La morte di un figlio è un’esperienza di inenarrabile dolore, qualcosa che tocca profondità dell’animo che è difficile immaginare… cosa dunque può spingere un autore a mettere un evento del genere al centro di un romanzo rivolto ai ragazzi?
«“Amico mio, la speranza si perde. Costretti alla sincerità, i medici hanno detto che mio figlio non vivrà a lungo. Il suo corpo, da sempre incerto ospite del mondo, sta per spegnersi. La potente e cieca forza della vita, quella che non mi ha permesso di diventare sordo mentre pronunciavano le parole, che ora non mi lascia impazzire per il tormento, sta abbandonando la sua carne leggera. Amico mio, io non ho mai conosciuto un dolore così grande: nemmeno quando morì Aviget, la sposa del mio cuore. Eppure ne vorrei uno maggiore, perché troppo piccolo mi sembra quello che è in me”»
Roberto Piumini con Lo stralisco, romanzo scritto nel 1987, ci racconta una fiaba robustamente intrecciata agli archetipi fiabeschi, spingendoci di fronte al mistero della morte e della speranza proprio attraverso la storia della morte di un bambino, Madurer.
Immersi in un’ambientazione da Mille e una notte, così come Shahrazad cerca di strappare alla morte il suo destino, notte dopo notte, storia dopo storia, anche il piccolo protagonista insieme a suo padre il burban Ganuan, con la complicità del più bravo pittore di tutta la Turchia, Sakumat, impegna le giornate per strappare “un giorno in più” alla morte con l’arte e le storie.
Sakumat, pittore «non giovane ma nemmeno anziano», viveva per dipingere: «i pennelli erano per lui come dita, e in ogni pennellata versava dolcemente una goccia del suo sangue». Rinomato per la sua capacità di dare vita ai paesaggi, viene chiamato in un Paese lontano da un potente e ricco signore per creare un’opera unica: il figlio del burban, il piccolo Madurer, non può vivere all’aria aperta, non può mai uscire dalle sue stanze per una grave e incomprensibile malattia che lo rende allergico all’aria e alla luce, per lui il padre chiede un’opera imponente che porti sulle pareti di quelle stanze silenziose il mondo intero.
Il pittore è un artista riflessivo, poco avvezzo alla ricchezza e per nulla interessato alla celebrità, ma l’opera imponente lo incuriosisce, così come il bambino:
«“Com’è l’anima del tuo figliolo? La sua sorte, dura per un bambino, lo rende infelice?”»
Quello che si rivela agli occhi del pittore Sakumat è un bambino felice, contento, curioso, pieno di vita, pur nella condizione di perenne recluso.
Il progetto che lega il pittore al bambino prevede di affrescare completamente tutte le pareti dei locali in cui Madurer vive. Mese dopo mese, in un tempo che dilata le ore e i minuti, i racconti, i desideri, i sogni, le storie che il bambino e il pittore si scambiano si concretizzano piano piano in una serie di immagini fissate dai colori, ma che multiformemente cambiano giorno dopo giorno storia dopo storia.
«“Vedo anch’io burban che il gioco si fa grande, tuttavia mio signore, il gioco ha preso anche a me: io sto i suoi bordi come un assetato a quelli di una fonte fresca e zampillante”»
Pittura e storie si intrecciano, gli affreschi si modificano costantemente, trasformandosi in racconti animati: le barche si avvicinano giorno dopo giorno, ingrandendosi un poco alla volta, o cambiano rotta per dirigersi verso l’orizzonte, i prati cambiano volto, per seguire le stagioni… L’opera d’arte mostra di essere viva, nel suo mutare costante che asseconda le storie e i desideri del piccolo Madurer, che pure, giorno dopo giorno, si fa sempre più debole: i giorni e le ore, strappate dall’arte e dalle storie alla morte, non possono evitare che si giunga, infine, alla fine.
Nei febbrili giorni di agonia le richieste del bambino si fanno sempre più precise e sempre più significative: l’arte diventa specchio dello sguardo del bambino su un mondo di cui, pur nella lontananza, il piccolo ha fatto un’esperienza profonda ed unica. Questo sguardo amorevole sulla vita che non vede confini tra vita e morte si cristallizza in una pianta, lo stralisco, una sorta di fiore che splende nelle notti serene, riflesso delle stelle nel cielo.
«“Sono spighe di stralisco”. “Stralisco? È una pianta che non conosco, - disse Sakumat, avvicinando con curiosità la faccia a una delle spighe dipinte, per studiarla meglio” “Nessuno lo conosce, - disse Madurer, - è una specie di pianta luminosa”. “Luminosa?” “Sì. Splende nelle notti serene. È una specie di pianta-lucciola, capisci? Noi adesso non la vediamo splendere, perché è giorno. Ma di notte lo stralisco illumina il prato”»
È impressionante percorrere questa lunga agonia, ricchissima di speranze, mai disperata, mai slegata da uno sguardo fisso e sicuro sull’orizzonte.
«Il bambino tornò a guardare la parete su cui la nave ormai piccolissima viaggiava verso il primo orizzonte. “Io vorrei che fosse molto veloce,” disse, “che andasse in fretta… Che trovasse presto i suoi orizzonti. Sakumat lo guardò. “Hai detto una cosa bellissima, Madurer” “Cosa ho detto?” “Che il Tigrez va a trovare i suoi orizzonti. Questa è una poesia”»
Quando si arriva il momento cruciale tutto sembra armonicamente al suo posto: il sopra e il sotto si confondono, i prati e i cieli sono lo stessa cosa, come lo stralisco testimonia.
«”Il prato sente una stanchezza felice,” disse il bambino, con il tono di chi rivela un segreto, “come quando si corre molto nel gioco. Il prato ha corso molto… Non sente le radici nella terra e gli steli nell’aria,… non sente il dentro e il fuori. Capisci?»
Lontanissimo da qualsiasi narrazione a tema, da qualsiasi ricetta rassicurante per parlare di morte, questo romanzo rimette al centro la vita interiore dei bambini, la spiritualità, la forza della letteratura.
Tra le luci attenuate dai teli stesi sulle finestre di un palazzo turco, questo romanzo chiede che lettore si faccia spettatore e compagno di un bambino e di una storia drammatica e impensabile.
Ne nasce un romanzo pieno di poesia, cioè - come direbbe Christian Bobin - autenticamente umano.
Grazie! In tantissimi mi hanno scritto di conservare ricordi preziosi e profondi di questa storia… che meraviglia!
Ho ripercorso questo libro meraviglioso in questa descrizione così preziosa e profonda.
Io l’ ho adorato, ma è costato difficile leggerlo ai miei figli bambini.