Il libro di cui mi appresto a parlare oggi è un libro che ho rincorso, che mi ha trovato, che ha aspettato… Uno di quei libri che mi ha colpito subito, ma che non trovava mai il tempo giusto né le mie parole esatte. You and me, me and you di Miguel Tanco è un libro sulla paternità, un piccolo taccuino in cui, con un tratto spontaneo e preciso, sono annotati con accuratezza sul bianco nitido della pagina piccoli quadretti di vita.
È un libro discreto, che si cela e non si svela, ricco e prezioso.
Innanzitutto il testo.
«I ask you the most difficult questions…and keep you in shape.
I show you how to talk to strangers and how to slow down…».
Per una sorta di supponente presupposizione il lettore affronta il testo come se la voce fosse quella del padre-autore, ma è davvero così? Pagina dopo pagina ce lo chiediamo, diventando sempre più consapevoli della verità.
Le immagini non forniscono appigli, il tratto elastico e mansueto dell’illustratore spagnolo ritrae, di volta in volta, scenette quotidiane dove il papà è sempre in compagnia del figlio. Si riconosce lo sfondo milanese cittadino: i tram con gli interni in legno e le lampadine con il paralume in vetro, i sampietrini e i giardinetti orlati di basse recinzioni e gli eleganti palazzi del centro. Ma ci sono anche spazi intimi e interni, come le scatole sul parquet di casa, la poltrona a lato del lettino, la libreria e la boccia con il pesce.
I tratti color ocra si mescolano con gli acquerelli più scuri in una palette che scivola con armonia dal giallo al nero, il bianco gioca con i colori, con personalità, lasciando che gli occhi convergano sui protagonisti. La maglia nera (del papà) e il capino biondo (del bambino) sono il fulcro pulsante delle tavole, intorno c’è poco, l’essenziale per non rendere astratto il discorso, il bianco fa da regista discreto, come a dire “non ti distrarre”.
Il testo continua, alternando insegnamenti ed episodi di vita che riguardano la sfera reale ma anche quella intellettuale e del cuore: si parte per luoghi mai visti prima su scatole di cartone, guidate con sprezzo del pericolo lungo il corridoio di casa, e ci si bagna in compagnia sotto la pioggia con l’ombrello chiuso in mano, si dà la possibilità di raccontare storie ma anche di costruire castelli di libri e fortini inespugnabili.
Quello che si percepisce con chiarezza, pagina dopo pagina è la gratitudine che il padre ha nei confronti del figlio e che si esprime attraverso la piccola voce infantile, riempiendola della consapevolezza adulta: è un ringraziamento al contrario, gioioso e genuino.
«I help you to grow».
Così si chiude il libro in uno spiazzante sovrapporsi di voci, che il titolo congeniale rievoca e riecheggia: chi fa crescere chi?
Un piccolo scrigno vibrante di riconoscenza che fa bene al cuore.
Un libro per tutti i padri che amano i loro figli, quindi - si spera - per tutti i padri.
P.S. sullo stesso stile è uscito anche il libro sulla mamma e suoi fratelli, un peccato non averli in Italia!