L’albero libera storie è un libro strano, un libro dove il bianco della pagina e la linea nera decisa e pastosa degli schizzi dialogano con fotografie reali e luminose. Un platano, figura specifica e universale (capiamo, alla fine, che ogni albero potrebbe prendere il suo posto!), che con la sola sua esistenza, con il solo fatto di esserci e vivere genera infinite storie.
Il platano infatti sembra innanzitutto lo sfondo della nostra storia, il rifugio che Billi, «lo scoiattolo più stravagante del parco», sceglie come tana per lui e le sue provviste: una tana all’apparenza libera e perfetta. Che sia un bel platano o semplicemente un albero, penserà il lettore, è destinato a scomparire sullo sfondo della vicenda. Eppure il disegno schizzato del protagonista - una linea nera, un profilo sinuoso ma essenziale - appare quasi spoglio accanto ai colori e alla ricchezza visiva delle fotografie del platano. Il bianco della pagina fa da cornice che esalta e fa risaltare la figura arborea. In effetti sembra accorgersene anche Billi: «i colori e le sfumature di questo albero sono davvero tanti».
La corteccia «mimetica» e in continua trasformazione del platano rivendica a questo punto un ruolo fondamentale nella storia: i frammenti di corteccia si trasformano davanti agli occhi di Billi e dei lettori in protagonisti sfuggenti e vivi della storia e di altre storie.
Le schegge colorate non sono modificate né sovraillustrate, il lettore legge la descrizione che Billi ne fa e poi rimane lì, con la testa inclinata e lo sguardo interrogativo, cercando di vedere e di leggere la corteccia: «i coniglietti conosciuti stamattina, i vivaci cavalli e i valorosi cavalieri»…
Intanto la storia di Billi procede, perché un bel picchio (forse un picchio nero), tamburella insistente: la tana era sua, Billi se ne deve andare. Oh oh. Arriveranno ad una mediazione?
La storia (fatta di parole), le fotografie, la realtà che immaginiamo e di cui abbiamo esperienza (il parco, gli alberi, i giardini) e i disegni dialogano e contribuiscono a rendere ricca una pagina che all’apparenza si mostra come molto essenziale. Il platano da elemento del fondale narrativo diventa protagonista attivo, offrendo grazie alle schegge e ai colori del suo tronco mille altre storie che sembrano nascere all’improvviso e partire con un piglio indipendente e sfrontato, quasi sfuggendo agli occhi dei lettori: ma quei coniglietti da dove sono saltati fuori e cosa faranno?
Il gioco della lettura delle forme e dei colori offre un esercizio artistico molto interessante di osservazione, riconoscimento, immaginazione. Avete mai guardato davvero i colori del tronco di un albero? Avete mai giocato con i frammenti di legno? E con i sassi? E con le foglie? Sì perché da specifico e particolare (un platano e la sua corteccia), l’invito al gioco si fa generico e universale: quante storie riuscite a leggere e identificare in un giardino, intorno ad un albero (qualsiasi albero!), sulla superficie del suo tronco, per terra, tra le sue foglie...?
Marco Bellei, autore, architetto e creativo, aveva raccolto in un volume, intitolato Il progetto dello scoiattolo, i suoi lavori di architettura e design: «Quasi come lo scoiattolo quando nasconde le nocciole per fare provviste (che comunque, se dimenticate, possono contribuire alla crescita di nuovi alberi), anche Mauro Bellei, nasconde nei suoi progetti, le sue nocciole: piccoli semi che continuano anche a distanza di molti anni a tenerli in vita». Io credo che anche questo scoiattolo, Billi, faccia lo stesso: semini nei lettori e nasconda le sue nocciole qua e là. Un’intuizione, un invito, una storia.
Una storia curiosa, un’esercizio di fantasia, un manuale artistico che vi farà venire voglia di partire alla ricerca di storie nel parco in fondo alla strada, ma anche lungo agli alberi dei viali.
Dai 6 anni (tra l’altro perfettamente leggibile dai primi lettori, data la font maiuscola!).