Wolf Erlbruch, classe 1948, è una colonna portante della storia dell'illustrazione e della letteratura per l'infanzia tedesca e vincitore di innumerevoli premi. Il suo stile è molto riconoscibile per le tecniche che si mischiano (pittura disegno collage), ha prestato la sua arte a numerosi autori, ma lui stesso è stato autore di testi intensi sull'amore, sulla morte, sul destino, sulla diversità... Il suo stile riesce a rendere leggeri e accessibili pensieri filosofici anche ai lettori più piccini, ma non gli manca l'ironia: sapete qual è il suo libro più famoso? Un libro sulla cacca!
Rileggiamo insieme uno dei suoi ultimi lavori.
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Siete pronti a precipitare? Giù giù in «una gran buca sotto la siepe» dietro al Bianconiglio (o Coniglio che dir si voglia)? Perché se non siete pronti è meglio che non vi cimentiate nella lettura de L’orso che non c’era, un libro che è un’inestricabile groviglio di domande dirette e assurdità verissime che necessita di lettori intraprendenti, almeno quanto Alice.
La caduta libera nel pozzo assai profondo, lettori di Carroll seguitemi, incomincia dall’abbrivio: «C’era una volta, Tanto Tempo Fa, un Prurito». Ma non stavamo leggendo la storia di un orso? «Be’, tutti sanno che gli orsi si grattano quando sentono prurito, ma non molte persone sanno che i Pruriti si grattano perché sono Orsi!». Adesso non avete scampo e come Alice non potete far altro che partire come il vento dietro… all’Orso che Non C’era.
L’Orso che Non C’era, dovete sapere, è un orso che si fa molte domande, un curioso – si direbbe – o forse un filosofo, e quando non se le fa sono dei biglietti trovati nei pantaloni a fargliene: «Tu sei me?». Questa confusione esistenziale sull’essere che ero, che sono e che sarò non vi ricorda niente? «“E chi sei tu?” disse il Bruco … “Ehm … veramente non saprei, signore, almeno per ora … cioè, stamattina quando mi sono alzata lo sapevo, ma da allora credo di essere cambiata diverse volte”». Il nostro protagonista però ha degli indizi: «1. sono un orso molto gentile 2. sono un orso felice 3. e anche molto bello» e a partire da questi inizia la sua ricerca di sé. Il viaggio si snoda tra alberi che crescono se non li guardi (o no?), tra silenzi piccoli, grandi, antichi e silenziosi, facendo tappa per conoscere personaggi assurdi («un grosso morbido divano con la personalità di una mucca») che già ti conoscono, o forse no, e che consegnano al nostro protagonista un pezzetto di sé stesso.
Tra i tanti incontri quello con il Penultimo Pinguino conduce il nostro orso tra i fiori e tra i meandri della riflessione sul pensiero: «”Sto pensando.” “Posso pensare insieme a te?” “Basta che non pensi alle mie stesse cose”».
«“Non ci avevo mai pensato!” disse “Secondo me tu non pensi mai” disse la Rosa, in tono alquanto severo».
Poco dopo l’Orso che Non C’era arriva all’Albero Bussola: «La Fantastica Foresta non aveva quattro punti cardinali, bensì otto: NORD, SUD, EST, OVEST, GIUSTO, SBAGLIATO, PRANZO E COLAZIONE».
«“Vorresti dirmi di grazia quale strada prendere per uscire di qui?” “Dipende soprattutto da dove vuoi andare” disse il Gatto. “Non m’importa molto…” disse Alice. “Allora non importa che strada prendi” disse il Gatto. “… purché arrivi in qualche posto” aggiunse Alice a mo’ di spiegazione. “Ah per questo stai pure tranquilla” disse il Gatto “basta che non ti fermi prima”».
E infatti alla domanda della Taxi-Tartaruga «dove stai andando?» l’Orso che Non C’era risponde «sto andando Avanti». Come Alice anche il nostro protagonista giungerà a casa e specularmente ad Alice è alla fine che si ritroverà davanti ad uno specchio, giungendo finalmente al riconoscimento finale di sé stesso, come bello, felice e gentile.
«Davanti allo specchio, a certi Orsi,
Basta uno sguardo per riconoscersi.
E per esser sicuri, se hanno dei dubbi,
Si fanno l’occhietto … capito che furbi?»
L’autore israeliano, famoso musicista e drammaturgo, si cimenta in un’opera filosofica, una moderna Alice attraverso lo specchio, regalandoci un viaggio in un sognato ed eccentrico mondo alla ricerca di sé. Anche l’uso del font ricorda moltissimo le pagine di Carroll: le disposizioni inusuali, i maiuscoli, i corsivi… Un plauso alla traduttrice che deve aver avuto non poche gatte da pelare! ;)
Wolf Elbruch dona a questo testo l’umorismo e il sorriso necessario perché il testo non affondi appesantito da sé stesso. La linea rossa del sorriso, gli occhi sgranati e le pose bizzarre del protagonista strappano il consenso del pubblico, l’illustratore ne fa un personaggio candido, imperfetto, non un superego ma uno che aspetta i lettori (ritmicamente, se notate, l’orso guarda indietro a sinistra, fermandosi).
Le riproduzioni di litografie antiche (?), l’accostamento di colori pastosamente lavorati e del digitale offre un effetto di profondità di campo molto originale.
Il testo è lungo e con Saverio lo abbiamo letto a puntate, ma non sono riuscita a carpire esattamente il suo parere, ci riproveremo più avanti! In ogni caso se lo regalerete ad un adulto avrete il vantaggio di sondare la sua capacità di non prendersi sul serio :D
Non c’è via di scampo con questo libro: o decidete di amare incondizionatamente Orso che Non C’era o non vi piacerà affatto, o sorriderete alle sue domande strampalate e alle risposte sopra le righe o vi salteranno i nervi dopo pochi secondi. Il paese delle meraviglie non è per tutti: o si è Alice o la sorella!
P.S. in verde i testi originali tratti da Lewis Carroll, Le avventure di Alice nel Paese delle Meravaglie. Attraverso lo Specchio.
Questa la versione di Apedario.
Questa la versione delle Briciole di Pollicino.
Ottima strategia! (La adotto anche io, se trovo i libri senza doverli ordinare! ;-P)
Prova ad andare in una libreria, anche lì puoi guardare i libri gratis e poi decidi!
Il problema mio è che i libri che segnali qui sono tutti pressoché introvabili nel circuito bibliotecario della mia città (aggiornatissimo, immagina te), e per quanto mi riguarda non posso assolutamente permettermi di comprarli tutti!
(Ergo: se l’orso mi intriga, ma non convince, non mi arrischiuo, ma forse la vincerà la curiosità?)
Ciao! Ti confesserò che anch’io mi sento molto più affine alla sorella: ho amato le illustrazioni, mi ha intrigato il parallelo con Alice, ma… non mi ha conquistato!
Temo di essere più simile alla sorella di Alice…
Se devo essere sincera le stranezze senza senso del Paese delle Meraviglie mi hanno sempre confuso e… annoiato.
Ma accolgo oggi questa tua lettura più profonda e filosofica che desta la mia curiosità, e chissà, magari ci penso un po’ prima, ma mi piacerebbe tentare il grande salto e avventurarmi nella lettura dell’orso in crisi di identità.
Le illustrazioni del resto incoraggiano: simpaticissime!