Non smetto mai di scriverlo, ma la modernità dei libri di Margaret Wise Brown credo che sia uno degli aspetti che più colpisce nella sua bibliografia; soprannominata “genius” - con cognizione di causa- l’autrice americana scrisse il suo primo libro illustrato sui rumori e sui versi degli animali.
In una società e in una cultura (siamo negli anni ’50) in cui la preoccupazione era educare, plasmare e indirizzare i bambini, un libro per fare i versi doveva apparire come un stupidata senza uguali (ricordate come furono bollati i suoi libri?!). In questo sta sicuramente l’evidenza che Margaret, a differenza dei suoi contemporanei, guardava i bambini, li conosceva o comunque aveva voglia di conoscerli, scriveva per loro e aveva un’idea di letteratura molto interessante: i libri dovevano poter parlare e affascinare i loro lettori.
Come se non bastasse, però, il suo libro sui rumori ha un impianto che ancora oggi risulta meglio riuscito della maggior parte -dei libri dedicati a questo tema (che oggi sono ben più numerosi!). I rumori dell’estate, primo di una quadrilogia che segue le stagioni, inserisce infatti i rumori in una cornice narrativa coerente che contestualizza e invita all’ascolto e alla riflessione sul suono, ma soprattutto racconta una storia.
Mi spiego meglio.
Spesso i libri sulle onomatopee e sui versi, raccolgono in una galleria sequenziale immagini legate tra di loro dall’unica ragione di produrre o far produrre un suono: pistola / pecora / tamburo / cane…. Il bambino si allena, nel vero senso della parola, ad associare un suono ad una immagine, sono i primi libri di lettura, ma appunto sono libri che non custodiscono storie e soprattutto non educano all’ascolto.
Non così succede nel libro della Brown:
«Il piccolo Muffin era assonnato. Così si addormentò sul sedile posteriore dell’automobile. Mentre dormiva, i suoi occhi erano chiusi. Ma sentì che la macchina stava andando fuori città, verso la campagna Fiiiiiiiiiii oltre i fischietti dei poliziotti. Whoooommmm attraverso le gallerie. Ciuf ciuf ciuf di fianco ai treni. Zuuum sopra i ponti»
I rumori dell’estate sono dunque solo una parte del racconto, sono dettagli di un’avventura estiva, quella del cagnolino Muffin che, caricato in auto, una bella mattina parte per le vacanze. Che rumori percepisce dal suo sedile? Dal finestrino cosa vede?
Il testo è tutt’altro che didascalico, anzi piuttosto interlocutorio e movimentato e coinvolge i piccoli lettori, esortando all’ascolto e alla riproduzione dei rumori anche senza nessun suggerimento preimpostato:
«Muffin sentiva gli uccelli. Com’è che facevano? Poi improvvisamente Muffin sentì Cloppete cloppete cloppete cloppete cloppete Wow! Che cos’era quello? Muffin si mise su due zampe per vedere! Lo vide. Wow! Cos’era?»
La distribuzione del testo nelle pagine amplifica questo senso di meraviglia e di stupore che i cani (e i bambini) incarnano alla perfezione: le domande chiudono una pagina e la risposta appare in quella successiva.
Muffin arriva in campagna e non vi dico quante presenze, oggetti, azioni, piccoli eventi percepisca grazie all’ascolto e all’esplorazione dei dintorni: dalle mucche ai trattori e poi rane, insetti, galli, gatti, pecore, asini , pettirossi, uova… ma anche pompieri, bande di paese, temporali…
«E poi tutti i fiori di campo sbocciarono. I biancospini fiorirono i denti di leone fiorirono le violette fiorirono e così i gerani. Ma Muffin poteva sentirli?»
La ricchezza lessicale che un testo del genere regala è rara: neanche in questo caso Margaret si piega alla semplificazione che spesso si associa al linguaggio infantile.
L’impressione finale è quella di aver letto una bella storia di vacanze e di scoperte, una trama semplice (che anche i più piccoli, dai 2 anni, riescono a seguire con semplicità e notevole interesse), ricca di stupore felice.
Le immagini di Leonard Weisgard sono splendide, colorate e riconoscibili. Oggi probabilmente diremo con una stile “vintage”, ma con una vividezza che ancor oggi è abbagliante: i volumi si accostano piatti e geometrici, con una consapevolezza descrittiva finissima. L’impaginazione e la composizione di testo e immagini è euforica e sopra le righe, specchio di una energia positiva e travolgente.
Uno di quei libri che ti spinge fuori dalle pagine, per ascoltare: ma le foglie secche fanno rumore? E il tappeto che calpesto? E i tuoi piedini sul parquet?
Attendiamo trepidanti tutti gli altri rumori!
P.S. Sulla nascita di I rumori dell’estate è godibilissimo il dialogo di Carla Ghisalberti