Settimana prossima mi toccherà andare ad Expo: siamo agli sgoccioli ed io, pur non anelando particolarmente a visitarlo, andrò.
Uno degli effetti-expo è la recente moltiplicazione di libri, opuscoli e giochi riguardanti il cibo: se prima di Expo i libri sul cibo riguardavano principalmente il problema diffuso del rifiuto di alcuni bambini di nutrirsi di cibi nuovi, verdure o altro, dopo Expo le pubblicazioni hanno cercato di mettere al centro il cibo come protagonista di una storia, la storia dell’umanità (se siete di passaggio da Milano la mostra Il mito del paese di Cuccagna al Castello sforzesco è davvero curiosa e interessante).
Tra la marea di pubblicazioni, di vario genere e qualità, vorrei segnalarvi due testi: uno per bambini piccoli (2 anni) e uno per ragazzini assetati di nozioni e curiosità (9-10 anni, almeno).
Il primo è Chi l’ha mangiato di Federica Buglioni ed Emanuela Bussolati. Il libro è organizzato secondo una sequenza fissa e ricorrente, come piace ai bambini più piccoli: «questa è un’aringa» [presentazione] - «Oh! Chi l’ha mangiata? una cavalletta? un granchio?…» [domanda] - «Sa volare e sa nuotare il Pulcinella coraggioso, / con il becco colorato e le ali da pinguino. Mangia pesci a volontà e si tuffa a testa in giù / tra le onde e le tempeste dell’immenso mare blu» [filastrocca o breve testo risolutivo] - «Anche a me piacciono le aringhe. Ne compro tre!» [legame con la nutrizione].
L’idea è molto semplice ma declinata in modo molto intelligente e capace di coinvolgere e divertire il pubblico di piccoli ascoltatori. Prima il bambino può visualizzare il cibo, che spicca da solo su sfondo tendenzialmente bianco: l’assenza di linee, i colori vivi e i contorni marcati richiamano i volumi piatti di Iela Mari.
Nella pagine successive il bambino è coinvolto in un gioco: le fustellature nascondono, ma allo stesso tempo, intelligentemente, lasciano intravvedere tramite fori “tattici”. Le piccole dita possono scorrere sulle superfici e coinvolgersi tattilmente nell’indagine, poiché sono le dita a guidare l’occhio. I soggetti inconsueti (pulcinella di mare, cinghiale...) stuzzicano la fantasia. In alto le opzioni di risposta forniscono un ulteriore spunto di riflessione che per i bambini può essere guida per il riconoscimento dell’uguale e per i più grandicelli può essere spunto per una riflessione (le cavallette mangiano le aringhe?). Infine il coinvolgimento: con le mele si può fare la torta, l’insalata si sgranocchia con i compagni all’asilo…
L'illustrazione narrativa nella pagine con le alette riprende lo stile della presentazione (volumi tagliati a vivo, sfondi bianchi, pochi particolari “altri”): il bambino è chiamato a guardare come uno spettatore. Nella tavola finale invece le figure umane sono più intime, più presenti a loro stesse, coinvolgenti: spesso c’è un adulto che offre il cibo ai piccoli evidenziando il nesso implicito dell’offerta di nutrimento, appaiono i contorni e i bambini riescono a soffermarsi sulle scene familiari e questo offre loro l’occasione di parlare di sé.
Gli angoli smussati e le pagina cartonate completano un libro che certamente proporrò a bambini piccini (Saverio mi ha fatto notare alcune cose interessanti): curato e ben fatto.
Il secondo libro, Yum!, invece richiama esplicitamente Expo 2015 fin dalla copertina: L'imperatore Rodolfo II in veste di Vertumno di Arcimboldo.
L’organizzazione interna segue la distinzione dei cinque sensi e per ognuno le penna arguta di Giancarlo Ascari raccoglie e racconta un serie di aneddoti e curiosità scientifiche e storiche che soddisferanno chiunque desideri scoprire qualcosa di inedito sul cibo. Costantemente ogni doppia pagina racconta un episodio o una storia (poche le eccezioni con doppio racconto): una sorta di Edípeo enciclopedico (anche voi le leggete sulla Settimana enigmistica?) svolto in un libro. Sapete che la carota non contiene grassi e che in origine erano solo gialle e viola? «Le carote diventano arancioni nel Seicento in Olanda, grazie ad una mutazione genetica creata per rendere omaggio alla dinastia regnante, gli Orange». Scopriamo che i guerrieri mongoli hanno inventato la tartare quando «mettevano a macerare sotto la sella dei pezzi di carne che venivano tritati e cotti dal movimento del galoppo», scopriamo che in alcuni luoghi si sta zitti mentre si mangia, che i fiori hanno sapori strani, che oltre ai quattro sapori ne è stato identificato un quinto (l’umami) e che la pasta al pomodoro tanto italiana non è. A parte alcune eccezioni (il capitoletto «Mi piace, non mi piace» l’ho trovato, ad esempio, incomprensibile!) il testo scorre facilmente e la sete di conoscenze verrà di volta in volta, placata o destata (mi immagino il testo come una piattaforma per scoperte e ricerche personali o magari in compagnia a scuola!). Pia Valentinis segue il ritmo sincopato e la struttura del testo che può naturalmente essere fruito a spot, senza continuità e con salti continui da un senso all’altro: le immagini sono indipendenti, fatte e finite in ogni quadro. La capacità dell’illustratrice sta proprio nel regalare varietà alle tavole che come cartelloni pubblicitari si occupano di descrivere, sottolineare e favorire la comprensione del singolo testo. Tavole piene, vuote, sfondi bianchi, a pois, colorati… La rilegatura bodoniana e le copertine in cartone vegetale color cuoio, con stampa in rosso e nero, completano il volume regalandogli un aplombe molto ricercato, che sicuramente lo rende attraente anche per un lettore adulto.
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Grazie! Piacerà di sicuro, ne sono certa, ma ti dirò volentieri.
Grazie della bella recensione Maria! Mi farà piacere conoscere le tue esperienze.