Pokko e il suo tamburo è una splendida storia sulla forza della musica, sui desideri tenaci, sull’educazione rispettosa e con una eroina determinata e caparbia, il tutto raccontato con un tono allegro e sottilmente ironico. Basterebbe forse tutto questo a farvi capire quanto sia interessante questa storia, ma non basta, perché l’impressione più forte che si ha la prima volta che si sfogli il libro di Matthew Forsythe è di stupore, lo stupore di ritrovarsi in un bosco muschioso e soleggiato, tra porticine di legno e materassi a pois, tra teiere di ceramica e cucine che profumano di zuppa e foglie campo.
Le illustrazioni dell’autore canadese sono davvero stupende: dettagliate e al contempo molto moderne nell’accostamento dei volumi a volte piatti, a volte tondamente tridimensionali, le espressioni dei personaggi a volte sono iconiche, fisse, mentre a volte sono spiritosamente espressive (la sequenza degli sguardi del papà in cucina è impagabile!). Immersi dunque in questo mondo legnoso del sottobosco, tra casette-albero e casette fungo, si svolge la storia dell’adorabile Pokko, una ranocchia affascinante.
«Regalarle il tamburo era stato il più grosso errore che i genitori di Pokko avessero mai fatto. In passato avevano già fatto degli errori.»
Sì ecco, perché la nostra Pokko ha dei desideri piuttosto originali (e per nulla merlettosi o stereotipicamente femminili!) e starle dietro non è semplice: prima fu la volta della fionda, poi del lama, del palloncino…. Ogni regalo è al centro di avventure che immaginiamo esilaranti, ma il tamburo… il tamburo «era stato senza dubbio l’errore più grosso».
E io posso comprendere l’entità dell’abbaglio di questi genitori, perché mia figlia Teresa di 2 anni - dopo aver letto Pokko a ripetizione - ha chiesto per Natale proprio un tamburo…
Insomma la vita della famiglia Ranocchi viene allietata dall’arrivo di un tamburo che, in mano alla piccola Pokko, non smette mai di suonare. I genitori orami non riescono neanche a sentirsi vicendevolmente, finché al papà viene la classica, “ottima” idea:
«“Pokko perché non vai un po’ fuori con il tamburo? Però cerca di non fare troppo rumore. Siamo solo una famigliola di ranocchie che vivono in un fungo, non ci piace attirare l’attenzione”»
Capite anche voi che “tamburo” e “senza troppo rumore” non possono andare d’accordo.
I due genitori sono adorabili e esilaranti: spavaldi nell’assecondare l’intraprendente Pokko, premurosi e liberi di riconoscere il talento della loro ranocchia, senza contare che il papà è sempre preso dalle faccende di casa e la mamma costantemente immersa nella lettura sotto una calda copertina sul divano.
Pokko esce nel bosco e incomincia a suonare “silenziosamente”, ma ecco che dietro di lei converge un seguito di animali che non vedevano l’ora - evidentemente - di poter suonare il loro strumento in libertà! Tutti seguono Pokko e, anche se il frastuono forse impedisce loro di sentirsi a vicenda, ecco che la musica crea un legame tra tutti.
Pokko non dirà che una frase in tutta la storia, si rivolgerà al lupo che «andava matto per la musica», ma che a un certo punto si pappa il coniglio con la tromba:
«“Se mangi un altro membro della band, sei fuori dal gruppo”»
E proprio mentre il papà scodella la zuppa, la band di Pokko passa sotto casa… il pandemonio che si catena è da concerto sold out!
La storia è, oltre che illustrata magnificamente, ironica, spiritosa e molto significativa: esprimi te stesso, suona, canta, fai rumore...vivi!
Il ritmo creato con sapienza dalle prime battute lapidarie è accompagnato da illustrazioni che si spezzano in sequenze incalzanti per poi fermarsi in arazzi da contemplare.
Un piccola storia di tenacia, determinazione e desideri vivi che non vedono l’ora di esprimersi rumorosamente!
Dai 3 anni: ma tenete conto che il rischio di dover comprare un tamburo è reale.
[…] Candita, 23 novembre 2020Avvenire.it, 30 novembre 2020Internazionale.it, 21 dicembre 2020Scaffale Basso, 15 febbraio […]