Continua la mia ricerca dei romanzi dietro ai film di Hayao Miyazaki e oggi vi parlo del primo romanzo della saga degli “Sgraffignoli”, Sotto il pavimento, dell’autrice inglese Mary Norton, romanzo su cui si basa il film Arrietty.
Conoscevo l’autrice inglese, nota al largo pubblico forse più per Pomi d’ottone e manici di scopa, altro romanzo da cui fu tratto un film Disney molto celebre, ma non sapevo che c’era ancora lei dietro al piccolo personaggio della “prendi-in-prestito” del regista giapponese.
Il film, pur concedendosi cambiamenti necessari alla trasposizione cinematografica, è molto fedele al romanzo (solo il primo volume, cioè questo!) che restituisce attraverso immagini narrative vivide e frequenti esattamente quell’ambientazione che il film ha saputo rendere così viva e accogliente.
Ma andiamo con ordine.
Sotto il pavimento racconta le avventure di un piccolo (letteralmente) nucleo familiare di Sgraffignoli, piccole personcine che abitano con discrezione e inventiva tra gli spiragli e gli spazi inabitati di una vecchia villa immersa nella campagna inglese. Mamma Casilia e papà Pod ricordano gli anni d’oro, durante i quali diverse famiglie convivevano spartendosi i diversi spazi: c’erano i Clavicembalo, i Dal Caminetto (i cognomi erano assegnati a seconda del punto in cui accedevano alla casa)… Ora invece non rimangono che 3 superstiti della famiglia Orologi: Pod, Casilia e la loro figlia adolescente Arietta, che abitano sotto il pavimento della cucina.
Gli Sgraffignoli vivono sgraffignolando, ovvero rubacchiando, ciò che si perde, si dimentica o non si nota più nel mondo degli uomini, la loro esistenza si potrebbe si innesta custodendo piccoli oggetti spesso ritenuti inutili o talmente piccoli da poter essere persi: rocchetti, aghi, spille, carta assorbente, briciole di zucchero, avanzi di spago, ciuffi di saggina…
La vita scorre nascosta ai occhi dei grandi, ma vi si intreccia inevitabilmente. Arietta però spinta dalla curiosità violerà i divieti più stringenti per fare amicizia con un bambino “grande” che alla villa è giunto per trascorrere la sua convalescenza.
La generosità di questa amicizia porterà però alcuni inconvenienti: i domestici della villa infatti (gli adulti della situazione!) sono più inclini a pensare che gli Sgraffignoli non siano altro che ratti ladri da affumicare…
È possibile un’amicizia? Il mondo che sembra immensamente grande finisce con le mura della villa? E oltre al giardino cosa c’è? Dove sono finiti tutti gli altri Sgraffignoli? Gli umani possono essere affidabili?
Numerosi i temi che si intrecciano senza che nessuno prevalga sull’altro (crescita, libertà, risorse della giovinezza, avventure, viaggio…), perché la declinazione effettiva di ognuno di questi aspetti trova la sua sintesi nel personaggio di Arietta, che ama, cresce, desidera, si muove, rischia, sbaglia, si arrampica… Le avventure si intrecciano a racconti, colpi di scena e deliziose descrizioni che incantano:
«Casilia era molto orgogliosa del suo soggiorno: le pareti erano state tappezzate con pezzi di vecchie lettere prese dai cestini da carte e disposte in modo che la scrittura formasse delle righe… Poi c’era un portagioielli in lacca, imbottito e con il coperchio alzato, che serviva da divano; e poi quell’utilissimo oggetto che era un cassettone fatto con scatole di fiammiferi. E una tavola rotonda ricoperta di velluto rosso che Pod aveva fatto con il fondo di legno di una scatolina di pillole montato sul piedistallo di un Cavallo degli scacchi».
«Uno zio di mio padre aveva una barchetta a remi con la quale andava in giro per la pignatta della minestra a raccogliere detriti e relitti. Andava anche a pesca di midollo, ma poi dovette smettere perché la cuoca si era insospettita a trovare sempre spille incurvate e piegate dentro la minestra. Una volta fece naufragio contro un pezzo d’osso sommerso»
Il calore con cui l’autrice dipinge le descrizioni dei luoghi ricorda i disegni dettagliati che profumano di nocciola di Bosco di rovo e di Beatrix Potter. Vi è una cura appassionata nel pensare al funzionamento e alla coerenza del piccolo mondo degli Sgraffignoli che testimonia la cifra letteraria dell’autrice: non c’è nulla di abbozzato, nessun dettaglio su cui furbamente si sorvola… Mary Norton accompagna i suoi lettori dentro un mondo così persuasivamente funzionante che non può che essere vero!
«Guardò le candele si sego infilate su candelieri fatti con puntine da disegno; la vecchia teiera brunita e cotta dal tempo, fatta con una galla di quercia a cui era stato messo un beccuccio di penna d’oca ed un manico di fil di ferro; le due castagne arrostite e tagliate a fette, che erano i loro toast da mangiare con il burro, la castagna lessa fredda, da affettare come pane; il vassoio di uva secca bella calda, gonfiata davanti al fuoco, le briciole di pane di cannella, dorate, croccanti e spolverate di zucchero. […] Arietta attirò a sè un rocchetto, ci si sedette lentamente sopra e rimase lì ad osservare sua madre che tirava fuori il beccuccio della teiera… La Parte più grossa della penna d’oca si trovava all’interno della teiera, e allora, per incastrarla per bene nel suo foro e impedire al tè di versarsi, bisognava tirarla delicatamente in fuori. Quando c’era un po’ di umidità, bisognava invece tirarla con forza e farle fare di colpo un mezzo giro».
Il mondo di Mary Norton si trova al limitare tra la magia e la realtà, tra la quotidianità e la straordinarietà, ancora una volta i bambini si trovano a metà strada tra i due mondi, forse per la loro piccolezza fisica, o forse perché ancora posseggono la categoria mentale del possibile. La scelta di una cornice narrativa esterna (la vicenda degli Sgraffignoli è raccontata dalla vecchia signora May a Kate) ribadisce come la storia di ponga sul confine incerto del possibile e dell’impossibile.
Se Arietty vi è piaciuto vi perderete nel mondo di Arietta e come me non vedrete l’ora di recuperare i volumi successivi per scoprire come andrà a finire, perché alla fine Arietta e i suoi genitori dovranno emigrare...
Il testo è adatto dai 9, 10 anni, poiché la lingua è abbastanza complessa.