I libri che si regalano ai genitori per l’avvento di un bambino sono spesso ricchi di frasi sontuose e retoriche. A volte non si può neanche imputare agli autori una falsa forzatura: la nascita di un bambino è un evento così ricco di miracolo e forza vitale che si rimane tramortiti e il contraccolpo spesso si traduce in frasi a grandi volute, quasi per riuscire a tenere testa alla grandezza dell’accaduto. È un male? No, però in fondo questi libri rischiano di lasciare l’amarezza dei sogni infranti, se si leggono dopo un po’ tempo.
Eccoti qua! di Mirjana Farkas sembra imboccare la strada della grande celebrazione.
«Buongiorno, ….. Atterraggio riuscito. Eccoti qua! Se io fossi una fata china sulla tua culla, avrei dei poteri magici e ti regalerei…». È la voce della mamma a farsi piccola sussurrata, accanto alla culla del suo bambino: il cuore è traboccante, le parole erompono una dietro l’altra.
L’autrice si immagina di donare al piccolo neonato energia, equilibrio, immaginazione, gioco, parole… Doni scontati? Forse, ma i dettagli fanno la differenza, dunque fate attenzione.
Innanzitutto le parole sono scelte con una certa cura: c’è il «conforto», la «risata», la «golosità» e non i più generici e altisonanti felicità, soddisfazione, riuscita … per ogni dono poi l’autrice si sforza di trovare il perché. Perché l’«equilibrio»? «Per imparare a camminare e per restare con i piedi per terra». Alcune risposte sono metaforiche, altre semplicemente reali: «gnam!».
La svolta avviene sul finale: «Uffa! non sono una fata e non ho la bacchetta magica ma… sei tu che hai tutti questi poteri!».
Ecco, questa svolta narrativa per me è valsa tutto il libro, perché in questo passaggio viene ribadito un particolare essenziale: le potenzialità e la forza per raggiungere tutti quei traguardi appartengono già a quel corpicino. Quella vita nascente ha già tutto quel che le serve, perché ha il cuore che, se educato, troverà modo di ridere, guardare, godersi il cibo, sorridere dopo un pianto…
Il bambino insomma non è un contenitore vuoto da riempire, ma è anzi una sorta di pupa, pronta a spiccare il volo (interessante anche l’illustrazione finale).
La retorica sembra dunque piegarsi al realismo più elementare e la lista di doni si trasforma in una descrizione delle facoltà già presenti nel bambino.
Un altro elemento che fa la differenza – elemento tutt’altro che secondario – è la forza e l’originalità delle immagini. Con soli 3 colori Mirjana Farkas intesse tavole gioiose, energiche, raggianti. Tra pose più realistiche, come il neonato che dorme con i pugnetti alzati, e immagini figurate, come l’energico razzo che sfreccia nella vita, il ritmo narrativo è tutt’altro che paludato, supportato anche da un eccellente lavoro di lettering.
Un bel libro augurale per portare alle nuove famiglie un allegro e spensierato “buon viaggio”.
P.S. dedicato alle famiglie adottive. A parte la rappresentazione del neonato, il testo è perfetto per i bambini adottati, perché si ribadisce proprio che la grandezza sta nel soggetto e non viene “versata” da fuori.