«La verità è che da quando eravamo diventati grandi non credevamo più alla storia che ci raccontava il Nonno, non fino in fondo, non come invece avremmo voluto. Era troppo improbabile, troppo fantastica. Eppure, amavamo ancora ascoltarla»
Si apre in modo molto schietto questa storia di Natale: è sempre bello ascoltare storie di Natale in questo periodo che precede questa grande festa, ma crediamo davvero a ciò che ascoltiamo?
La voce di questo giovane pastore si stringe dunque nel suo grezzo mantello scuro e si avvicina al fuoco, proprio lì dove si trovava suo nonno la notte del primo Natale.
E il nonno anno dopo anno racconta, imperturbabile allo scetticismo dei giovani pastori, ricorda e racconta quel miracolo straordinario a cui assistette.
«“Quando ero molto piccolo” iniziò, “mi ricordo che credevo che tutte le stelle fossero fatte di scintille…”».
Il racconto si snoda, su una strada che crediamo di conoscere bene. I pastori si stringono attorno al fuoco dopo una giornata faticosa dietro al gregge: grandi, piccini, fratelli, cugini, nonni… Ma quella è una notte diversa, quelle scintille si combinano a formare una figura: «era un angelo!».
La storia, in prima persona, riporta le emozioni, la paura e lo stupore di quell’incontro straordinario. Le parole sono precise, siamo catapultati in quella situazione particolare eppure le parole del nonno, anno dopo anno, non sembrano cedere né alla stanchezza né alla rielaborazione personale. I dialoghi sono semplici, ma chiari, diretti, misteriosi e a volte incomprensibili nella grandezza che portano. L’angelo Gabriele parla di un re, un piccolo re che è appena nato: «“Vorreste vederlo con i vostri occhi?”»
Ed ecco che i pastori si preparano di schianto a rispondere a questa strana chiamata.
«Guardai tutto il tempo. Non volevo perdermi niente. Non ero per nulla spaventato, ero semplicemente incantato».
Ma chi rimane con le pecore? Il più piccolo! Il nonno bambino, ignorato nelle sue proteste, si trova costretto a rimanere distante e lontano dall’evento straordinario di cui aveva appena visto uno straordinario scorcio.
«E se ne andarono, ombre che si allontanavano nella notte, lasciandomi lì. Non mi ero mai sentito così solo, né così triste come in quel momento»
Ma l’angelo Gabriele sembra quasi accorgersi di questo bimbetto, lasciato indietro e arriva con una proposta degna dei piani ben congeniati dai bambini.
«“Potrei portarti in volo fino alla mangiatoia. Potremmo andare e tornare, in un baleno, e nessuno saprebbe mai che sei stato ”».
Detto, fatto.
Arriviamo per primi alla stalla della Natività, sono gli occhi di questo bambino pastore a raccontarcela. Maria stanca, il neonato che si ciuccia le mani e che sorride, un papà che prende il suo Gesù in braccio! Cosa regalare a quel piccino? Il pastorello ha solo il suo bastone, ben fatto: Giuseppe lo apprezza come un vero intenditore.
Il nonno conclude la sua storia con il ritorno al gregge e accennando alla vita di Gesù che lui scrutò da osservatore lontano, fino alla croce.
Il racconto si spegne tra lo sfrigolare delle braci. La parola torna al giovane pastore disincantato:
«Ma quella non fu la fine, non ieri notte. Ieri notte la storia ha avuto un finale del tutto diverso, qualcosa di straordinario, incredibile […] pensavamo, ecco quella era stata, solo una pia illusione. Ma ricordo […]. Fu allora che accadde …. ho visto … credevo che il cuore potesse scoppiarmi».
Riaccade oggi per noi questo evento straordinario che è la nascita di Gesù?
La storia è piena di umanità e bellezza, la voce vibrante del bambino pastore si accosta come una proposta ai pensieri disillusi, nichilisti dei giovani pastori. Ma. Ma poi Gesù torna e travolge di nuovo tutto con il miracolo della sua Presenza, oggi come ieri, fregandosene dei dubbi.
Una proposta sul tema della Natività, toccante, umana e stupenda nel rivolgersi anche ai ragazzi più grandicelli (dai 7 anni).