Vorrei lasciarvi, prima della pausa pasquale, proponendovi un libro che parla di speranza e di grandi compiti, come quelli di amare, custodire e attendere.

È un libro che narra una storia che tutti conoscono, una storia biblica, un episodio tra i più particolari e scenografici di tutta la Bibbia: la storia de L’arca di Noè.

Di questa storia esistono numerosissime versioni, riscritture, edizioni… la mia preferita, che è quella di cui parlo oggi, è inedita dal 1986 (in italiano), è illustrata da Peter Spier e rappresenta ancora oggi la più bella veste che questa storia abbia avuto.

Peter Spier, illustratore ebreo nato in Olanda, fugge negli anni ’50 negli Stati Uniti e dà vita a storie e libri divulgativi memorabili con il suo tratto sottile fatto di pennino, inchiostro e acquerelli.

La storia dell’arca di Noè è perfetta per mettere in risalto le sue doti artistiche che sono capaci di armonizzare tavole affollatissime di soggetti minuziosamente tratteggiati, e di caratterizzare ogni figura con gesti umani e sottilmente ironici, disinvolti e naturali. Questo è evidente in questa narrazione senza parole, che affida tutto all’efficacia comunicativa delle immagini, organizzate in riquadri che ricordano le vignette, ma anche in grandi tavole silenziose che solcano la doppia pagina.

Tutto si apre nei risguardi con una tavola che occupa le due pagine e che divide obliquamente il mondo in due parti: a sinistra la guerra e la devastazione, a destra Noè, coltivatore di vigne tra il verde dei filari; su queste linee oblique di traverso una luce, quella degli occhi di Dio.

«Noè trovò grazia agli occhi di Dio»

Ancora non siamo al frontespizio, ma già appare l’arca, quasi completata nella sua costruzione. C’è un brulichio di vita che la circonda: pastori nomadi, carovane di mercanti, costruttori che partecipano all’opera o forse, più semplicemente, passano stupiti e attoniti accanto a questa barca gigantesca costruita nel mezzo del deserto.

Ogni scorcio è vasto e tutto da scoprire per la naturalezza con cui vengono ritratti i dettagli e i gesti: gli utensili dimenticati accanto al legno utilizzato per costruire l’arca, un cane al lavoro che controlla le pecore, uno dei figli di Noè impegnato a trasportare un tavolo capovolto, carico di pacchetti e fagotti, il sentiero sassoso, le tende da cui esce il fumo di caldi pasti…ma anche l’abbraccio affettuoso della moglie a Noè, di spalle, mentre lui guarda l’avvenire di qualcosa di misterioso e in quell’attimo assolato, impensabile.

Si attende.

Le immagini si interrompono un attimo, entra in scena il testo biblico a cura di Raffaele Lazzara, concluso in poco più di tre colonne, poi il testimone passa nuovamente a Peter Spier.

Ci si perde nel guardare la bellezza di questi spazi, le coppie di animali che salgono pesantemente o leggiadre sull’arca, le gabbie per gli animali feroci pronte a scivolare sui tronchi che permetteranno di trascinarle a bordo e poi la pletora di animali controllata da figli di Noè che guarda, senza poter salire.

Questa storia ha una forza simbolica vigorosa che ci ricorda quale sia l’atteggiamento più ragionevole da tenere quando ci si trova in mezzo a una tempesta, ribadisce a gran forza il valore del custodire e del salvare (su questo questo potete leggere anche questo libro), l’incommensurabile valore di amare la vita in tutte le sue forme anche quelle considerate più trascurabili, mostra come l’atto di prendersi cura sia qualcosa di molto diverso da un semplice gesto meccanico, ma implichi sacrificio, dedizione e a volte spalare molto letame, ci racconta che cosa sia la speranza e cosa voglia dire avere fiducia e attendere.

Tutto ciò spesso si riduce in una trasfigurazione illustrativa retorica e immobile, le immagini di Peter Spier invece sono animate da un lavorìo continuo, sono ricche di umanità, di gesti quotidiani, di fatica, di soddisfazione, di curiosità, di pazienza, ma anche di pensieri cupi di tentennamenti di scoramento.

Ogni mano, ogni zampa, ogni gesto, ogni espressione testimoniano il viaggio del grande patriarca, ma anche il viaggio degli animali, la decisione placida di convivere, nella speranza di una nuova vita. Una naturalezza che non è subalterna, ma partecipe e particolare (guardate il coccodrillo che tenta immediatamente di buttarsi giù quando intuisce che la terra è riemersa!) e che fa venire voglia di trasferirsi lì!

C’è una precisione unica nel ritrarre i dettagli, gli spazi e una grande onestà che va aldilà del puro contenuto del racconto e si immedesima nella vita: i panni stesi in ogni spazio possibile, i rattoppi continui, e poi ancora il letame da spalare, il cibo da distribuire, il fieno da spostare, le ceste smangiucchiare dagli animali, le alghe attaccate sui fianchi dell’arca, le nuore impegnate a stendere ritirare i panni…

Un disordine e uno sporco umanissimi.

Una storia di cura autentica che ha a che fare con la fatica e l’impegno, con uno spendersi per gli altri che è sempre fonte di grande gioia e di speranza.

Gli arcobaleni - che forse ci hanno un po’ disgustato durante il periodo del Covid - nascono proprio in questa storia, come segno di un’alleanza che non viene meno, neanche quando il mondo stesso sembra negare ogni possibilità di speranza.

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L’arca di Noè Peter Spier Editore Editrice Piccoli
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