Bombo-Lardo (Bumble-Ardy in originale) è l’ultimo albo illustrato che Maurice Sendak pubblicò, un anno prima della sua scomparsa, nel 2012, nella sua casa nel Connecticut.
È anche il primo albo illustrato, di cui si occupa completamente di testo e illustrazioni, dopo quasi trent’anni di pausa, durante i quali si era dedicato al teatro – di fatto impegnandosi in una carriera parallela di progettazione e cura di scenografie, adattamenti e costumi – a collaborazioni con personalità del suo tempo e a interpretazioni di testi di autori a cui era molto legato: penso a James Marshall, Tony Kushner, Wilhelm Grimm, Ruth Krauss, Herman Melville e il mondo di Mother Goose (Mamma Oca).
Proprio in seno alle collaborazioni che riguardano il cinema e la televisione si trova il primo seme di questa storia. Bombo Lardo infatti appare per la prima volta nel 1971 in un piccolo corto animato che Sendak preparò per Sesame Street insieme al suo amico Jim Henson. La ripresa di quella storia – che si trasforma in modo sensibile nel passaggio dalla versione audiovisiva al libro – sorge come esigenza durante un periodo molto duro per Sendak, che stava assistendo al lento spegnersi del suo compagno, lo psicanalista Eugene Glynn:
«Mentre lavoravo a Bumble-Ardy ero pienamente consapevole della morte. Stavo lavorando nella casa in cui il mio compagno stava lasciando la vita. Qualcuno che ha significato tutto per me mi stava lasciando. L’insieme delle profonde emozioni che si impadronivano di me mi ha quasi costretto a mettermi a lavorare su un mio nuovo libro. Ripeto, mio libro, e sottolineo mio perché Bumble-Ardy è per me stesso, ora che ho compiuto 83 anni sono felice di essere riuscito a realizzare questa idea che abitava nella mia mente da molto tempo. E di averlo fatto in un momento di grande dolore, forse per sopravvivere. Di averlo fatto, indipendentemente da tutti, compreso il successo di vendita».
È un libro misterioso Bombo-Lardo, che è rimasto fuori dalle tante ricognizioni critiche che sono state fatte sul lavoro di Sendak e che si fermano generalmente qualche anno prima. Su questo lavoro esistono, tuttavia, molte interviste ma, nei fatti, Bombo-Lardo rimane uno dei suoi libri rivolti all’infanzia più controversi e difficili da interpretare.
In queste pagine, infatti, si condensano e si sovrappongono tantissimi elementi della poetica di Sendak che lo rendono un libro affascinante per gli adulti, ma ciò non toglie che sia un libro fedele alla narrazione, alle aspettative e al sentire dei suoi amati lettori bambini (dai 6-7 anni).
Accanto a un filo narrativo ben chiaro e segnato che, grazie anche all’uso di un testo in rima, con frequenti interlocuzioni, entra immediatamente nelle corde e nelle orecchie dei bambini, le immagini sono disseminate di numerose citazioni e riferimenti che intrigheranno i lettori adulti.
A partire dalle maschere del caotico carnevale che occupa ben più delle pagine della famosa «ridda/finimondo», in cui troviamo citazioni da Dr. Seuss, William Steig e Garth Williams – a cui fa anche riferimento il titolo del giornale dedicato ai libri proibiti in mano a Bombo Lardo – non si possono, a seguire, non intuire riferimenti artistici, ad esempio, nella morte vestita da generale, e poi ancora riferimenti yiddish e cirillici, a cui aggiungere la stessa data del certificato di nascita di Bombo Lardo, che coincide con la data di nascita dell’autore… Tutto, insomma, contribuisce a creare un paratesto profondo e dettagliato che mostra quanto la stratificazione non rappresentasse per l’autore un’obiezione al rivolgersi ai più piccoli.
L’elemento principale che colpisce chi conosce i libri di Sendak è l’utilizzo di animali antropomorfi, anche perché, nella prima versione, il protagonista era un bambino. La trasformazione in un maiale, secondo le parole stesse di Sendak, è legata al desiderio di disegnare qualcosa di diverso e di nuovo:
«I’ve always loved pigs: the shape of them, the look of them, and the fact that they are so intelligent. I think I like them more than I like little human boys. The prospect of drawing pigs was something I could look forward to, and I needed something to look forward to. This project was done under very difficult circumstances. Somebody very important to me was dying painfully, horribly, slowly, and it leaves you questioning everything»
[Ho sempre amato i maiali: la loro forma, il loro aspetto e il fatto che siano così intelligenti. Penso che mi piacciano più di quanto mi piacciano i ragazzini. La prospettiva di disegnare i maiali era qualcosa che non vedevo l’ora di affrontare, e avevo bisogno di affrontare qualcosa di nuovo. Questo progetto è stato realizzato in circostanze davvero difficili. Qualcuno molto importante per me stava morendo dolorosamente, orribilmente, lentamente, e una situazione del genere ti fa mettere in discussione tutto]
La storia racconta di un maialino rimasto orfano dopo che i suoi genitori si sono rimpinzati di cibo e sono stati cucinati in un bel salmì (e qui non si può non evidenziare il riferimento alla antropofagia, tema già apparso in numerosi lavori precedenti da Nel paese dei mostri selvaggi a La cucina della notte).
