Le parole sono sopravvalutate, soprattutto quando si vuole comunicare con i bambini, e Pinguino di Polly Dunbar riesce con efficacia a farci riflettere su questa verità, palese ma spesso dimenticata.
La storia ci racconta Ben e del suo nuovo regalo di compleanno, il pupazzo Pinguino, un tipetto assai curioso, che però pare non aver nessun desiderio di parlare con il piccolo Ben.
«“A cosa giochiamo?” disse Ben. Pinguino non disse niente. “Non sai parlare?” disse Ben. Pinguino non disse niente. Ben fece il solletico a Pinguino. Pinguino non rise. Ben fece a Pinguino una smorfia spiritosa. Pinguino non rise»
Il piccolo Ben ha in tutto e per tutto l’aspetto di un bambino piccolo: si muove simpaticamente proprio come un bimbetto di 2 anni e manifesta in modo spontaneo e deciso una modalità di affrontare il mondo che è naturalmente egocentrica e pretenziosa, tuttavia, a mio avviso, questo comportamento può essere come letto anche come un riflesso di un comportamento dell’adulto nei confronti del bambino.
Quante volte la pretesa adulta ha travalicato l’ascolto del bambino? Quante volte, senza colpa, il desiderio di un riscontro ha fatto dimenticare che l’osservazione è la prima risposta?
Questo convergere di differenti pretese, nella descrizione di una vicenda realistica è molto provocante e resa leggera dalla galleria di piccoli espedienti che Ben architetta per provocare una reazione in Pinguino: boccacce, saltelli, solletico, canzoni, pernacchie…
Il gioco che sembra non innescarsi mai a causa dell’atarassia del pupazzo mostra invece fattivamente i suoi mille volti, pagina dopo pagina. Fino a che Ben decide di dare da mangiare Pinguino ad un leone di passaggio, ma - udite udite - neanche il leone vuole fare ciò che Ben pretende da lui. Il bambino allora non vede altro modo che sfogare la sua frustrazione in un capriccio epico, al che il leone si pappa Ben, «perché faceva troppo rumore».
È in quel momento che il senso di appartenenza di Pinguino al suo amico, trova le ragioni per esprimersi… in un modo tutto suo.
L’amicizia, il gioco, il rapporto paritario, la libertà che i bambini chiedono a gran voce, o meglio, a gran gesti, devono essere ascoltati e concessi reciprocamente. L’amore è questo.
I dettagli delle illustrazioni sono sottili, ma significativi: guardate lo sguardo di Pinguino nella prima tavola come è teso e felice! E godetevi Ben che crede semplicemente di provocare Pinguino, mentre invece si sta godendo una galleria di giochi entusiasmanti, come probabilmente non ha mai fatto.
Gli sfondi neutri sottolineano l’individualismo del soggetto narrato, ma aiutano anche i piccoli lettori (dai 2 anni) a leggere la vicenda senza distrazioni , concentrandosi sulle relazioni, sulle reazioni (vedrete come i bambini sapranno leggerli!) e i sui gesti.
Un libro provocante sulla forza del gioco e dei gesti, che spesso dicono più di tante parole.