Emilio Salgari è uno dei capisaldi della letteratura per la gioventù e del romanzo d’avventura, un genere che seppe percorrere con il gusto e lo sguardo incantato dei viaggiatori, pur non essendolo.
Sì perché Salgari non fu un viaggiatore reale, ma puntiglioso studioso di carte, mappe, resoconti di viaggio, testi scientifici… cosicché ogni volta che in un romanzo si avventurava in un luogo differente, fosse l’Oceania, la Cina, la Malesia o l’Isola di san Pietro portava con sé un bagaglio di immagini vivide che sapeva fondere nella trama delle pagine con intensità. Il romanzo d’avventura, d’altronde, per come nacque nel XVIII secolo, era il genere più vicino al resoconto di viaggio: avventura era innanzitutto partire per scoprire nuovi luoghi e documentarli con minuziose osservazioni, prima dell'invenzione di qualsiasi mezzo di riproduzione delle immagini.
Romanzi, dunque, ma con un piglio scientifico innegabile.
Sembra rifarsi a questa considerazione e, certamente, al fascino che le descrizioni di Salgari sanno donare ai suoi romanzi l’Atlante delle avventure e dei viaggi per terra e per mare con brani scelti dal Cap. Cav. Emilio Salgari. Anselmo Roveda, il curatore, ha estrapolato alcune delle descrizioni più belle dei luoghi ritrovabili nei romanzi di Salgari per farne un atlante geografico di luoghi immaginati, eppure così persuasivi e intriganti. Una sorta di lente di ingrandimento su alcuni brani che all’interno di intrecci complessi e turbinosi (pensate al Corsaro nero o a Le tigri di Mompracem, per citare i più celebri) rischiano di non ricevere il meritato riconoscimento. Assillati dalla sete di vendetta del Corsaro nero, tra duelli, fughe e nascondigli quasi non ci si accorge della bellezza delle foreste del Golfo di Maracaibo tratteggiate in modo così vero da catapultare il lettore, intento a seguire febbrilmente i pirati, all’interno di uno spazio realistico, e sensibilmente percepibile nei colori (rimarrete a bocca aperta davanti ai perilampi!), nei suoni e perfino negli odori.
L’idea della selezione, dunque, non è campata per aria, anche e soprattutto perché le ricerche e gli studi di Salgari lo portarono ad ambientare le sue storie praticamente in tutto il mondo: Asia, Europa, Africa, America, Oceania, Poli. I lettori possono fare esperienza di come poche righe bastino all’autore italiano per creare un’ambientazione coinvolgente intorno al lettore che, quasi senza accorgersene, pagina dopo pagina, passa dalle gallerie asfittiche e nere delle miniere di carbone in Scozia, percorse da un frastuono quasi intollerabile, ai riflessi sanguigni e ai nebbioni «diacciati» dell’Artide. Le illustrazioni di Marco Paci hanno un tono molto pittorico: le rughe incise su alcuni volti e i giochi di luce a volte ricordano Van Gogh, altre volte il colore diventa quasi emanazione emotiva, senza contorni, continua. Tavole dove la natura impera, si alternano a scorci in cui l’uomo appare a volte piccolo, a volte contenuto, circondato, osteggiato.
L’impaginazione decorativa, volutamente retrò è ben pensata perché, pur davanti ad un tono quasi scientifico del testo, non dimentica di sottolineare brani di romanzi coinvolgenti e intensamente letterari.
Una silloge interessante perché incuriosente. Mi immagino questo libro proposto a chi ha sete di avventura ma anche ai lettori recalcitranti (dagli 8 anni) e mi auguro che i suoi brani di poche righe, ben scelti da Anselmo Roveda, li incuriosiscano tanto da far loro cercare tra i volumi un po’ ingialliti della biblioteca I minatori dell’Alaska per scoprire chi è quel Back che si fa incontro nella notte a Bernie e Armando tra i cedri colossali delle Montagne Rocciose, o farli appassionare alle storie di fantasmi che si aggirano tra i marinai che solcano gli oceano vicino al Polo Nord.
Un interessante esperimento ponte che aiuta a riflettere sui generi letterari e che dà valore a frammenti di notevole valore sparsi in un’opera vastissima e da riscoprire come quella di Emilio Salgari.
