Parte dal celeberrimo testo rodariano Il cielo è di tutti il nuovo libro di Marianna Balducci, L’ammiraglio si è preso il cielo, e lo fa, collegandosi proprio alla presa d’atto del maestro di Omegna:
Qualcuno che la sa lunga
mi spieghi questo mistero:
il cielo è di tutti gli occhi
di ogni occhio è il cielo intero.
Il cielo è di tutti… ma se qualcuno se ne impossessasse?
Cosa succederebbe se qualcuno rivendicasse per sé la proprietà del cielo?
«L’ammiraglio si è preso il cielo,
anche se il cielo è di tutti.
Lo ha nascosto in questo libro,
ma è un segreto quindi… zitti!»
La provocazione che rimarrebbe un’ipotesi piuttosto difficile da compiere (come si può prendere il cielo!?) e da immaginare, trova inaspettatamente una realissima e significativa realizzazione nella costruzione grafica di questo albo illustrato che gioca con la fisicità delle pagine, rendendo possibile e reale l’idea che qualcuno rubi il cielo.
Se il cielo, infatti, è il cielo stampato su una pagina, sarebbe possibile che qualcuno lo strappasse ed, in effetti, l’ammiraglio fa proprio così: strappa il cielo-pagina e l’azione sembrerebbe proprio quella di aver rubato il cielo a tutti i protagonisti.
L’oggetto libro e la sua struttura diventano funzionali alla riuscita della narrazione, così come era stato per l’originalissimo Di qui non si passa.
La riflessione e il dialogo tra fotografia e illustrazione che caratterizzano i lavori di Marianna Balducci, sempre provocanti, trovano in questa narrazione un importante e significativo esempio, perché diventano funzionali alla narrazione in un modo profondo e perfetto: la manipolazione visuale dell’oggetto, della carta, della fotografia e della stampa dialogano attivamente con il disegno dell’illustratrice,
«Con le nuvole è stato facile,
tutte bianche come la carta.
Le ha schiacciate tra le pagine:
prima, seconda, terza, quarta»
Un po’ più difficile è nascondere i fulmini, per i quali l’ammiraglio deve utilizzare delle cuciture molto resistenti che coprano il blu del cielo temporalesco e le scariche elettriche.
Il cielo viene dunque strappato, tirato, schiacciato, appallottolato e, molto rodariamente, dobbiamo aspettare l’arrivo di un bambino che, candido e deciso a non accettare questa ingiustizia, trova quell’irregolarità, quel piccolo appiglio che ribalterà la situazione, riportando il cielo sopra la testa di tutti, lì dove deve stare.
Il testo in rima, molto semplice, si rifà a Rodari, anche nel tema esplicito (quanto mai attuale) e nella critica diretta e schietta: contro la prepotenza di alcuni è il candore tenace di chi non vuole sottomettersi all’ingiustizia (spesso incarnato da un bambino) che può fare la differenza.