Mi capita spesso, durante le vacanze, di portare con me, nella casa al mare, nipoti o amici dei miei figli. L’estate è anche questo: fare le valigie, partire soli e scoprire un posto nuovo e le abitudini di persone che magari non si sono mai frequentate con una familiarità così stretta. La scoperta dell’altro diventa scoperta di sé.
Lo racconta l’albo illustrato L’atelier sul mare di Rimako Horikawa che ci presenta una bambina a cui erano successe «diverse cose brutte» e che stava trascorrendo le vacanze estive chiusa in casa, finché fu invitata da un’amica della mamma a trascorrere una settimana nella sua casa sul mare.
La bimba dal caschetto corvino e dal vestito giallo si trova così catapultata nella vita di una donna sostanzialmente sconosciuta, un’artista che vive accanto al mare.
Quello che si para davanti ai suoi occhi, giorno dopo giorno, è la scoperta del mondo di qualcun altro, di un adulto che le offre il privilegio di essere trattata da pari.
«Il suo atelier era una stanza con il soffitto alto e la vista sul mare. C’erano un gatto nero dalla lunga coda e un grande quadro lasciato a metà. “Siediti un momento da quella parte” disse, e iniziò a dipingere. Fu subito assorbita dal suo lavoro e sembrava essersi dimenticata di me, ma era piacevole osservarla mentre giocavo con il gatto. Non mi annoiai nemmeno un po’»
Le notti trascorse su un lettino nell’atelier, le sere oziose a leggere albi illustrati e libri di pittura e fotografia fatti scivolare giù dalla grande libreria sotto la luce dell’abat-jour, le mattine a fare yoga, guardando il mare a testa in giù.
«La pittrice stava a testa in giù in mezzo alla stanza inondata dal sole. Da quella posizione mi sorrise dicendo: “Buongiorno”. Mi spiegò che ogni mattina iniziava la sua giornata guardando il mondo alla rovescia».
E poi il mare, il silenzio della spiaggia, l’immensità dell’acqua… e d’un tratto dipingere.
«Osservandola, anche a me venne voglia di disegnare, ma di fronte al foglio bianco non sapevo cosa. Allora la pittrice mi disse: “Tutte le persone possono creare una storia dentro il loro cuore, perché lì dentro siamo tutti liberi. Disegna pure ciò che c’è così com’è. Non importa come viene»
La condivisione del tempo e dello spazio, se giocata nella libertà e nel desiderio di capire e capirsi, diventano davvero una scoperta reciproca, un arricchimento: accade così a questa artista adulta apparentemente strampalata e a questa bambina segnata da chissà quali dolori.
Il clima festoso, gioioso, ma anche silenzioso e di ampio respiro riempie queste pagine nella relazione sempre più complice di questa bambina e di questa donna che culmina nel reciproco ritratto: chi sei tu? Chi sono io?
«La vigilia del mio ritorno a casa facciamo una festa.… Poi, su richiesta della pittrice, feci un discorso […] dissi: “Ho dipinto tanto, letto una montagna di libri e giocato un sacco con il gatto. Ogni giorno è stato bellissimo»
Le persone importanti si incontrano inaspettatamente ed è bello che questo accada in estate, come accade in questa ariosa, ventosa e luminosa storia. Le immagini acquarellate amplificano la vastità e l’imponenza dello spazio da abitare; il blu del mare, che si scorge anche dalle finestre, entra nella casa, tingendo le pareti e torna nelle onde e nei vestiti della pittrice, come se essa stessa contenesse in sé è un riflesso della vastità e del rumore della complessità del mare.
Le tavole illustrate fanno percepire, nei pochi gesti, la concentrazione, l’impegno, l’euforia l’intensità di piccoli e grandi momenti.
P.S. Ho trovato poco pertinente l’approfondimento che vuole circoscrivere l’impatto di questa storia ad un riferimento all’arteterapia. È una storia molto più vasta e multiforme di un elogio a questa prassi: certamente l’arte la letteratura sono grandi compagni nella crescita del mondo interiore di ogni bambino.