Questo mese di ottobre che ho deciso di dedicare alle donne è stato, ed è, l’occasione giusta approfondire con voi la conoscenza di una figura unica e particolare nel panorama della letteratura per l’infanzia.
È stata soprannominata “genius”, ma il suo nome era Margaret Wise Brown.
«Non era importante che fosse qualcuno a scrivere quelle storie. Erano vere! Tutta questa enfasi che si mette oggi su chi scrive che cosa mi sembra una sciocchezza quando c’entrano i bambini» Margaret Wise Brown
Margaret doveva apparire agli occhi dei più come un’eccentrica, una persona diretta, forse difficile; poteva probabilmente apparire spiacevole a volte, indubbiamente ti travolgeva come un treno in corsa, però sapeva essere se stessa, integralmente e sapeva guardare e ascoltare gli altri con serietà, senza compromessi, adulto o bambino che fossi.
Ciò che colpisce dei suoi libri – soprattutto pensando al contesto storico e letterario in cui nacquero (anni ’40) – è la capacità di parlare ai bambini, senza preoccupazione didattica o edificante. Il suo primo libro, When the Wind Blew, fu pubblicato nel 1937, da allora più di 100 libri uscirono dalla sua penna, una bibliografia che mostra in modo determinante come concepisse la letteratura per bambini: una storia di storie centrate sulla realtà del bambino e sui suoi interessi (scorrete i suoi titoli e troverete storie su tutti gli argomenti cult tra i bambini: pompieri, animali, rumori, fattoria, bambole, pescatori, conigli…).
Margaret si rivolge direttamente ai bambini con storie da bambini, tralasciando completamente gli sguardi giudicanti degli adulti.
Per presentarvela più compiutamente intreccerò le mie parole alla geniale biografia illustrata che ha scritto su di lei Mac Barnett insieme a Sarah Jacoby: La cosa importante di Margaret Wise Brown.
Dico geniale, perché Mac Barnett oltre a mettere su carta la propria ironia schietta e diretta, mostra di conoscere approfonditamente e amare i libri dell’autrice americana, strutturando un testo che fa eco e riprende moduli narrativi dei libri più famosi della Brown. Mac Barnett racconta di Margaret Wise Brown, attraverso una storia che potrebbe essere stata scritta da lei, concepita da lei con la stessa maniacale perfezione (le pagine di questa biografia sono 42, come gli anni che visse Margaret!) e con gli stessi andamenti ripetuti, le domande che interrompono la narrazione e si rivolgono al lettore…
Più che una biografia, siamo di fronte un incontro “esperienziale” con Margaret e i suoi libri.
«Ha avuto un cane?
Ne ha avuti parecchi.
Come si chiama il suo cane preferito?
Si chiamava Crispin’s Crispian
Era un bravo cane?
Secondo lei sì, però ha morso un sacco di gente
Sono cose importanti?
Perché lo vuoi sapere?
Qual è la cosa importante di Margaret Wise Brown?»
«È importante che dentro i libri per bambini ci siano le cose che pensano i bambini, e le cose che fanno i bambini, anche quando sono cose strane, non lo pensi anche tu?»
La storia avanza tra dialoghi, racconti di piccoli episodi della vita dell’autrice, commenti e domande al lettore, dirette. Il tono è perentorio, per nulla accomodante.
Scopriamo che da piccola, quando morì il suo coniglio, Margaret se ne fece una bella pelliccia e che uno dei suoi primi libri aveva una bella copertina di pelo, vero!
La prima volta che venne pagata per un libro che aveva scritto, spese tutti soldi per comprare l’intero contenuto del carretto del fioraio e fece una festa per tutti i suoi amici.
Scopriamo che all’inizio le sue storie non piacevano a tutti, soprattutto non piacevano ai protagonisti della cultura del tempo. Venne rifiutata, bollata come non idonea, non invitata ai party più blasonati del suo tempo.
«Perché i libri belli sono sempre almeno un pochino strani, e ci sono persone a cui non piacciono le cose strane dentro i loro mondi»
Eppure anche in questa biografia per bambini percepiamo come Margaret non si sentisse definita da questi rifiuti, aveva una vita da vivere, una giro del mondo da fare, un cane con cui correre, anche se la sua vita finì di colpo, come non ci si aspetta in un libro per bambini.
«Margaret Wise Brown scriveva dei libri così e li scriveva per i bambini perché secondo lei i bambini si meritano libri importanti».
Sarah Jacoby ci racconta questa storia con colori tenui e acquarelli delicati. Immagina una cornice esterna dove una coniglia bibliotecaria racconti questa storia umana ad un gruppo di coniglietti. Le pagine alternano gli amati conigli di Margaret a lei stessa, sempre in modo, sempre di corsa, entusiasta, impetuosa. Le citazioni ai libri originali, ma anche ai protagonisti della storia sono molteplici (qui c’è un sito intero ideato dagli autori che ve li racconta!) e testimoniano il lavoro di studio e approfondimento pazzesco che c’è dietro questo libro.
Unica pecca che cede al retorico – a mio avviso dimenticando quanto Margaret rifuggisse i modi paludati e scontati della scrittura – è il finale. «La cosa importante di Margaret Wise Brown è che ha scritto dei libri».
Se penso al finale de La cosa più importante io credo che la cosa importante di Margaret Wise Brown fosse che era lei, perché, se anche non avesse scritto dei libri, lei sarebbe stata lei.
Un’autrice da scoprire – la lettura di una biografia sarà necessariamente più intrigante dopo i 6 anni – perché fu lei, lei fino in fondo.
Vi lascio con qualche curiosità, curiosità che con Margaret non mancano:
1) Negli anni ’40 si trasferì in un piccolo cottage vicino a una fattoria del 1810, al 1335 di York Avenue a New York. Priva di isolamento termico ed elettricità, l’eccentrica casa in legno a due piani e quattro stanze condivideva un cortile acciottolato con l’edificio anteriore ed era affettuosamente conosciuta come Cobble Court. Una casetta di legno tra gli svettanti grattacieli cittadini di Manhattan! La maggior parte degli oltre 100 libri di Brown sono stati scritti durante i dieci anni che visse a Cobble Court.
2) Dispregiativamente era soprannominata “la laureata della scuola materna” (“the laureate of the nursery”).
3) Con una mossa tipicamente impetuosa delle sue, dopo un’operazione chirurgica di routine, la Brown sollevò una gamba per mostrare ai medici quanto si sentisse meglio, sciogliendo un coagulo di sangue che ne causò la morte poche ore dopo, a 42 anni.
4) La sua passione per i cani era sconfinata:
«I like dogs
Big dogs
Little dogs
Fat dogs
Doggy dogs
Old dogs
Puppy dogs
I like dogs
A dog that is barking over the hill
A dog that is dreaming very still
A dog that is running wherever he will
I like dogs»
5) Margaret era una donna dinamica e atletica: una volta vinse il titolo nazionale di donna più veloce nello sport del “beagling”, una disciplina in cui le persone gareggiano insieme con i cani.
Siamo d’accordo! 🙂
È vero! Anche io ho trovato il finale della biografia un po’ deludente. La cosa importante è che ha scritto dei libri…boh. Molto più originale sarebbe stato quello suggerito da te. Resta comunque una bella biografia e un bell’albo illustrato.