In questi giorni tante persone che si occupano di letteratura per l’infanzia stanno spendendo parole, opinioni e giudizi intorno ad una questione molto seria che riguarda le traduzioni di Roald Dahl. Tuttavia questa - che è una battaglia che va giudicata - è solo la superficie di una questione più ampia, come anch’io ho provato a evidenziare: la considerazione che il mondo ha della letteratura per l’infanzia.
Credo dunque sia il momento giusto per riguardare un libro che è tornato sugli scaffali a settembre del 2022: Il narratore di Saki.
In questo breve racconto, illustrato in modo molto astratto e simbolico da Michele Ferri, Saki racconta una storia breve ed incisiva, un episodio che potrebbe accadere anche oggi in uno scompartimento qualsiasi di un treno.
Su un treno si ritrovano per caso tre bambini, la loro zia e un giovane osservatore, uno scapolo.
I bambini sono irrequieti, danno fastidio.
«Quasi tutte le frasi della zia sembravano iniziare con NO e quasi tutte le frasi dei bambini con PERCHÉ?»
La zia prova a raccontare loro una storia, «una storia su una bambina tanto buona e tanto brava e tanto amata da tutti, che veniva assalita da un toro furioso e salvata dal pronto intervento degli ammiratori delle sue grandi virtù»
«“Se non era buona non la salvavano?” indagò la bambina più grande. Esattamente la domanda che lo scapolo aveva sulla punta della lingua»
La storia conosciuta, prevedibile, già saputa annoia mortalmente i bambini che tornano alle loro attività dopo pochi istanti. Lo scapolo allora si propone inaspettatamente di raccontare loro un’altra storia.
«“C’era una volta…” esordì lo scapolo. “…una ragazzina di nome Bertha che era straordinariamente buona” […] “Era carina?” chiese la bambina più grande. «Non quanto voi” fu la pronta risposta, “però era orribilmente buona”»
La protagonista è così buona da venire insignita di ben tre medaglie che attestano la sua bravura, la sua mitezza, la sua sollecitudine, tre medaglie che la bambina porta sempre al collo, per mostrare a tutti il suo vero valore. Quello che succede in questa storia è intuibile, ma fino ad un certo punto. La bambina è invitata nel giardino del re, come premio per la sua bontà, e si trova faccia a faccia con un lupo che, ironia della sorte, riesce a rintracciarla tra gli arbusti proprio per il tintinnare delle tre medaglie.
«Senza esitare balzò nel cespuglio, gli occhi grigio pallido scintillanti di ferocia e di trionfo, ne tirò fuori Bertha e se la mangiò tutta, fino all’ultimo boccone. Di lei non restarono che le scarpe, pochi brandelli di vestiti e le tre medaglie per la bontà”»
La reazione dei bambini è inaspettata, solo per chi non conosce i bambini.
«“La storia era iniziata male” decretò la bambina più piccola “però è finita proprio bene.” “È la storia più bella che abbia mai sentito” disse con grande convinzione la bambina più grande. “È l’unica storia bella che abbia mai sentito” affermò Cyril. La zia, però, era di ben altra opinione»
Povera infelice!
Quella raccontata in questo breve episodio dovrebbe essere la storia introduttiva a ogni corso e riflessione che si voglia fare sulla letteratura per i bambini.
Ci lamentiamo molto che i bambini non leggano, che i bambini non siano affascinati dalla lettura, ma poi che cosa proponiamo loro di leggere? Che storie offriamo loro?
Io credo che la letteratura e quindi la letteratura per l’infanzia sia la grande occasione di offrire ai lettori, piccoli e grandi, l’esperienza della categoria della possibilità
Rodari si domandava: «Che cosa possiamo trovare nei libri che valga la pena di esser cercato, che non possa esser trovato altrove, e che, se mancasse, renderebbe più povero un mondo senza libri?»
Che cosa ricerchiamo nei libri che non potremmo trovare altrove?
Spesso gli adulti propongono storie e parole il cui contenuto è esattamente ciò di cui è impregnato il mondo che viviamo e vediamo tutti i giorni. Niente di tutto ciò ha la capacità di scardinare o smuovere il pensiero, si indottrinaoo i ragazzi, non li si nutrono.
La letteratura è molto di più.
La letteratura permette di visitare e di viaggiare nei mondi del possibile, in luoghi di parole sfumate e provocatorie che nello spazio dell’immaginazione posso prendere vita proprio perché è uno spazio fittizio.
Nelle storie accadono cose che forse non si avvereranno mai, ma che lasciano alla mente di chi legge un’apertura grande e curiosa del mondo, che li rende consapevoli che non tutto si esaurisce in ciò che vediamo e sentiamo.
Credo che prendere coscienza e posizione rispetto a una definizione di letteratura per l’infanzia - visti anche gli ultimi avvenimenti - sia necessario per determinare con sempre maggiore consapevolezza le scelte che operiamo quando proponiamo una storia.