Questi genitori non dovevano essere comunque particolarmente affettuosi, perché, come Bombo Lardo ci tiene a raccontare, per ben nove anni gli avevano impedito di festeggiare il suo compleanno.
«Zia Adelina, che è una santa,
per amor di Bombo-Lardo
senza indugio lo adottò.
Bello, no?
Finalmente, a nove anni, Bombo Lardo festeggiò»
Secondo un duplice canale narrativo, i lettori possono seguire il testo in rima, ma anche i dialoghi in forma di fumetto e i paratesti che appaiono in inviti, biglietti e festoni (perfetta la traduzione di Sergio Ruzzier).
Questa ricchezza di testi, naturalmente, si aggiunge alla comunicazione illustrativa che è particolarmente stratificata. L’apertura mostra una zia-maiale elegante, in una casa forse un po’ decadente e un giovane maialino felice nel suo vestito da cowboy «chic e sbarazzino».
La possibilità di festeggiare il compleanno diventa un progetto indipendente, nella mente di Bombo-Lardo, per cui, mentre la zia Adelina va al lavoro pensando, al suo ritorno, di preparare qualcosa di buono per festeggiare, il maialino, invece, organizza una festa in grande stile.
«Bombo disse a dei maiali: “C’è una festa su da me!
Si tracanna salamoia, si trangugiano bignè!”
Il che non è male.
Non lo è neanche un po’»
Lo spazio emotivo, da cui i lettori si trovano circondati, è uno stato d’essere complesso, molto lontano dalle descrizioni idilliache e monocolore delle emozioni dei bambini che spesso si trovano nei libri: Sendak ricorda a tutti che i bambini hanno un mondo interiore sfaccettato, multiforme e profondo che contempla l’entusiasmo, ma anche l’incertezza, la paura, il dolore.
Non si può non notare che, alla festa, Bombo Lardo non invita degli “amici” ma dei maiali, forse già conscio del caos che vuole scatenare, al di là di tutto.
Con un piano calcolato al minuto, appena la zia esce di casa, entra una baraonda di porcelli travestiti che trangugiano la salamoia, si rimpinzano di dolcetti e torte in un disordine che tanto ricorda la ridda, ma che non può non richiamare le feste carnevalesche di medievale memoria, durante le quali tutto, per un giorno, era sovvertito, perché tutti erano travestiti, appunto, come Max e Bombo sanno bene.
È a quel punto che Adelina, tornata dal lavoro per festeggiare Bombo, «trovandosi davanti quell’orda di suini a urlare cominciò».
«“Ora conto fino a 9! Non vi voglio veder più!
Altrimenti vi trituro e vi cuocio nel ragù!”»
Nella fuga precipitosa si rivede anche il piccolo Bombo Lardo che, nelle pagine precedenti, era quasi scomparso per lasciare spazio allo scatenarsi dell’irrazionale. Sarà l’unico a tornare sui suoi passi, naturalmente, dichiarando solennemente:
«“Prometto che gli anni mai più compirò!”»
Questa frase – certo la più inquietante di tutta la storia, perché in un certo senso presuppone che il maialino morirà – è la più cara a Sendak, perché parla dei temi della provvisorietà, della caduta e della morte, sempre presenti nella sua poetica. Inoltre trova un corrispettivo nelle grandi promesse dei bambini che prescindono da ogni vincolo spazio-temporale: prometto che farò il bravo, si sente dire dalla notte dei tempi!
La versione del libro è certamente più perturbante della breve narrazione animata per Sesame Street, anche a causa della chiusura che trasforma l’amore corrisposto senza ombre del corto («[mom] kissed him nine times over nine, which isn’t bad. In fact, it’s fine») in un corrispettivo con qualche ombra in più:
«“Oh pestifero cowboy! Che bene che ti voglio! Tu anche me ne vuoi?”»
A cui, nell’originale, Bombo Lardo risponde «you bet», che certo può trasporsi in «“Eh, sì!”», ma anche in qualcosa che rimbalza la palla più simile a “Scommettici!”, restituendo agli adulti la responsabilità della rassicurazione.
Questo libro è, a mio avviso, un racconto compiuto e pensato minuziosamente come solo Sendak sapeva fare e sono certa che perturberà almeno quanto Nel mondo là fuori, soprattutto per l’eccentricità delle immagini.
Accanto a un testo allegro e coinvolgente, è indubbio che queste immagini non siano le solite illustrazioni premasticate che spesso vengono offerte ai bambini: sono invece l’occasione per permettere che l’inquietudine, la paura e tante emozioni proibite possano manifestarsi con naturalezza per ritornare poi all’interno di un abbraccio, che riscrive con naturalezza le urlate e le incomprensioni, soprattutto nel concepire le dimensioni del mondo (quindi delle feste, in questo caso!) tra adulti e bambini.
P.S. Per approfondire, consiglio di leggere questa bella intervista e anche questa.