante leggere e osservare scorci della vita di qualcun altro.
Ciò che accomuna spesso le biografie è la celebrazione di una realizzazione che il mondo riconosce, in modo semplificato, come un successo.
Ciò che affascina me, invece, in queste narrazioni è scoprire come ciascuna persona abbia messo a frutto i suoi talenti e abbia lottato con la sua libertà per essere felice, qualsiasi sia la forma - non ha caso ho studiato ho condotto uno studio quinquennale sulle agiografie settecentesche.
Aldilà di qualsiasi consacrazione del mondo è il percorso di libertà e di ricerca di felicità che fa grande una persona e la rende ispirante al di là del fatto che sia maschio o femmina, medico o pensatore.
Riesce magistralmente e drammaticamente a raccontarci una di queste vite Le ali di Berta scritto e illustrato da Sara Lundberg
La biografia di questa artista svedese, famosissima in patria come una delle più significative artiste espressioniste, è ricostruita meticolosamente grazie ai diari, le opere e le lettere della protagonista.
Una ricostruzione fatta anche attraverso le opere pittoriche stesse dell’artista svedese, perché la biografia illustrata riproduce, cita e compone disegni della Hansson e la riflessione dell’autrice e illustratrice.
Berta è una terzogenita di una famiglia contadina, vive in un piccolo paese in Svezia, negli anni ’20 del Novecento e, in quanto donna, sembra avere un destino già segnato, quello di diventare pilastro dell’economia familiare come sostegno ad un futuro marito.
La situazione di Berta è comune, ma è anche particolare: la mamma, malata di tisi, è costretto a letto e ciò le impedisce ogni partecipazione alla vita familiare. Berta per un’inclinazione personale e per sostegno alla sua mamma disegna, trova nell’arte il sollievo che cerca nella angustia e nell’apparente monotonia del suo orizzonte.
Berta disegna ciò da cui è circondata: il mondo naturale, le sue mucche, i prati, gli uccelli e poi le persone che compongono la sua vita.
Non c’è cattiveria nel destino, in quegli anni le donne spesso non avevano desideri diversi da quelli di accudire un focolare domestico, Berta però è diversa e quando la sua mamma muore dolorosamente ne diviene consapevole.
«Che importanza hanno le cose che faccio con le mie mani? […] Morirò, proprio come mamma. Morirò se resto qui»
Con la casa affidata alle sue cure, rimane iconico l’episodio della zuppa di piselli bruciata: Berta disinteressandosi della pietanza sul fuoco, grida a suo padre per come ne è capace, il suo dolore e il suo desiderio di un’altra vita.
Oltre la retorica che vuole le donne sole contro il mondo, la storia di Berta ci racconta invece gli adulti amorevoli e incoraggianti: la madre in primo luogo, lo zio contadino “matto” e poi il colto dottore… lo stesso padre che, in barba ai condizionamenti culturali e alle sue stesse convinzioni, alla fine intuisce che la felicità della figlia sta nel lasciare casa e la sostiene.
Il dottore con la casa piena di dipinti, la mamma, il padre è come si accompagnassero idealmente Berta alla scoperta di una strada fatta per lei.
«Sento un formicolio in tutto il corpo. Ho voglia di disegnare. Di mettere tutto sulla carta. Per non dimenticarmi niente. Andrò via, non riesco a crederci! Fa paura. Sono un po’ spaventata. Ma andrà tutto bene. Perché c’è un uccellino in me che ha bisogno di volare dove vuole»
La strada non sarà piana da qui in avanti, la narrazione però si interrompe e nella biografia che troviamo in appendice scopriamo come la vita rimase comunque dura per Berta. Riuscì a studiare, insegnò per anni come maestra, ma fu anche colpita da molti lutti… poi l’incontro con un’altra donna eccezionale che crede in lei e le permette di dedicarsi all’arte.
Il racconto è stupefacente sia per l’attenzione filologica ai testi originali, che la narrazione in prima persona rende trasparenti, ma anche per le toccanti immagini che Sara Lundberg riesce con il suo talento a regalare a questa storia. Immagini pittoriche, intime, sospese, ma capaci ugualmente di parlare di carne, sangue, dolore, desiderio, tenacia semplicemente attraverso gesti, mani, sguardi.
Una storia toccante.