Forse il nome non vi sarà noto, ma Makiko Futaki fu una delle collaboratrici più strette di Hayao Miyazaki. Le sue animazioni riempiono i film più noti dello Studio Ghibli dal grande albero di canfora di Totoro fino a Marnie. E sembra proprio che l’idea della storia Il grande albero al centro del mondo le venne, mentre era in viaggio sull’isola Yakushima alla ricerca di suggestioni per Totoro, ormai 30 anni fa!.
Arriva dunque con grande ritardo in Italia una storia incantevole che incarna molti dei valori e della bellezza naturale che io ho imparato ad amare anche grazie ai lavori dello Studio Ghibli.
A metà tra una graphic novel e un romanzo illustrato, Il grande albero al centro del mondo ci catapulta in una fiaba senza tempo, in un tempo lontano primitivo - o drammaticamente post moderno - in una piccola casa spartana arroccata tra le radici di un albero millenario.
«Forse l’albero aveva messo la sua prima foglia centinaia o probabilmente migliaia di altre di anni nel passato, ma nessun sapeva quando»
L’albero è un vero e proprio mistero imponente che svetta sulla valle rigogliosa e deserta in cui Sisi e la sua vecchia nonna vivono. La vita è dura, silenziosa e bastevole a se stessa, sostenuta dalle poche cose che fanno compagnia alle due donne, nella casa di sassi, ma contemporaneamente circondata da una bellezza e da un’armonia con la natura che sa soccorrere e chiamare:
«Sisi non si era mai preoccupata che quegli oggetti fossero troppi o troppo pochi. In fondo, erano sempre stati lì, da ben prima che lei nascesse»
«Di tanto in tanto Sisi alzava lo sguardo sul grande albero e rimaneva incanta a osservarne i rami e le fronde velati dalle nubi: lassù in alto nuvole e foglie si mescolavano le une alle altre, come giocando a rimpiattino. Poi, un giorno, cominciò a maturare in lei il desiderio di scalare l’albero»
È la visione fugace di un grandissimo uccello dorato a indurla, infine, a scalare l’albero per scoprirne misteri e bellezze nascoste.
La nonna, come in realtà ogni nonno, non è certo restia a lasciarla andare, ma prudente, questo sì:
«quando sentirai di aver visto abbastanza, non strafare e ridiscendi subito. Non cercare di procedere oltre a tutti i costi».
Il viaggio è un percorso di scoperte: sentieri celati che percorrono il tronco, rane parlanti, incisioni rupestri lasciate lungo il passaggio da viaggiatori di cui si è persa la memoria, muschi viventi dai poteri curativi… l’uccello dorato che abita sulla sommità delle fronde non può che essere il signore di questa meraviglia. Sisi attraversa e si inebria di scorci e luoghi mozzafiato e di avvistamenti di fauna e flora che condividono il mondo naturale e quello magico, eppure passo dopo passo in Sisi si fa largo la coscienza di un filo di malessere e di male che serpeggia tra i rami e le foglie. Il cacciatore che proviene da un luogo sconosciuto che all’inizio sembra un nemico ne è quasi il simbolo. La scalata procede fino a quando è l’uccello dorato stesso a rapire Sisi e, in quel momento, ciò che agli occhi di tutti si preannunciava come il re saggio dell’albero si rivlea più come un demone avvelenatore: è lui che sta ammalando l’albero e sta per mangiarsi Sisi. Tutto sembra perduto, ma il ragazzo cacciatore mostrerà a Sisi, le risorse dell’amicizia e della fiducia reciproca. Inizia con una freccia scoccata all’improvviso, una storia d’amore intensa, pura e bellissima. I due ragazzi cercheranno di guarire l’albero, attraverso una sfida che li porterà alle radici sotterranee dell’albero stesso. Un’avventura che saprà reggere l’urto della paura e del buio solo grazie all’amore vicendevole di questi due ragazzi.
Il tema della natura come creatura vivente si declina, come lo è stato già ne La principessa Mononoke, in uno spazio di cui l’essere umano è abitante più o meno coscienzioso. In questo caso siamo di fronte ad un uomo giusto e ad una donna ardimentosa che sapranno farsi forza insieme, per il bene.
Il ruolo centrale delle donne, la loro laboriosità, la loro empatia e la capacità di compassione, unità al coraggio mai violento dei personaggi maschili si ritrovano in questa storia così come abbiamo imparato ad apprezzarla nella filosofia delle storie Ghibli. Gli sfondi e i panorami impervi e selvaggi, accoglienti e magici, gli animali realistici e immaginari riecheggiano personaggi che abbiamo già intravisto come Teto di Nausicaa della valle del vento.
Una storia di esplorazione, compassione, amore e rinascita: per rinascere bisogna avere il coraggio di piantare un seme sottoterra, nel buio che tanto ricorda la morte e per vincere la paura bisogna essere in due.
Dai 9 anni.