Le rondini sono uccelli straordinari, simbolo per eccellenza di viaggiatori ed esploratori e, allo stesso tempo, tra gli animali più comuni a fare compagnia alle persone di ogni età.
È il loro calendario, con cui scandiscono (anche) le nostre stagioni, a stupirci da sempre: un appuntamento segnato nei venti e nel cielo che un giorno come un altro le fa arrivare e che un giorno come un altro le fa partire lontano, irrequiete e impazienti di lasciarci ai morsi dell’inverno.
Il fatto, poi, che questi uccelli viaggiatori attraversino gran parte del mondo fa sì che essi siano presenti nell’immaginario e nella quotidianità di persone che magari non condividono il continente di appartenenza e neppure la cultura (!).
Diario di una rondine, di Pavel Kvartalnov e Olga Ptashnik è dedicato proprio al volo delle rondini e ci racconta di questo stupefacente uccello con le sue caratteristiche e le sue abitudini, ma ci racconta soprattutto del suo viaggio. Lo fa in forma diaristica, seguendo idealmente una rondine nel suo racconto di vita e di volo.
«26 maggio. Questa sono io, con le mie sorelle e i miei fratelli. Siamo nati in un nido, sotto il tetto di un fienile»
[…]
«15 giugno. Evviva! Abbiamo lasciato il nido e voliamo in un grande stormo assieme ad altre rondini»
E dopo giochi e rincorse nel vento ecco che la nostra protagonista sente che è ora di partire.
Il resoconto di viaggio tipico della letteratura scientifica calza a pennello, perché, in effetti, questo viaggio ha tutte le caratteristiche delle grandi epopee avventurose con i suoi pericoli nascosti dietro l’angolo, la fame, la sete, i luoghi impervi, le strade da tracciare, il pericolo di morte, la speranza…
È difficile credere che un esserino tanto piccolo e apparentemente indifeso possa e riesca ad affrontare un’avventura di questo genere, ma credo - in fondo - che sia proprio questa apparente fragilità che ci rende tanto care e familiari le rondini che vivono vicino a noi in una quotidianità, che sembra conosciuta, per poi abbandonarci chiamate dal fuoco del viaggio.
La narrazione non si dilunga su tratti divulgativi: ne vengono approfonditi alcuni che servono a raccontare il viaggio stesso come, ad esempio, la conformazione delle penne e delle piume, ma il racconto è incentrato sulla narrazione del viaggio e sulle difficoltà di questa lunga migrazione.
Stupiscono gli scorci che ci portano dall’Irlanda, con le sue pecore e i suoi cieli azzurri, fino in Spagna e poi in Africa …
Il libro dunque non può essere considerato un non fiction puro, ma piuttosto un racconto stupito che offre anche spunti di riflessione scientifica sulle abitudini e la vita delle rondini.
Molto belle le illustrazioni che nei colori non contornati suggeriscono dettagli (guardate quanti altri uccelli appaiono tra le pagine come macchie di colore!) e movimenti naturali di cielo, mare, erba e prati.
I colori segnano e suggeriscono l’impressione della maestosità dell’impresa: le rondini si fanno piccolissime dentro sfondi di canne e gli scorci sconfinati di cielo, mare o deserto quasi le inghiottono, ma poi l’illustrazione si fa vicinissima e ci mostra, ad esempio, quanto siano funzionali quelle bocche grandissime - che a volte possono apparire quasi sgraziate - per nutrirsi in volo a velocità impressionante.
Un bel racconto di viaggio, di vita, di natura.
Da leggere insime dai 4 anni in su.