In questi giorni sono stata a Napoli con mio marito, per lavoro e per piacere. Per me Napoli è la mia nonna paterna: Maria. La mia nonna era napoletana e la passione e la nostalgia con cui mi parlava della sua città, quando ero piccola, mi sono rimaste stampate in testa. «Quando prenderò la patente» le dicevo «andremo insieme a Napoli, ti ci porterò io!». Non siamo riuscite: la mia nonna è andata in Paradiso quando avevo appena compiuto 10 anni. Così questi giorni mentre passeggiavo tra i vicoli, occhieggiavo nei “bassi”, scoprivo i sotterranei napoletani, pensavo come emotivamente costipata: chissà la mia nonna se si è rifugiata qui durante la guerra, chissà se veniva in questa chiesa, chissà se guardava il mare da qui. Ogni boccone assaggiato era una ricerca di questi sapori che hanno lasciato un imprinting in me: la pasta e patate, le polpette con il sugo, la pizza di scarola… Che nostalgia! Avrei voluto averti con noi, nonna.La memoria permette alle cose di diventare vive: il ricordo della mia nonna è stato il mio Leone a Parigi. Napoli si faceva bella per me.
È la storia: lo abbiamo detto e ridetto all’ultimo incontro di Leggere insieme…ancora, la memoria dei nonni è fonte di ricchezza, è capace di regalare ai nipoti mondi diversi, avventurosi ma belli, perché vissuti. Centrato su questa idea di trasmissione della memoria è La fisarmonica di Mendel di Heidi Smith Hyde e Johanna Van der Sterre, libro che ha catturato l’attenzione di Saverio, subito, calmamente ma stabilmente. Il libro è il pulito racconto di una storia, di quelle storie che raccontano in modo esatto la Storia. Non c’è quasi spazio per le parole poetiche o le descrizioni emozionali e colorate: è la storia semplice e vera di un uomo e della sua musica. Di uomo che a causa della povertà è partito con la fisarmonica verso un Mondo nuovo, alla ricerca di una chance e, rimboccandosi le maniche, ha fatto della sua fatica uno strumento perché la musica e la bellezza della vita inondasse tutto. È la storia di un emigrante, come molti nostri nonni sono stati, che è partito per sopravvivere e ci è riuscito, anzi meglio ha trovato la sua fortuna, che nel caso specifico di questa storia è una bella famiglia. La storia di Mendel, però, è intrecciata con quella della sua musica, la musica klezmer, perché se ci pensate la musica la fanno le persone :D
Nella descrizione lineare della sua avventura è la musica l’unico elemento che crea un ritmo lento e che torna continuamente: «Suonavano musica allegra. Suonavano musica triste. La gente rideva. La gente piangeva. Il villaggio [e poi la nave, la casa…] era animato dalla musica dei klezmorin». La linearità, la voglia di raccontare semplicemente una storia hanno davvero preso il mio quasi cinqueenne: probabilmente un libro così lineare gli mancava da un po’.
Le illustrazioni di Johanna van der Sterre un po’ naif, tonde, leggere non mi sono piaciute molto, ma sono assolutamente particolari e curate. Gli acquarelli che muovono le linee sottili sembrano raccontare la storia con discrezione e sottovoce, come chiedendo il permesso.
Un libro che sembra quasi non credere nel proprio valore: una storia ben fatta e ben raccontata, immagini non casuali e significative. Una storia di Storia e una storia di musica. Uno di quei libri che entra sommesso sullo scaffale e ci rimane con un valore che di giorno in giorno gli viene riconosciuto.
La fisarmonica di Mendel
Johanna van der Sterre - Heidi Smith Hyde - Shulim Vogelmann (traduttore)
32 pagine
Anno: 2013
Prezzo: 15,00 €
ISBN: 9788880575290
Giuntina editore
Anobii