L’associazione colori ed emozioni è, per me, argomento molto complesso che per lo più mi provoca una generale repulsione per tutta una produzione libresca che vorrebbe per “comodità” (ma è davvero una categoria interessante la “comodità” in letteratura?) standardizzare le sfumature delle emozioni e dei sentimenti in una gamma cromatica piatta e uguale per tutti. Eppure se fossimo superficiali - meno male che non lo siamo! - Un giorno una ragazza sembrerebbe riproporre un tema simile. Vi racconto, invece, perché credo che questa storia sia splendida e vibrante.
La storia nasce in un contesto artistico ampio e innervato di molte suggestioni: l’autore è Nic Cester chitarrista e cantautore che ha composto un disco musicale (The skipping girl) che è specchio e compagno della storia diventata albo illustrato grazie alle incantate immagini di Richolly Rosazza. Una riflessione artistica a 360° gradi che, non a caso, è nata durante il periodo di lockdown del 2020.
[qui il racconto che Nic Cester fa di questo progetto]
La storia narra di una bambina fatta di tubi al neon, plastica e complicate strutture sostegno: una bambina-insegna-luminosa costretta giorno, dopo giorno a saltare allegramente la sua corda fucsia al neon sopra ad una fabbrica di aceto.
Come Pinocchio però questa bambina è dotata di un quid, un desiderio: il desiderio di diventare una “bambina vera”.
È un fulmine che sostituisce la fata turchina e compie il miracolo:
«Un fulmine colpì anche la ragazza sul tetto della vecchia fabbrica, e lei precipitò di schianto con un rumore di ferraglia. […] Riuscì a districarsi dai fili e dalle lamiere contorte senza ferirsi, e poi si alzò, finalmente libera»
Poteva cominciare a vivere, libera da quei lacci che la confinavano ad una forma e ad una vita sempre uguale a se stessa.
Tuttavia, come era accaduto allo stesso Pinocchio, anche la nostra ragazza non è immediatamente e pienamente umana.
«Nell’incidente in cui era diventata una ragazza aveva perso tutti i suoi colori»
Ma come guadagnarsi l’umanità? Come acquistare il colore della vita?
È in questo istante che la storia si fa intensa e per nulla scontata. Quella della nostra protagonista non è una gara a punti, un percorso a tappe prestabilite.
Quello che questa ragazza splendida ci insegna e ci racconta è l’esperienza dell’accoglienza di sé: seduta su un molo si concede di essere profondamente triste e addolorata, confusa per quello che le sta succedendo e piange.
Pensate a quale conquista deve essere stata per una ragazza costretta a sorridere tutte le notti, nella sua vita da insegna luminosa!
In quell’attimo la sua figura acquista una sfumatura di umanità e di colore che è azzurra, ma anche un po’ rossa e grigia… (nulla poteva accordarsi meglio a questo impercettibile mutare più dello stile multiforme e armonico dell'artista peruviano!).
Poi mentre si allontana, la ragazza incontra un uccellino intrappolato in un groviglio di fili.
«Le pareva inaccettabile che una creatura così delicata e indifesa soffrisse ingiustamente, si sentiva ribollire di rabbia»
L’emozione improvvisa ed effimera le vale una nuova sottile una gamma di sfumature cromatiche.
La storia dunque non ci racconta di emozioni da catalogare, leggere e intrappolare in uno schema, ma è un elegia alla vita e all’amore a sé, come coacervo pulsante di emozioni.
Bisogna concedersi di provare le emozioni, accettarle e ammirarle come parte della vita.
Molto interessante, ad esempio, che la rabbia sia trattata come una forza propulsiva positiva, non qualcosa da reprimere o qualcosa da dimenticare, non qualcosa da chiudere, imbottigliare, calmare... ma una forza motrice. Comunque una parte di sé.
È così necessario definirsi in un colore “emozionale”? O meglio, è possibile parlare di sé come di un colore piatto e unico? Nel cuore di ciascuno, grandi e piccini, le sfumature di sensazioni ed emozioni si intrecciano in quadro e in un cuore che unico, per ciascuno.
«A vivere si impara vivendo»
Questo è il vero succo della storia: la vita.
Un luminoso e musicale inno all’accettazione di sé in ogni sfumatura, nella consapevolezza che “l’essere veri” (diventare un bambino “vero”, un adulto “vero”) è arrendersi ad amare tutte le sfumature che ci costituiscono, proprio perché sono parte di noi.
Concediamoci di amarci, nella nostra povertà e luminosa unicità e lasciamoci amare.