Mi sono avvicinata al libro Un gattino come te di Natalia Shaloshvili, giovane illustratrice ucraina, affascinata dalle illustrazioni, caratterizzate da uno stile pittorico che mischia diverse tecniche dando alle pagine un movimento dato dai pastelli e dalle tempere e poi dal grasso della cera, dai segni del pennello…
Solo in un secondo momento mi sono addentrata nella storia di questo gatto, specchio allegro di un bambino, con gli artigli che spuntano dalle zampe, sgraziatamente, come i piedi dei bambini a volte spuntano dalle ciabattine d’estate e con gli occhi tondi che guardano sgranati il lettore, senza pudore, proprio come fanno i bambini che difficilmente capiscono che gli adulti si sentono a disagio nell’essere fissati.
Proprio un gattino come te, piccolo lettore.
«Di che cosa bisogno un gatto piccolino?»
Il testo si apre così e subito arriva una voce che cerca di rispondere. Un gatto ha bisogno di occhi, di orecchie, di una bocca e poi di baffi, ha certamente bisogno del corpo, delle zampe e anche della coda. Ma i bisogni si moltiplicano immediatamente, per esempio un gatto piccolino «ha bisogno di scappare ogni volta che gli va». E ha bisogno di un po’ di latte e se il topo fugge via, e «di un letto di fiori per fare i suoi bisogni. Senza essere disturbato. Di quello non ha proprio bisogno».
In questo spazio che si muove sul confine del mare c’è un dialogo costante tra gabbiani e questo gattino che si muovono un po’ come le onde allontanandosi e avvicinandosi. Le immagini poi contribuiscono a donare una sottile tono umoristico alla narrazione: lo sguardo del topino catturato è chiaramente furbissimo, l’espressione concentratissima del gatto mentre fa la cacca (!) è esilarante, così come gli occhi strabuzzati che guardano i lettori mentre il gattino cammina con l’ombrello sotto la pioggia battente, con due stivaletti gialli appena profilati.
Le risposte sui bisogni continuano a essere snocciolate: il gatto sembra avere bisogno di tutto e le risposte sembrano quasi contraddittorie, perché ha bisogno della pioggia ma ha anche bisogno di un luogo per ripararsi, ha bisogno di pareti ma anche di finestre, ha bisogno del sole ma anche del buio…
Ma insomma questo gattino di cosa bisogno, soprattutto?
La risposta finale è forse un po’ scontata, ma bellissima nella sua rappresentazione di una porta che si apre e di un bambino, in cui il gattino dagli occhi azzurri può specchiarsi: si ha bisogno sempre di qualcuno «grande. O piccolino. Soprattutto di questo»
Il concetto declinato è prevedibile, ma la bellezza delle illustrazioni e il sottile humour stemperano questa sensazione.
Le immagini si fanno guardare, attraversare e riguardare: la gorgiera di tulle a pois? E le tazzine in mano al gattino o le tazze entro cui si rifugia il gattino?
C’è un movimento che è dato dal continuo attraversamento del confine della pagina stessa, ma anche dallo sbilanciamento degli elementi disposti nella pagina, che non sono mai al centro, fermi, stabili, ma lasciano invece molto spazio al cielo con i pollini, le nuvole, le gocce di pioggia, e al mare… è un turbinio molto vivo.
I toni tra il grigio e l’azzurro, molto freddi, vengono riscaldati dai gialli che appaiono verso la fine e che esprimono tutto il loro tepore nell’abbraccio caldo con il bambino.
Una piccola storia per bambini che ancora possono accoccolarsi in una tazzina.