Certo vi sarete ritrovati d’estate in un prato d’erba e proprio l’estate è la stagione giusta per godersi la raccolta di Poesie nell’erba di Sabrina Giarratana con le illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini.
28 poesie in dieci versi endecasillabi (a parte la quartina finale) a rime baciate o alternate, capaci di attivare i sensi: la vista, innanzitutto, e l’udito ma anche l’olfatto. I versi chiedono una partecipazione sensoriale del lettore che si immerge nelle pagine come in un’esperienza.
«Quando finisce la pioggia, ogni odore
si risveglia, esce fuori e corre forte
dappertutto, per farsi respirare
rianima le cose vive e morte
come un bambino ti chiede attenzione
come se fosse stato a lungo chiuso
in una casa, e per stare bene
fosse scappato fuori all’improvviso
e non puoi fare a meno di seguirlo
corrergli dietro, non devi perderlo»
Sono poesie che fanno rintoccare in modo netto il loro sonar simbolico che riecheggia nell’animo umano con svolte metaforiche che appaiono nel finale, ma che altre volte si intrecciano saldamente, come trama e ordito, alla descrizione naturalistica.
«Menta selvatica, quando l’annusi
ti resta a lungo nel naso l’odore
s’imprime forte tra il cervello il cuore
e lì la ritrovi, con gli occhi chiusi
quando durante il giorno ci ripensi
e senti come un buco, la mancanza
una nostalgia che risveglia i sensi
…»
La natura brilla in questi versi nel suo essere prato, siepi, campagna... in un’ondata d’estate, di colori, profumi, luci. Eppure nel suo essere campagna, mostra una bellezza schiva che evita la seduzione smisurata dei picchi montani e il fascino perturbante del mare per farsi poesia piccola, poesia semplice che sa cogliere nella povertà la sua eccezionalità. L’erba chiede che ci si abbassi per scoprire quanto un prato assomigli a un universo e la luna può apparire piccola, quando si appoggia come una corolla su un albero di notte. L’infinito e l’infinitesimale si scambiano le dimensioni eppure non c’è magia in questi versi, anche se il mondo è un incanto.
Le illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini fanno da contrappunto perfetto alle parole della poetessa con grandi quadri naturalistici colorati, fortemente impressivi, ma anche grazie a piccoli disegni in bianco e nero, spesso sotto i testi, che suggeriscono una chiave di lettura diversa, un accento sussurrato che la poesia aveva forse solo accennato e che l’illustrazione canta.
L’affresco che si costruisce è quello di un mondo naturale non sono disponibile alla relazione con l’uomo, ma che è propriamente uno spazio condiviso che ci rende parte di un’unica vita.
«…
sei sempre tu, eppure non sei più tu
sei molto di più, ti stai trasformando
in ogni piccolo insetto incontrato
in ogni filo d’erba accarezzato
…»
Un travaso che racconta l’uomo nella sua esperienza della natura, ma che diventa simbolo di qualcosa di profondo (come il soffione che vola via come il dolore, come la mora che si nasconde aspettando la mano che sappia vederla…) fino a giungere alla coscienza che è solo umana e che sa domandare:
«Interrompere la corsa, fermarsi
e nell’incredulità, domandarsi
chi è stato a disegnare tutto questo
le colline, il cielo e tutto il resto
…»
e ringraziare:
«…
poi restare semplicemente fermi
così vicini da scoprirsi inermi
vibrare insieme, accogliere il suono
ringraziare e custodire il dono»
Una raccolta poetica che viene incontro al sentire adulto, ma anche senza esitazione a quello bambino (dai 6 anni).