Cosa serve per fare arte? Quali sono gli ingredienti per un’opera d’arte?
Al centro di questa narrazione, nascosta sotto la metafora della “magia”, vi è la consapevolezza che l’arte è un linguaggio e come tale ha regole, combinazioni ed elementi che la costruiscono, capacità di mutare a seconda delle situazioni e dell’interlocutore… così come la lingua è costruita grazie alla fonetica, alla morfologia, alla sintassi, al testo…
Artecadabra - un titolo veramente ben pensato! - di Raphaël Garnier racconta l’arte attraverso meccanismi stupefacenti, quasi magici, appunto, - chi non ha mai giocato con l’“abracadabra”?! - e proprio attraverso quelli che sembrano trucchi di magia ci racconta come l’arte si costruisca, in quanto linguaggio, partire da piccoli, elementari componenti.
In un libro finemente concepito e progettato, gli ingredienti di una ricetta magica perfetta si compongono uno dopo l’altro per effetti incredibili.
La narrazione riprende esattamente il format della web serie Mon œil del Centre Pompidou e le rende libro, cartotecnicamente costruito, grazie a pop-up, fustellature, fogli da lucido, inserti, alette…
Eppure in questo fiorire di soluzioni stupefacenti, l’essenzialità è il filo narrativo principale in una impostazione che avevo trovato geniale già in un volume simile (): un discorso sull’arte che mira ad offrire strumenti e non a “insegnare” l’arte.
Altro punto molto significativo è l’organizzazione progressiva del discorso narrativo, come se gli ingredienti da inserire in questa ricetta magica avessero un ordine necessario e rigoroso da rispettare: tutto parte da un punto!
«Nell’immensità della galassia che chiamiamo “Arte”, il Punto è innanzitutto un incontro. […] Il punto è un semino che l’artista pianta con la punta della sua bacchetta. Una scintilla meravigliosa, da cui si origina l’opera d’arte. Punto. Passiamo alla linea!»
Punto - Linea - Forma - Materia - Strumento - Colore - Contrasto - Volume - Composizione
Il viaggio è progressivo e cambia il volto di quello che è l’elemento elementare (punto), diventando sempre più complesso: così accade che lo strumento determini il tipo di impronta, che il gesto lasci sulla tela un tono espressivo e che la mano riesca ad ingannare l’occhio creando un volume su una superficie bidimensionale.
La narrazione parte utilizzando l’immagine della creazione e intreccia continuamente la metafora per rendere chiaro il discorso: così le linee diventano fili intrecciati oppure animali che l’artista deve domare, la linea è un lazo capace di catturare la forma, la forma vive in branco, la materia è come il pelo degli animali, lo strumento è il tono della voce, il colore sono gli stati d’animo dell’artista, il contrasto è il sale e l’opera d’arte, la composizione è lo scheletro, la prospettiva è una finestra…
Le immagini seguono le parole e le illuminano: la prima pagina infatti mostra quella che sembra una luna piena e che in realtà altro non è che un grande punto!
Il punto è l’unità più piccola della creazione e sulla falsariga di questa identificazione, come in un ideale giardino dell’Eden, ecco che dal punto nasce tutto il resto della Storia.
Lo stile illustrativo scelto dall’artista francese è singolare, le pagine sono fatte in modo che il lettore possa effettivamente fare esperienza di quello che i testi descrivono.
Le immagini mixano fotografie, collage, riproducono fogli strappati, marmorizzati, chiedono di essere toccate, tirate, animate, mosse…
Le pagine sono esse stesse un’occasione esperienziale: alette da sollevare, inchiostri lucidi da intravedere, inserti trasparenti da muovere, elementi da tirare… le pagine stesse cambiano aspetto a seconda che i diversi inserti vengano mossi, toccati, spostati, tirati…
I testi non si dilungano in spiegazioni o in indicazioni operative, ma si appoggiano completamente all’esperienza dell’immagine perché i lettori possano comprendere ciò di cui stiamo parlando.
E poi come in un viaggio che torna a casa, la prospettiva ci riporta a casa attraverso una serie di cornici che sfondano la piattezza della pagina sempre più in fondo, sempre più in fondo, sempre più in fondo, fino alla fuga verso il punto finale.
Mi piacciono questi libri d’arte che lasciano che l’immaginazione e l’atto creativo, l’ideazione e il pensiero dell’arte stessa sia affidato alla testa, alle mani, al cuore e agli occhi dei bambini che si accosteranno questo libro.
L’importante insomma è che la cassetta degli attrezzi sia ben dotata e consapevole!