Rachel Carson, biologa marina americana, fu una delle prime donne riconducibili al movimento ambientalista, e le fu riconosciuto questo ruolo, perché si impegnò in un’opera di divulgazione editoriale (ma non solo) improntata ad una primaria urgenza: risvegliare negli uomini «quell’antico desiderio di comunione con il mondo vivente».
«Più riusciamo a focalizzare la nostra attenzione sulle meraviglie e le realtà dell'universo attorno a noi, meno dovremmo trovare gusto nel distruggerlo»
Il suo breve saggio, Brevi lezioni di meraviglia, uscito per la prima volta in rivista nel 1956 ed edito oggi da Aboca, è una sintesi perfetta del suo instancabile impegno nell’invitare primariamente ad un godimento personale e condiviso della bellezza naturale come punto di partenza per qualsiasi intervento politico. In questo testo, a dirla tutta, non c’è nessun invito a tramutare questo contraccolpo di stupore in qualcos’altro, anzi la narrazione è molto intima e lirica e si focalizza, come in una sorta di diario, in un racconto di esperienze personali vissute da sola, con gli amici o con l’amato nipote Roger.
Questa impostazione fa sì che il testo mantenga una freschezza che attraversa gli anni e una lucidità accogliente capace di comunicare agli adulti di oggi come a quelli degli anni ’60 che furono: la documentazione del fascino di alcune esperienze è incontestabile.
Tra le pagine sono raccontati molti episodi: la visita al mare in burrasca di notte, la ricerca di granchi al crepuscolo, la contemplazione del tramonto della luna di notte sul mare («sentivamo che il ricordo di una simile scena, fotografata anno dopo anno dalla sua mente di bambino, avrebbe avuto molto più peso nella sua vita adulta delle ore di sonno perse»), le passeggiate nei boschi sotto la pioggia...
Tra tutti spiccano certamente i numerosi racconti di gite notturne che hanno fatto sì che i critici parlassero di vero e proprio “tema notturno”.
Al di là di ogni implicazione divulgativa ciò che interessa alla Carson non è compilare una lista di attività o suggerire un modo di fare, ma invitare ad una ricezione stupita:
«Molto semplicemente, gli ho manifestato [al nipote ndr.] tutto il piacere che mi procurava ciò che stavamo vedendo, richiamando la sua attenzione su alcune cose particolari, proprio come avrei fatto condividendo quella scoperta con una persona più grande»
Anticipando, anzi, obiezioni e argomentazioni di chi non si sente all’altezza, di chi non conosce l’argomento e nemmeno sa nominare elementi o creature, la Carson con nettezza antepone il primato dell’esperienza sensoriale (vista, olfatto, udito…) alle nozioni e ai contenuti. È l’emozione, o meglio il sentimento «fatto di tante emozioni diverse» a instillare nell’uomo un senso di mistero e di meraviglia che non potrà non plasmare l’interiorità dello spettatore.
«Possiamo stilare liste infinite di creature osservate e riconosciute, senza però essere mai riusciti a cogliere, neppure per un attimo, la meraviglia mozzafiato della vita»
Non c’è neppure bisogno di assistere o di ricercare eventi particolarmente spettacolari, perché c’è un mondo «delle piccole cose, che vediamo troppo di rado» che è ricco di sorprese. La Carson si interroga sul valore di questa ricerca dello stupore e offre ai suoi lettori una risposta netta:
«Chi contempla la bellezza della terra trova riserve di forza che dureranno quanto la sua stessa vita»
Non dunque un lirismo edonistico che si conclude nell’attimo o nel soggetto, ma una risorsa preziosa per l’individuo che investe la vita intera.
Oltre ogni riflessione politica, la Carson sembra riportare i lettori alla ragione di ogni mossa e lo fa in modo lungimirante, già coinvolgendo in questa rivoluzione di meraviglia i bambini che sono certamente il motore di un cambiamento, ma che hanno bisogno di adulti consapevoli che li sostengano:
«Se vogliamo che un bambino mantenga vivo questo senso innato di meraviglia […] sarà necessaria la compagnia di almeno un adulto che possa condividerlo e riscoprire insieme a lui la gioia, l’eccitazione e il mistero del mondo in cui viviamo»
Elisa Talentino, nella nuova edizione 2024, aggiunge a questo saggio alcune illustrazioni contemplative e fuori dal tempo che rendono giustizia a queste parole, trasformando quello che era un piccolo libro in uno scrigno, anche bello da vedere.
Questo saggio prezioso credo possa essere un grande spunto di riflessione per chi si occupa di letteratura per l’infanzia e per chi ha a che fare con bambini e ragazzi e sono convinta che trovi coerentemente il suo posto tra le proposte di Scaffale Basso.
«Le gioie durature che nascono dal contatto con il mondo naturale non sono riservate solo agli scienziati, ma sono a disposizioni di chiunque si lasci ispirare dalla terra, dal mare e dal cielo, e dalla loro vita straordinaria»