Leggere Codino mi ha catapultato nella calda estate, alla fine di un anno scolastico, di una vita fa. Ricordo perfettamente la penombra accogliente della mia classe elementare: suor Gianna abbassava le pesanti tapparelle di legno per creare un clima raccolto, mediando l’abbagliante sole di giugno. Ognuno era in compagnia del suo libro: io correvo con un gruppo di marmotte su e giù per i pendii scoscesi di una montagna, seguivo le loro giornate settimana dopo settimana... un libro che ricordo fervidamente (e che ancora custodisco nella mia biblioteca!).
Ecco Codino mi ha ricordato quelle di storie di vento e libertà, perché Codino è la biografia di una lepre e della sua vita in un bosco alle pendici di una montagna alpina. Non immaginatevi però una saga umanizzata e drammatica come La collina dei conigli, non siamo di fronte ad un romanzo metaforico, ma ad un godibilissimo racconto naturalistico che concede alla “proiezione umana” solo pochi tratti - come l’amicizia ad esempio -, rimanendo comunque coerente ad una rappresentazione realistica dei protagonisti.
La storia di Codino incomincia d’estate, è l’unica lepre di una cucciolata che non deve essere stata particolarmente fortunata, il leprotto è esile, magretto, ma con una curiosità e un ardimento davvero invidiabili. La mamma gli farà da guida tra amicizie da evitare, pericoli a cui opporre rodate tecniche di sopravvivenza... ma Codino sperimenterà sulla sua pelle il mondo e il desiderio di conoscere.
La scoperta dei grandi e placidi abitanti del cuore de bosco, l’amicizia inaspettata con un vecchio riccio, la scoperta dei confini imposti dall’uomo come il mortale nastro di cemento che separa il bosco dal pendio della montagna, la scoperta degli animali della fattoria che godono di abbondanza, ma in cambio della libertà...
Codino cresce in fretta come tutte le lepri e ha ben presto una vita solitaria, come è proprio del comportamento di questi animali (la madre lo caccia via velocemente per occuparsi di una nuova cucciolata!). Tra inverni rigidi, durante i quali la malinconia della lontananza degli amici in letargo o migrati è compensata solo dallo stupore per il bosco incantato, e primavere movimentate dalla caccia di umani e volpi... il tempo passa. Sarà però l’arrivo di un gruppo di lepri montane a imprimere nella vita di Codino un’impronta indelebile. All’emarginazione attuata dagli animali del bosco, Codino opporrà invece un’amicizia schietta con un suo coetaneo, Pepe, con il quale trascorrerà spensierati e spericolati pomeriggi. Al sorgere della nuova primavera Pepe sentirà un’inestricabile nostalgia delle sue montagne e partirà, lo seguirà poco dopo Codino colto da un medesimo malessere sconosciuto chiamato tristezza. La nuova avventura di Codino lo porterà a scoprire le montagne con i suoi abitanti estivi: le mucche al pascolo, le marmotte e gli stambecchi, su su al limitare dei ghiacciai fino alle tane delle lepri d’alta quota e al suo amico Pepe. Ma la casa di Codino è il bosco questa volta è il ricordo di un dettaglio su cui la lepre aveva sorvolato, lo sguardo di una leprotta, che ora lo richiama a casa, nel bosco.
Max Bolliger, autore svizzero, assai celebre in patria ci regala una narrazione ad ampie volute, ma assai sintetica nella struttura nella lingua. Capitoli brevi, brevissimi (ideali per le prime lettura condivise), una storia che avanza attraverso episodi legati, ma senza un intreccio serrato, le frasi asciutte e la frequente inserzione di dialoghi ne fanno un libro “lungo”, ma facilmente proponibile ai primi lettori, grazie ad una trama non così fitta. Il fascino del bosco, dell’amicizia e delle avventure naturali ne fanno un testo amabilissimo e interessante, dal tono intimo (si percepisce l’amore per un paesaggio conosciuto!) e coinvolgente che la traduttrice, Chiara Carminati, ha saputo rendere con una vividezza palpabile.
Le illustrazioni di Kathrin Schärer rendono il libro uno scrigno di bellezza. Le imamgini riempiono il libro (in ogni doppia pagina ci sono grandi lepri e paesaggi boschivi!), alleggerendo di molto il peso della scrittura. Inoltre la spiccata capacità nel ritrarre realisticamente gli animali sia a livello espressivo e posturale che cromatico (guardate il manto delle lepri!), dona al libro un carattere davvero unico!
Si legge d’un fiato, ma non è un libro che ricatta e si lascia anche poggiare sul comodino in attesa che il lettore abbia voglia di tornare nel bosco: Codino è pronto ad accoglierlo con un’espressione buffa e una nuova trovata da vivere insieme.