Avete mai pensato a come si senta la scuola, intesa proprio come l’edificio, il giorno che incominciano le lezioni? E le mamme cosa fanno la mattina del primo giorno di scuola? Come si sentono?
Cambiare punto di vista, mettersi nei panni degli altri aiuta a comprendere atteggiamenti e paure, ma mostra anche aspetti celati e - perché no - divertenti della medesima situazione.
Ci provano - a mettere i preoccupati neostudenti nei panni di qualcun altro - due divertenti storie Un grande giorno per la scuola e A scuola mamma!.
Il primo testo è un albo illustrato da Christian Robinson, illustratore americano che amo particolarmente, e che prova ad imaginare il primo giorno di scuola (materna) visto e vissuto dall’edificio stesso: «Quell’estate, scavarono una grande buca nel terreno, gettarono le fondamenta e, mattone su mattone, costruirono una scuola». I giorni si susseguono e la scuola si trova spesso sola con il custode che mette in ordine, pulisce, spolvera… la scuola si culla in una placidità timida che le sembra davvero congeniale. «“Mi piace stare con te, solo noi due” disse un giorno la scuola a Custode. “Non durerà a lungo” disse Custode “presto arriveranno gli insegnanti, e poi sarai invasa dai bambini”. La scuola scricchiolò. “Bambini?”». Tra trepidazione e paura, la scuola si appresta a conoscere questi bambini: cosa faranno? Piacerà loro? La tratteranno bene?
Il primo giorno di scuola è davvero travolgente: la scuola scopre come tante sue parti servissero a qualcosa di bello (come il castello in cortile!), ma intercetta anche i commenti arrabbiati di bambini che della scuola proprio non ne vogliono sapere («“Odio la scuola”»), vede bambini che piangono disperati nel varcare la sua soglia, ma ascolta anche barzellette davvero esilaranti a mensa, si agita e fa partire per sbaglio l’allarme antincendio e rimane estasiata dai disegni di alcuni bambini. Insomma un primo giorno degnamente costellato di alti e bassi. E alla fine? «“È stato un grande giorno per te” disse il Custode. “Potresti…” iniziò a dire la scuola. “Potresti farli tornare anche domani?”».
Questo racconto (forse un po’ lungo se penso a bambini di 3 anni, a cui dovrebbe rivolgersi!) mi è piaciuto per il realismo denso di preoccupazione ed entusiasmo e perché evita la strada della facile rassicurazione, in favore di una veritiera confusione su cui però la bellezza vince. Come a dire: potrai sentirti sconfortato, sbagliare, avere paura, ma poi a fine giornata non potrai non dire di non esserti affezionato un poco a quel luogo. Per non parlare poi dello sguardo curioso con cui i bambini potranno guardare alla loro scuola. Impeccabili le illustrazioni!
Sceglie invece la via dell’ironia A scuola mamma! un inaspettato ma assai gradito ritorno (io ho l’edizione Elle del 1990) che immagina un mondo alla rovescia dove sono le mamme a non volersi alzare il primo giorno di scuola. «“Svegliati, mamma! Forza, alzati, o faremo tardi a scuola». Quante volte abbiamo pronunciato questa parole ai pargoli che per tutto agosto non hanno fatto altro che svegliarsi alle 7 del mattino, ma che proprio il primo giorno di scuola hanno deciso di recuperare la stanchezza e dormire fino a mezzogiorno?!?! La storia segue dunque questa immaginifica situazione per cui sono le mamme a recalcitrare con gli occhi cisposi. I bambini grandicelli (dai 6 anni) saranno esilarati.
«“No, no e no. Non voglio. Ho sonno! È troppo presto! E poi io ho voglia di passeggiare con te, di andare al mare, e di giocare con papà. No, no e no! Non voglio andare a scuola!”». Protesta la mamma con la testa sotto il cuscino. La bambina ha il suo bel da fare a convincere la sua mamma a lavarsi, vestirsi, infilarsi l’impermeabile e, finalmente, uscire. Il muso però non sparisce e per tutto il tragitto verso scuola Paola tesse le lodi di tutte le meraviglie che costelleranno la giornata della sua mamma: «“Sai, mamma, la giornata passerà in fretta. Adesso vai in ufficio, leggi il giornale, batti a amacchina un paio di cose… e viene subito mezzogiorno». Paola ha forse una mamma anomala! No, no. Arrivati al cancello della scuola, il lettore si accorge che la situazione è generalizzata e accanto ad ogni bimbetto allegro, felice e pimpante ci sono altrettante madri sconsolate e musone. I bambini godono della felicità di ritrovarsi, si raccontano delle vacanze, si abbracciano: «“Lo sapete, bisogna lasciar loro il tempo di abituarsi. Il primo giorno di scuola è duro per le mamme”».
Oltre alla facile ironia (il web si riempie di foto più o meno divertenti di madri che stappano bottiglie di vino e festeggiano l’inizio della scuola dei figli) ho trovato molto bello pensare alla comunità di bambini come ad un gruppo di pari che si ritrova felicemente e che ha una propria vita. Perché in fondo questo accade e accade molto più facilmente di quanto si creda: superando infatti la posa che vuole i bambini recalcitrare nel pensare al ritorno sui banchi, se la scuola e gli insegnanti hanno fatto il loro lavoro, i bambini sono felici di ritornare a scuola!
La gioia e il riso accompagnano la lettura, sdrammatizzando le tensioni possibili. Una breve lettura davvero piacevole!
Pronti, dunque, a cambiare punto di vista?