Mi piace riscoprire i libri per bimbi più piccoli: mi ero dimenticata di come i bei libri per i primissimi ascoltatori implichino spesso un coinvolgimento fisico tra lettore, libro e ascoltatore. E non si tratta semplicemente di rendere il libro un “libro gioco”, come accade spesso con esiti banalizzanti nei libri pensati per i bambini dai 3 anni in sù (come se “solo” un libro non fosse più capace di interessare un bambino), ma di far sperimentare al bambino il coinvolgimento conoscitivo, emotivo e sensitivo che una buona lettura sa regalare a qualsiasi età.
Riesce molto bene in questo intento la giovanissima casa editrice Passabao con il suo secondo libro in catalogo Ghirighì a firma di Georgina Ponce Blasco e Ilaria dal Canton. Seguendo un percorso cromatico, l’autrice, educatrice del metodo Waldorf, ci guida in una storia di rosso che incomincia così:
«Stretto stretto a casa mia / c’era un monte fatto a punta».
Gli ottonari (con qualche eccezione) cullano la lettura con un dondolio cadenzato, che non ha bisogno di rime nel suo incedere inesorabile: bravissime le traduttrici!
Le illustrazioni essenziali, fatte di linee nere e volumi piatti rossi (solo qualche piccolo dettaglio blu che credo apra la strada al terzo volume…), delineano la storia con essenzialità su un bianco pulito e fermo che permette ai bambini più piccoli di guardare con facilità gli elementi che accompagnano la narrazione e ai bambini grandoni (3+) di riempire con le loro parole e i loro disegni (perché no!) lo spazio della tavola.
In percorso di allontanamento e riavvicinamento, con colpo di scena finale, siamo guidati all'osservazione del mondo, partendo da casa, appunto, e giungendo fino ad un melo sulla sommità di un monte fatto a punta. Le immagini seguono le parole in una sorta di inquadratura sempre più dettagliata fino alla mela, ad una mela. I piccoli lettori, chiamati in causa immediatamente con il “casa mia” passano poi ad osservare la scena attraverso gli occhi di un uccellino:
«Un bel giorno, lì vicino / passò in volo un uccellino / che sentì: ah ah ah!»
Proprio quando il beccuccio vorrebbe assaggiare il primo morsino:
«…c’era un melina rossa / che rideva a più non posso».
Cosa avrà mai da ridere la piccola mela? Per scoprirlo l’autrice ci accompagna un passo indietro dopo l’altro fino a casa: si sa da lontano spesso si vede meglio! E poi da lì, secondo uno slittamento semantico casa-casa:
«Proprio il quella mela lì, / un arzillo vermicello si scavava la casetta e le faceva …»
Una storia semplicissima, eppure un’idea ben sviluppata in ogni particolare: l’orizzonte è la quotidianità e la sua eccezionale e felice vitalità.
La capacità di raccontare dell’autrice spagnola si evidenzia nella preoccupazione di fornire il punto di vista al bambino e di coinvolgerlo, chiamandolo in causa fino alla fine quando sarà inevitabile che venga preso tra le braccia di mamma o papà per essere solleticato allegramente.
I disegni stereotipati traggono la loro forza nella modernità del segno, tanto che, seppur molto differenti, io ho percepito una profonda affinità con i libri di Iela Mari: le figure sono riconoscibilissime e nello stesso tempo semplicemente abbozzate, forse come le disegnerebbe un bambino.
Ben integrata la scelta del font maiuscolo e anche la soluzione adottata per i suoi onomatopeici: un mix tra linea illustrativa, colore (che richiama le mele) e lettering. Ho apprezzato anche la scelta di un formato non cartonato e con bordi non arrotondati: un gesto di fiducia che poggia sulle competenze dei bambini più piccoli. E naturalmente mi è molto piaciuto il filo rosso della rilegatura!
Il mio 2enne Hutai si è fatto coccolare dalla mamma e abbiamo riso rotolando sul tappeto: tra l’altro uno dei primi regali ricevuti è proprio un vermicello!
Un bellissimo libro, coinvolgente come sanno essere coinvolgenti i bei libri.
Ghirighì
Georgina Ponce Blasco - Ilaria Dal Canton - Silvia Albesano (traduttrice)
36 pagine
Anno: 2016
Prezzo: 13,00 €
ISBN: 9791220013475
Passabao editore
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