Venerdì sera il mio calendario dei corsi di formazione prevede uno dei corsi più particolari, un corso a cui tengo molto e a cui ho sempre trovato difficile dare un nome: Libri all’aria aperta, rappresenta lo spazio che mi sono ritagliata tra i miei studi, per far emergere il rapporto che c’è tra lo sguardo scientifico-naturalistico sul mondo e la letteratura e la poesia.

Perfettamente in tempo per diventare uno dei protagonisti del mio viaggio libresco, mi è capitato tra le mani un libro che sintetizza in modo perfetto l’intreccio quasi inestricabile tra letteratura e mondo naturale: Lo spazio tra i fili d’erba di María José Ferrada e Andrés López.

Questo piccolo libro, agile e coloratissimo, è a firma, non a caso, di una poetessa e ci accompagna in un’osservazione del mondo naturale, cogliendone tutta la poeticità e la letterarietà e trasformandolo in proposte ed esercizi di meraviglia.

Il fascino della vita naturale converge nella poesia, o meglio - come il sottotitolo esplicita Consigli per incontrare una poesia - ci fa intravedere la bellezza del mondo a cui la poesia può dar voce.

Quello a cui ci si appresta, con la lettura di questo libro, è un viaggio tra immagini ed esortazioni che la poetessa fa all’ideale lettore, invitandolo a una serie di esercizi per guardare in modo incantato e non scontato le solite cose.

«Guarda un’arancia. Guardala sette volte. Guardala con il naso. Guardala con le mani»

A differenza di alcuni libri attività che invogliano a scrivere, partecipare e a contribuire alla composizione del libro - penso in particolare ai libri di Keri Smith -  questo è invece proprio un libro illustrato che non vuole essere violato, ma che vuole essere letto, quasi meditato giorno per giorno.

Sono 30 gli inviti alla poesia e all’osservazione: ci si potrà soffermare una pagina alla volta per tutto un mese… e poi ricominciare.

«Osserva i lampioni. Traducili nella lingua delle prime luci del mattino. Traducili nella lingua delle lucciole. Traducili nella lingua di una stella di due milioni di anni fa»

Alcune esortazioni hanno dell’assurdo - più volte mi sono ritrovata a reagire con un “Ma come si fa?” “Ma cosa intende?” -, eppure ognuna di queste ci fa riflettere su un aspetto del mondo naturale, intrecciandolo con la sensibilità e l’occhio letterario che fa degli uomini le uniche creature sulla Terra capaci di raccontare delle storie, bisognosi di raccontare delle storie.

La grande scoperta è che, educando l’occhio ad un’osservazione più rigorosa, l’immaginazione nasce quasi spontanea e così le storie.

«Metti una parola in un vaso. Guardala crescere»

«Osserva la poesia dell’inverno. Appare nelle notti di tormenta tra il lampo e i tuoni. Traducila»

«Lettura consigliata: biografia di una montagna»

«Disegna l’orbita della luna su un foglio trasparente. Metti il foglio sul vetro della finestra e mescola le tue osservazioni con il paesaggio»

Le illustrazioni di Andrés López, illustratore messicano vincitore l’anno scorso della mostra degli illustratori alla Bologna Children’s Book Fair, offrono degli spunti cromatici e sensoriale, affinché il lettore possa immergersi in quello che è stato proposto dal testo, senza mai soverchiarlo o interpretarlo univocamente.

Emerge dalla lettura di questo piccolo libro una profonda meraviglia per le trame delle foglie, ma anche per la bellezza improvvisa degli ombrelli e per il fascino dei fari dell’auto in una notte tempestosa.

Più di tanti tanti libri “ispirazionali” mi sembra che questo, come i geniali libri di Ruth Krauss, regalino qualcosa di più duraturo e significativo: uno sguardo nuovo sul mondo.

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