Fresco vincitore del BRAW nella categoria Comics (early readers) “Fumetti primi lettori”, Niente draghi per Celeste è un felicissimo esempio di come autori e illustratori di formazione e stile molto diversi possano collaborare, mantenendo intatta la loro identità e il loro piglio per creare sorprendenti esperimenti.
I due nomi che vedete campeggiare in copertina infatti, Nikolaus Heidelbach e Ole Könnecke, non sono l’autore e altro l’illustratore del libro, ma equanimemente autori e illustratori.
Heidelbach è un illustratore finissimo che da sempre ha dedicato il suo accento a narrazioni oniriche e fiabesche attraverso illustrazioni pittoriche dense di dettagli e spesso dal tono perturbante. Ole Könnecke invece si è specializzato nel fumetto con tratti e linee essenziali e figure animate dal tratto spiritoso e giocoso.
Gli stili dei due illustratori tedeschi, dunque, possono apparire inconciliabili, ma trovano in questo albo illustrato-fumetto una sintesi eterogenea e ingegnosa.
Il libro si apre su una pagina la cui conformazione ricorda una vignetta, in cui campeggia una coppia di genitori piena di raccomandazioni per i due figli, lasciati in casa per una serata con gli amici.
«“Fai il bravo con tua sorella” “E basta televisione!” “Sul tavolo di cucina ci sono sogliola e spinaci” “E lavatevi i denti”»
Voltata pagina, lo spazio si frantuma in una serie di vignette più piccole, senza contorni, che raccontano l’inevitabile destino di ogni ottima raccomandazione, offerta ai figli: la televisione è accesa, per cena si mangiano pizzette, succo di mela e patatine e il lavaggio dei denti … non contemplato.
Questo incipit dà immediatamente la cifra della narrazione che vuole essere spassosa e divertente, ma che nulla fa trapelare di quello che tra poco accadrà.
Nella pagina successiva la piccola di casa chiede al fratellone una storia da brividi, una storia della buonanotte fuori dagli schemi, insomma.
Nell’apertura successiva, quello che appare agli occhi dei lettori è sorprendente perché se nella pagina di destra il fumetto continua il suo racconto, mostrando il fratello impegnato in un complicato racconto incalzato dalle richieste e dai commenti della sorella, nella pagina di sinistra prende vita la storia orrorifica attraverso le illustrazioni di Heidelbach. Lo scarto per l’occhio è netto.
In realtà quello che vediamo è l’incipit o la scena iniziale di quella che dovrebbe essere una storia da brividi, perché la sorellina interrompe immantinente la storia, dichiarando che il soggetto non fa per niente paura.
La finitezza della tavola illustrata, i colori stesi in tutto lo spazio della pagina, i contorni fini dei dettagli… tutto suggerisce una storia, suggerisce che qualcosa d’altro (la letteratura?) abbia fatto la sua comparsa decisa e affascinante.
Lo schema si ripete creando un climax ascendente, poiché di fronte alla richiesta di una storia più paurosa, il dialogo tra i fratelli mette in scena uno dopo l’altro personaggi sempre più inquietanti: «“Una bambina che mentre sta ai fornelli non si accorge del grande rospo alle sue spalle” “I rospi sono così carini” […] “Un enorme pericolosissimo pipistrello”…»
I dialoghi che intervallano e interrompono gli innumerevoli tentativi di incominciare una storia sono sempre più sorprendenti, d’altro canto le illustrazioni silenziose che fanno da contraltare al fumetto mostrano quale sia la vera stoffa delle storie, contrapponendo a un dettato quotidiano e scherzoso la ricchezza sorprendente e impensabile che le storie sono capaci di intessere.
Il finale non smentirà il tono spiritoso con cui il libro si è aperto e non vi racconto niente sulla storia di paura che effettivamente verrà raccontata...
Il libro è progettato in modo interessante e inaspettato, la narrazione è affine ai suoi lettori con i quali intesse un gioco quasi metanarrativo, conducendoli a riflettere su che cosa effettivamente faccia paura e su cosa permetta di varcare la soglia del “raccontato”.
Perché effettivamente entrare in una storia significa aprire un varco verso mondi assolutamente differenti, dove tutto è possibile e dove tutto è riconoscibile pur essendo profondamente diverso, profondamente “altro”.
Un plauso a questa coppia di artisti che con autoironia ci ha raccontato qualcosa della forza delle storie della buonanotte e dell’affetto tra fratelli.